VILLA DEI VESCOVI
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Dimissioni Marco Magnifico vicepresidente esecutivo FAI
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«Ignobile scaricare sul defunto Vittorio Olcese -
impossibilitato alla replica - invenzioni e non verità» Il
FAI e Magnifico esibiscano "Quell’immagine che risale al 1963,
l’idea di restauro dell’intervento di Vittorio Olcese", immagine,
progetto e restauro che, se rispondessero al vero, risulterebbero dagli
archivi dell'Ente Ville Venete e della Sovraintendenza ai Monumenti
Storici
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24^Ora
smentita News: Scaduti i tempi supplementari concessi Come classificare
l'ultima del FAI-Magnifico? Trippa, Truppa, Fuffa o Cosa?
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Di balle in balle? Balle documentate, straparla l'Olcese nato negli anni 70, che nei 60 non c'era Straparlano il Mattino di Padova e Sandon
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Villa dei Vescovi Mercoledì 28 Luglio 2010
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Venerdì 23 Luglio
24^Ora per smentita FAI e Magnifico? Scaduti anche gli ulteriori tempi
supplementari concessi Chi
siede nel CdA e CdG FAI? Quali
prerogative, quali attività, quali precedenti?
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Villa dei Vescovi 24^Ora. Giovedì 22 Luglio 2010: Forward -----
Original Message ----- From: Giuliana
D'Olcese To: CdA / CdG FAI Sent:
Wednesday, July 21, 2010 5:50 PM Subject: *La smentita del Magnifico Roma,
mercoledì 21 Luglio 2010 Spettabili membri del Consiglio
di Ammistrazione FAI, Spettabili membri del Consiglio dei Garanti FAI
(Lista in calce) Lunedì 19 Luglio
2010, ore 12:37 AM, è stata inoltrata a tutti voi la richiesta
allegata -pervenuta a tutti- in merito alla doverosa rettifica a mezzo
stampa, con copia del Comunicato stampa inoltrato alla mia persona,
di quanto dichiarato dal FAI a nome del suo abituale portavoce,
Marco Magnifico, vicepresidente esecutivo e supervisore editoriale
Notiziari cartacei trimestrali FAI, già direttore
culturale FAI. La dichiarazione, tra le altre non corrispondenti
alla verità dei fatti, quindi falsa, tendenziosa e
discreditante la dignità, la memoria, la grande cultura di Vittorio
Olcese - ora defunto, quindi impossibilitato alla smentita
di quanto surrettiziamente dichiarato dal FAI - resa e riportata
dai media è la seguente: "Quell’immagine
- (riferita all'immagine de Il parterre di pietre di trachite di
Villa dei Vescovi progetto di Domenico Luciani) - risale
al 1963, era l’idea
di restauro dell'intervento di Vittorio Olcese
e non rispecchiava l’assetto cinquecentesco disegnato da Andrea
da Valle, per il semplicissimo motivo che non ci è pervenuto
alcun documento su quell’assetto". In attesa della
smentita abbiamo sospeso la pubblicazione sul sito internet ufficiale
di Villa dei Vescovi della
allegata richiesta di smentita, smentita in assenza della quale, venerdì
23 Luglio 2010, ci vedremo costretti, purtroppo,
a render nota pubblicamente la nostra legittima richiesta di smentita. Dalla
finora mancata smentita appare evidente che il FAI, ed il suo
abituale portavoce Magnifico, non sanno, o per abituale arroganza
già da me personalmente sperimentata, arroganza rilevata
anche da espressioni delle istituzioni locali, non vogliono cogliere,
purtroppo, i pur inequivocabili segnali di eleganza nel procedere
in una battaglia che, a noi, fa solamente onore. Eppure più volte
al giorno registriamo collegamenti del FAI al sito internet Villa dei
Vescovi. Quindi, vertici, dirigenti e responsabili
di settore sono al corrente del nostro più che corretto modo
di procedere. Duole che, finora, sensibilità, intelligenza,
umiltà, correttezza, e inequivocabilità delle prove
rese, si siano viste a senso unico soltanto. Villa
dei Vescovi Giuliana D'Olcese de Cesare
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VILLA DEI VESCOVI
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Dimissioni vicepresidente esecutivo FAI, Marco Magnifico
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( Sottotitoli
dal testo di Paolo Coltro - Il Mattino di Padova
6 Luglio 2010 - pag.3
sezione Nazionale ) Il
punto è che quella campagna svelava, prima del progetto, prima
delle discussioni, prima delle approvazioni, quale sarebbe stata la
trasformazione del brolo. L'immagine pubblicata in questa pagina è
tratta dal sito del Fai. E le sottoscrizioni arrivano: già duecento,
a tutt’oggi. Il Fai ha spiegato
(dopo le critiche) che «quell’immagine
risale al 1963, era l’idea
di restauro dell’intervento
di Vittorio Olcese e non rispecchiava l’assetto
cinquecentesco disegnato da Andrea da Valle, per il semplicissimo motivo
che non ci è pervenuto alcun documento su quell’assetto» http://www.villadeivescovi.net/rettifica_articolo_Coltro.htm#lucidi Convengo
con Paolo Coltro: allora perché pubblicare -
per sette mesi -
sui Notiziari e sul sito internet le immagini seguenti?
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Roma, Lunedì 19 Luglio 2010 12:37 AM Spettabili
membri del Consiglio di Ammistrazione FAI Spettabili membri del Consiglio
dei Garanti FAI Come cittadina italiana e in qualità di Socio
Sostenitore FAI, nonchè di adottante del Salone di ricevimento
di Villa dei Vescovi, richiedo le dimissioni immediate e irrevocabili
del vicepresidente esecutivo e portavoce FAI, Marco Magnifico,
supervisore responsabile edizioni Notiziari cartacei trimestrali FAI,
già direttore esecutivo culturale FAI. 1) Prego gli Spettabili
membri CdA e CdG FAI di smentire pubblicamente a mezzo stampa (con
copia comunicato stampa inviato alla mia conoscenza) la seguente
dichiarazione resa per conto del FAI Fondo Ambiente Italiano e pubblicata
lo scorso 6 Luglio su il Mattino di Padova nell'articolo di Paolo Coltro,
pag.3 sezione Nazionale. Dichiarazione non corrispondente alla verità
dei fatti, quindi falsa, tendenziosa e discreditante la
dignità, la memoria, la grande cultura di Vittorio Olcese: "Quell’immagine
- (riferita all'immagine de Il parterre di pietre di trachite di
Villa dei Vescovi progetto di Domenico Luciani) - risale
al 1963, era l’idea
di restauro dell'intervento di Vittorio Olcese
e non rispecchiava l’assetto cinquecentesco disegnato da Andrea
da Valle, per il semplicissimo motivo che non ci è pervenuto
alcun documento su quell’assetto". 2) Le ragioni
della richiesta di dimissioni immediate e irrevocabili di Marco
Magnifico vicepresidente esecutivo e portavoce FAI,
supervisore responsabile edizioni Notiziari
cartacei trimestrali FAI, già direttore esecutivo culturale
FAI:
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«Ignobile
scaricare sul defunto Olcese - impossibilitato alla replica - invenzioni
e non verità» è
il commento che si sente nel Veneto e una quantità di cittadini
scrivono
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Il 15 Luglio 2010 su il Mattino di Padova, pag.20: Il
FAI ci ripensa: "Trachite a Villa Vescovi?
Un errore"
Analizziamo i fatti susseguitisi nell'arco
di ben sette mesi, dal Dicembre 2009 fino ai giorni attuali. Marco
Magnifico, supervisore editoriale responsabile Notiziari
trimestrali cartacei FAI - le cui esternazioni e "performances"
riguardo Villa dei Vescovi non si può
dire siano viste con occhio particolarmente benevolo dal mondo accademico
Veneto - martedì 13 luglio 2010, ascoltato dalla Commissione
Cultura della Provincia di Padova, dichiarava: "Un errore la
pubblicazione sui bollettini del FAI", come si legge sul
comunicato stampa (allegato) diramato mercoledì 14 Luglio dal
Presidente Domenico Menorello. Dunque il FAI e Marco
Magnifico suo portavoce, considerano "un
semplice errore" l'aver dichiarato alla stampa (vedi
Paolo Coltro su il Mattino di Padova del 6 Luglio) Il parterre
di pietre di trachite di Villa dei Vescovi progetto di Domenico Luciani
"è il progetto di restauro del 1963 voluto
da Vittorio Olcese".?! "Quell’immagine
- dichiarava infatti il portavoce del FAI scaraventando la
responsabilità del progetto FAI-Luciani
su un defunto che, in quanto tale, non ha facoltà di replica
- risale al 1963, era l’idea
di restauro dell'intervento di Vittorio Olcese
e non rispecchiava l’assetto cinquecentesco disegnato da Andrea
da Valle, per il semplicissimo motivo che non ci è pervenuto
alcun documento su quell’assetto". E la pianta
del XVII secolo custodita ed accessibile a tutti presso gli archivi della
Curia di Padova cosa "rispecchia", nei minimi particolari,
se non il brolo rinascimentale di Andrea da Valle?! Il
FAI e Magnifico esibiscano "Quell’immagine che
risale al 1963, l’idea di restauro
dell’intervento di Vittorio Olcese",
immagine, progetto e restauro che, se rispondessero
al vero, risulterebbero dagli archivi dell'Ente
Ville Venete e della Sovraintendenza ai Monumenti Storici. Quindi
"Un semplice errore"
la reiterata pubblicazione de "Il parterre
di pietre di trachite di Villa dei Vescovi, progetto dell'architetto
Domenico Luciani"? "Un semplice errore"
ripetuto lungo l'arco di sette mesi su ben due Notiziari trimestrali
cartacei editi dal FAI? "Un errore"
iniziato sul Notiziario Dicembre 2009 -
Gennaio - Febbraio 2010, e "un
semplice errore" reiterato sul Notiziario Marzo
- Aprile -
Maggio 2010? "Un semplice errore" anche quello
sul sito internet del FAI ove dallo scorso Dicembre ancora oggi si legge Adotta
una Pietra di Villa dei Vescovi ? "Un
semplice errore" anche l'aver piazzato
a 200 soci, a 200 euro ciascuna, 200 pietre di
trachite su un progetto offerto pubblicamente ma "progetto
che oggi ancora non c'è", come
ha dichiarato Magnifico vicepresidente esecutivo e supervisore
editoriale dei Notiziari trimestrali cartacei del FAI? Dunque
"Non esiste ancora un progetto",
come dichiarato dal portavoce Marco Magnifico, da Domenico
Luciani, da Giulio Muratori responsabile FAI Padova. Allora,
se ancora oggi, Luglio 2010, "Non esiste ancora un progetto",
è "un semplice errore"
l'aver allegato ai Notiziari 2009-2010 il bollettino
di Conto corrente postale intestato al numero di conto
del FAI con cui accreditare 200 euro per l'adozione di
una pietra del "parterre progetto di Domenico Luciani"? "Un
semplice errore" allegare al Notiziario Marzo
- Aprile -
Maggio 2010 la lettera a firma Luisa Bruzzolo, responsabile
dell'"Ufficio Raccolta Fondi Privati" FAI
- Fondo Ambiente Italiano, con l'offerta di adozione di una pietra
e relativa indicazione all'accredito di 200 euro? Ancora "Un
semplice errore" la cartolina recto-verso
del Maggio 2010 inviata ai soci con sul recto l'immagine
de "Il parterre di pietre di trachite di Villa dei Vescovi",
sul verso gli estremi di pagamento postale di 200
euro per l'acquisto di una pietra di un "progetto
che oggi ancora non c'è", come
dichiara Magnifico il 13 Luglio alla Commissione Cultura
della Provincia di Padova? E, infine, una semplice
dimenticanza l'assenza totale sul Notiziario Giugno
- Luglio - Agosto
di una qualsivoglia spiegazione in merito, non solo, ma l'omissione
delle scuse dovute ai soci per l'"errore"
commesso durante ben sette mesi? Come configurare, quindi, l'aver
piazzato a 200 soci 200 pietre a 200 euro ciascuna
propagandando per sette mesi una quindicina di immagini
accompagnate da altrettanti testi esplicativi delle funzioni future
e dei costi de "Il parterre di pietre di trachite di
Villa dei Vescovi, progetto dell'architetto Domenico Luciani"? Configurarla
come trippa, truppa, fuffa o cosa? Trippa, fuffa,
o truppa reiterata e aggravata dalla manifesta violazione dell'Articolo
9 della Costituzione? A occhio e croce diremmo proprio di sì.
Infatti, se parlassimo o scrivessimo dei malaffari di un politico o
palazzinaro della nota "cricca", le cui gesta leggiamo
su tutti i giornali, la chiameremmo con il suo nome: Truppa reiterata
e aggravata dalla manifesta volontà della violazione dell'Articolo
9 della Costituzione. Renzo Fontana
di Italia Nostra che ha partecipato alla Commissione,
ha dichiarato che la siepe prevista dal secondo progetto del FAI, progetto
forzato e scaturito dalle vive proteste arrivate da istituzioni
regionali e locali, cittadini veneti, dai media, e mie, la pavimentazione
di almeno 400metri quadrati del brolo attuale, nasconderebbe
la veduta della parte bassa della villa e, portando come esempio
pratico gli spettacoli ruzantinani che si tengono a Padova all’Odeo
Cornaro, ha aggiunto che per fare spettacoli non serve un
terreno “duro”. Quindi, per "le esigenze economico-gestionali
- esposte dal FAI - la pavimentazione "di una superficie
esterna di almeno 400 mq sulla quale realizzare una copertura permanente",
va benissimo, invece, il brolo Rinascimentale di Andrea da
Valle. Aggiungo che un elemento dotato di un infimo grado di
cultura, cultura rudimentale, quale dimostra essere Marco Magnifico
che scrive "persona della Sua elevatura
culturale", non è idoneo ne' ha i requisiti richiesti
per operare in una struttura culturale quale vuole apparire il FAI.
E, inoltre, in contesti pubblici estranei quindi non appropriati,
sconfina dalle precise funzioni assegnategli cogliendo ogni occasione
per infangare con subdole insinuazioni la vita privata di mia figlia
e mia. Villa
dei Vescovi Giuliana D'Olcese de Cesare
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Il primo quotidiano web indipendente di Parma
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PARMA, 25 GIUGNO 2010 - "Salviamo il brolo di Villa dei Vescovi”
è il tema che Lunedi, 28 Giugno, verrà affrontato sulla
spinosa questione del brolo rinascimentale di Andrea da Valle sito in
Villa dei Vescovi nel cuore dei Colli Euganei. Dunque, quello che è
comunemente definito "L'affaire brolo Villa dei Vescovi",
fa il suo ingresso alla Commissione Cultura della Provincia di Padova
che vedrà un acceso dibattito tra istituzioni territoriali, esperti
di giardini, critici d'arte e una folta rappresentanza di cittadini
coalizzati ad impedire la cancellazione dell'antico brolo, del pozzo
tradizionale e dei tre alberi secolari che il FAI Fondo Ambiente Italiano,
secondo il progetto commissionato all'architetto Domenico Luciani dal
FAI, vorrebbe abbattere per far posto ad un non meglio identificabile
"Parterre di pietre di trachite". Parterre che presuppone una colata di cemento sull'intera area
dello storico brolo da sempre articolato in quattro prati divisi
dalla tradizionale crocera in ciotoli di fiume, sul pozzo e sugli alberi
secolari del brolo cinquecentesco contornato da mura sansovinesche interrotte
da tre portali simmetrici ornati da colonne ioniche e stemma del Cardinal
Francesco Pisani. Colui che commissionò Villa dei Vescovi ad
Alvise Cornaro che a sua volta ne affidò l'intero progetto e
realizzazione a Giovanni Maria Falconetto. Realizzazione che
alla morte del Falconetto, avvenuta nel 1535, fu affidata per le parti
esterne ad Andrea da Valle. "L'affaire brolo
Villa dei Vescovi", ha inizio nei primissimi giorni del Gennaio
2010 quando Giuliana D'Olcese de Cesare, già comproprietaria
con l'ex marito Vittorio Olcese e autrice del grande restauro
di Villa dei Vescovi, - restauro che nel 1967 meritò dall'American
National Society of Interiors Decorators Foundation il Primo Premio
nel mondo per il miglior restauro e arredo di un Monumento d'Arte
-, apre il Notiziario FAI - riservato ai soci sostenitori e agli adottanti
di una stanza di Villa dei Vescovi - e vede una cartolina con impressa
la villa priva del brolo. Al suo posto una pavimentazione in pietre. La
D'Olcese non crede ai suoi occhi: scomparsi i quattro prati,
la limonaia, il pozzo, la crociera, i tre alberi secolari. Inoltre,
la cartolina reca l'invito pubblicitario "Adotta una pietra
del parterre di Villa dei Vescovi, con 200 euro le tue iniziali
saranno incise nella pietra per sempre". Giuliana D'Olcese
si appella al Fai ma per tutta risposta vede moltiplicarsi
all'infinito, condotta dal FAI sui suoi numerosi mezzi di informazione
cartacei e on line, una pubblicità martellante per l'adozione
delle pietre, il parterre offerto a giovani coppie che vorranno sposarsi
e offrire ricevimenti in villa. Finchè, a colpi di articoli,
interviste, comunicati, controcomunicati, dibattiti tra siti internet,
fan, gruppi su Facebook e Newsletter inviate al Ministero dei Beni Culturali,
istituzioni territoriali e sovraintendenze venete, stampa, radio e Tv
e migliaia di cittadini, "l'Affaire brolo Villa dei Vescovi"
approda alla Sala Consiliare della Commissione Cultura della Provincia
di Padova. Giuliana D'Olcese 25/06/2010
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PADOVA - Villa Vescovi, il Fai «smentisce» Ora tocca alla Soprintendenza
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corriere del Veneto 29 giu 2010 Padova
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PADOVA - Sta diventando un giallo il progetto di recupero della cinquecentesca
Villa dei Vescovi di Luvigliano. Ieri il Fai, il Fondo per l'ambiente
italiano, infatti, ha smentito clamorosamente l'ipotesi di una ristrutturazione
della villa, che preveda l'eliminazione dell'antico «brolo»
(il giardino) e la contemporanea stesura di un parterre di pietra di
trachite. La comunicazione è arrivata al presidente della
Commissione Cultura della Provincia, Domenico Menorello, che
ieri pomeriggio, nel corso della seduta straordinaria della commissione,
ha letto la nota ai componenti del gruppo e agli altri esperti presenti.
«Da alcune settimane purtroppo circolano voci insistenti del tutto
pretestuose e infondate - ha scritto il vicepresidente esecutivo
del Fai, Marco Magnifico -, sul fatto che il Fondo abbia
scelto un progetto che copre di cemento il brolo della Villa. E' inutile
dire come queste voci non corrispondano al vero; utile invece dire quanto
esse ci siano dispiaciute, soprattutto quelle di scarsa trasparenza. D'altronde
come essere trasparenti nel rendere noto un progetto che per la prima
volta lunedì (ieri,ndr) viene discusso con la Sopraintendenza?». Peccato,
però, che un progetto di recupero della Villa con la soppressione
del brolo fosse stato pubblicato qualche tempo fa su un bollettino ufficiale
del Fai. Non resta che attendere, dunque, il giudizio della Sovraintendenza.
L'unica autorità che può dare il via libera alla ristrutturazione
di Villa Vescovi.
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IL FAI ALLA COMMISSIONE CULTURA DELLA PROVINCIA SU VILLA DEI VESCOVI
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Provincia di Padova Presidenza Commissione Cultura Padova
14 luglio 2010 Comunicato Stampa
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VILLA DEI VESCOVI AVVIATO
DALLA COMMISSIONE CULTURA DELLA PROVINCIA DI PADOVA IL PERCORSO DI
TRASPARENZA SUL RESTAURO E SULLA GESTIONE DI VILLA DEI VESCOVI PROSSIMO
APPUNTAMENTO AL 20 SETTEMBRE 2010
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Martedì 13 luglio 2010, alle ore 18, la Commissione Cultura
della Provincia di Padova ha incontrato, sul tema del restauro
di Villa dei Vescovi, il vicepresidente operativo del FAI, dott.
Marco Magnifico assieme al rappresentante padovano dello stesso
FAI, arch. Giulio Muratori, che hanno illustrato alcuni
presupposti storici che sarebbero alla base del prossimo progetto di
sistemazione dell’esterno della Villa. In estrema sintesi questi
i contenuti emersi dall’audizione: 1) non esiste ancora un
progetto; 2) è stato definito un “errore” la pubblicazione
sul bollettino del FAI del rendering che rappresenta una ampia e centrale
porzione di brolo lastricata e contornata da una alta siepe; 3)
il FAI avrebbe comunque bisogno, per esigenze economico-gestionali,
di una superficie esterna di almeno 400 mq sulla quale realizzare
una copertura permanente; 4) delle tre piante secolari
presenti nel brolo si prevede l’eliminazione del pino e del cedro, le
radici dei quali recherebbero pregiudizio alla struttura muraria, mantenendo,
invece, il tasso; 5) l’apertura della Villa è prevista
per il marzo 2011. La Commissione provinciale ha ribadito che
intende offrire uno spazio di pubblica conoscenza e, dunque,
di trasparenza circa le prospettive di Villa dei Vescovi. Pertanto
ha chiesto al FAI di considerare i contributi che molti commissari
e altri operatori dell’ambito culturale avevano già offerto nel
corso della scorsa seduta della Commissione del 28 giugno ovvero di
altri contributi che pervenissero nel frattempo. La Commissione
ha domandato di essere informata altresì sul progetto di gestione,
anche al fine di promuovere le migliori sinergie con l’Ente
Parco Colli Euganei e le scuole superiori della provincia. Nel
frattempo, si invita chiunque volesse partecipare al dibattito a
far pervenire osservazioni e proposte alla Provincia di Padova e/o
alla segreteria della competente II commissione consiliare. Al
fine di poter, finalmente, conoscere le prime linee progettuali
della sistemazione esterna, nonché delle dinamiche gestionali,
la Commissione, d'intesa con il FAI, si è
infine riconvocata sull’argomento per il 20 settembre 2010 presso
Villa dei Vescovi. Con preghiera di pubblicazione. Domenico
Menorello
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Provincia di Padova Presidenza
Commissione Cultura Padova 25 Giugno 2010 Comunicato
Stampa
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VILLA DEI VESCOVI ALL’ESAME DELLA
COMMISSIONE CULTURA DELLA PROVINCIA DI PADOVA
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Lunedi 28 Giugno alle ore 15 la Commissione Cultura della Provincia
di Padova è stata convocata dal Presidente, Avv. Domenico Menorello,
su richiesta del Presidente dell’omologa commissione comunale, prof.
Giuliano Pisani, con all’ordine del giorno la spinosa questione del
brolo rinascimentale di Andrea da Valle situato in Villa dei Vescovi
a Luvigliano, nel cuore dei Colli Euganei. La Commissione si occuperà
istituzionalmente di un tema che vede in atto un acceso dibattito tra
istituzioni territoriali, esperti di giardini, critici d'arte e una
folta rappresentanza di cittadini desiderosi di chiarezza sulla da qualcuno
ventilata cancellazione da parte del FAI dell'antico brolo, del pozzo
tradizionale e di alberi secolari, per far posto a un non meglio identificabile
"Parterre di pietre di trachite". Parterre che presuppone
una colata di cemento sull'intera area dello storico brolo, da sempre
articolato in quattro prati divisi dalla tradizionale crocera in ciotoli
di fiume, sul pozzo e sulle piante secolari del brolo cinquecentesco
contornato da mura sansovinesche interrotte da tre portali simmetrici
ornati da colonne ioniche e stemma del Cardinal Francesco Pisani, vescovo
di Padova, che commissionò Villa dei Vescovi ad Alvise Cornaro,
che a sua volta ne affidò l'intero progetto e realizzazione a
Giovanni Maria Falconetto. Dopo la morte del grande architetto veronese
nel 1535, le parti esterne furono completate appunto da Andrea da Valle. La
Commissione intende offrire un contributo di trasparenza a un dibattito
che sta registrando migliaia di partecipanti appassionati, acquisendo
informazioni certe sul progetto elaborato dagli architetti su commissione
del FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano), e in particolare sull’immagine
posta nel sito della prestigiosa fondazione, in cui si vede una cartolina
con impressa la villa priva del brolo. Da mesi i mass media si sono
interessati vivacemente alla questione, con articoli, interviste, comunicati,
controcomunicati, siti internet, gruppi su Facebook, Newsletter inviate
al Ministero dei Beni Culturali e a istituzioni territoriali e sovraintendenze
venete, stampa, radio e Tv e migliaia di cittadini. Finalmente "l'Affaire
del brolo di Villa dei Vescovi" approda alla Commissione Cultura
della Provincia di Padova e si può già esprimere soddisfazione
per la disponibilità che il FAI ha già manifestato la
piena disponibilità verso questa proposta di trasparenza, peraltro
smentendo con una comunicazione fatta tempestivamente arrivare in data
odierna alla Commissione provinciale le “voci insistenti del tutto pretestuose
e infondate sul fatto che il FAI abbia scelto un progetto che copre
di cemento il Brolo della Villa”. Con preghiera di pubblicazione Domenico
Menorello
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Straparlano il Mattino di Padova e Sandon
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D'Olcese "Luciani?
Conflitto di competenza"
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Gruppo di merende in un esterno
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E Sandon? Affamato Ciò
che dice si rimangia
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Giuliano Pisani Villa dei Vescovi,
progetto
che non va
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Villa dei Vescovi delirium
Consiglieri
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VILLA DEI VESCOVI
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Di
balle in balle? Sì, passaggi documentati, e la secca
smentita Straparla
Pierpaolo Olcese che non è nato negli anni 60 Nel 1960 Vittorio
Olcese, infatti, era sposato con Giuliana Olcese de Cesare entrambi proprietari
di Villa dei Vescovi, ma Pierpaolo dichiara:
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«Quando l'abbiamo
acquistata era in condizioni di grande degrado. L'abbiamo liberata dalle
sovrastrutture, abbiamo scoperto e restaurato gli affreschi, le abbiamo
ridonato gli antichi splendori. Ora però, anche a causa delle
ingenti spese di manutenzione, abbiamo deciso di cederla al FAI,
anche se non è ancora stato ufficializzato alcun passaggio» Ma
leggi cosa accade nel Dicembre del 1999:
«Curiosi
passaggi di proprietà»
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Villa dei Vescovi a Luvigliano entro l'anno ceduta al Fai
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la tribuna di Treviso — 16 ottobre 2004 pagina 60 sezione: SPETTACOLO
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Se non è certo, ormai è molto probabile: entro il nuovo
anno la Villa dei Vescovi di Luvigliano sarà ceduta al FAI, mantenendo
il nome della famiglia che la acquistò e che si occupò
del suo restauro - gli Olcese. «Fino al 1960 la villa era stata
di proprietà della Curia» spiega l’attuale proprietario,
«e quando l’abbiamo acquistata era in condizioni di grande degrado.
L’abbiamo liberata dalle sovrastrutture, abbiamo scoperto e restaurato
gli affreschi, le abbiamo ridonato gli antichi splendori. Ora però,
anche a causa delle ingenti spese di manutenzione, abbiamo deciso di
cederla al FAI, anche se non è ancora stato ufficializzato alcun
passaggio». Villa dei Vescovi è stata costruita tra
il 1538 e il 1542 da Alvise Cornaro, ma sembra che il progetto fosse
di Gian Maria Falconetto, che morì senza vederla realizzata;
fu commissionata dal Vescovo e rimase alla Curia fino a dopo la seconda
guerra mondiale. Da Villa dei Vescovi è partito ieri
l’educational organizzato dal Centro Internazionale d’Architettura «Andrea
Palladio» e dalla Regione Veneto, che sta mostrando il meglio
delle Ville Venete ad un gruppo di ospiti della stampa nazionale ed
estera. «Abbiamo voluto portare i nostri ospiti anzitutto qui
a Luvigliano» spiega l’architetto Guido Beltramini del CISA «perché
questa villa rappresenta in qualche modo l’origine, la “preistoria”
del palladiano. Realizzava per la prima volta nel Veneto la forma dell’ideale
petrarchesco di vita in campagna: forme simmetriche, pianta quadrata,
un rapporto stretto con la natura e con i colli intorno che “fanno un
molto grande teatro”, come scriveva Plinio». Oggi il gruppo
visiterà Villa Contarini di Piazzola sul Brenta, dove nel pomeriggio
verranno premiati rappresentanti delle istituzioni, uomini di cultura
e proprietari di ville che si sono impegnati concretamente per la salvaguardia
di questi beni culturali. L’obiettivo dell’educational è quello
di far conoscere al mondo il patrimonio di cinquemila ville disseminate
tra Veneto e Friuli, e di annunciare la grande esposizione dedicata
alla «Civiltà della Villa Veneta» che sarà
allestita dal 5 marzo al 3 luglio prossimi a Vicenza. Una mostra molto
particolare, visto che con il solo biglietto d’ingresso e senza nessun
sovrapprezzo i visitatori potranno seguire diversi itinerari per conoscere
le più belle ville della zona. - Eleonora Bujatti
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E alle
dichiarazioni di Pierpaolo Olcese, nato negli anni 70, arriva la secca
smentita: «La villa, in realtà, è stata giudiziosamente
restaurata dalla famiglia Olcese a partire dagli anni Sessanta, con
rispetto ed efficacia».
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Quattro milioni di euro per cambiarne l'uso
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la tribuna di Treviso — 22 aprile 2007 pagina 52 sezione: SPETTACOLO
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I finanziamenti. A detta del Fai, servono quattro milioni
di euro per «risistemare» Villa dei Vescovi perchè
possa essere fruita da parte di un grande pubblico. La villa,
in realtà, è stata giudiziosamente restaurata dalla famiglia
Olcese a partire dagli anni Sessanta, con rispetto ed efficacia.
Era normalmente abitata (e visitabile) fino al momento della donazione,
nel 2005. E’ ovvio che edifici di questa entità e di questa età
comportano una cura costante, a partire dalle strutture per finire con
l’impiantistica: ma tutto dipende dall’uso che se ne vuole fare. Si
può dire tranquillamente che per la semplice visita, percorribilità
e sosta negli ambienti di Villa dei Vescovi non c’è attualmente
bisogno di gran lavori. Diverso il caso se se ne vuole radicalmente
cambiare l’uso e la destinazione. Allora i costi lievitano. Ma davvero
fino a quattro milioni di euro? Su questa cifra il Fai ha già
cominciato a battere cassa e a battere la grancassa. E ha già
ottenuto, oltre all’intervento degli sponsor (Regione Veneto, Provincia
di Padova, Comune di Padova, Camera di Commercio, Fondazione Cassa di
Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Antonveneta, Fondation Segrè,
World Monuments Fund, Istituto Ville Venete, Fiordaliso Centro Commerciale)
tre importanti contributi. Tutti pubblici. S’è dato da fare
Andrea Colasio, deputato padovano della Margherita, responsabile culturale
del partito, consigliere di Rutelli che è ministro dei Beni Culturali.
Ha fatto arrivare un milione di euro da Arcus. Il portavoce del governatore
della Regione Veneto, Franco Miracco, ha agito su due fronti: la Regione,
appunto, che ha promesso trecentomila euro, e l’Istituto Ville Venete,
di cui era commissario pro tempore, il quale dovrebbe stanziare centocinquantamila
euro del suo non pingue bilancio. Alla luce delle perplessità
emerse sul progetto non sono esclusi ripensamenti, e come minimo la
richiesta di garanzie. Dice l’onorevole Colasio: «Vedremo
bene i progetti. In ogni caso siamo pronti a porre precise condizioni
per la concessione dei fondi statali». Una presa di posizione
che suona come un altolà. E all’interno del consiglio di
amministrazione dell’Istituto Ville Venete c’è una forte e determinata
voglia di chiarezza: «Non vogliamo assolutamente finanziare
un sopruso», ha detto chiaro e tondo uno dei componenti. D’altra
parte il Fai cerca denaro ovunque: anche durante le sue «Giornate»
del 24 e 25 marzo scorso l’appello era affidato ai suoi volontari sparsi
ovunque per l’Italia. Quel giorno, una delle preparatissime e probabilmente
inconsapevoli guide al Castello carrarese di Padova, aveva già
fatto lievitare i costi per Villa dei Vescovi a cinque milioni di
euro, battezzati come «impegno del Fai».
(p.c.)
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E quando c'è
da smentire i propri meriti inventati, confusi con i meriti reali di
Giuliana Olcese de Cesare, ieri come oggi, Maria Teresa Olcese e il
figlio Pierpaolo si guardano bene dal farlo
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Villa dei Vescovi ora è del Fai
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il mattino di Padova — 10 aprile 2005 pagina 49 sezione:
SPETTACOLO
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Il Fai aggiunge un gioiello dei Colli Euganei al suo patrimonio mobiliare.
La famiglia Olcese ha infatti donato al Fondo Italiano per l’Ambiente
la monumentale Villa Vescovi, che negli anni Sessanta acquistò
dalla Curia Padovana, che ne commissionò nel XVI secolo la costruzione. La
sontuosa villa di Torreglia, nella frazione Luvigliano, sarà
così gestita, conservata e aperta al pubblico dal Fai, che dopo
la firma della cessione gratuita dell’immobile e dei suoi preziosi mobili
(firma apposta alla fine del 2004), è già attivamente
alla ricerca di grandi sponsor per affrontare un restauro che richiederà
circa tre milioni di euro di investimento. Lo stesso Fai attiverà
poi, entro la fine dell’estate, non solo una campagna informativa sulla
preziosa acquisizione e sulle peculiarità storico-artistiche
della Villa, ma anche alcune iniziative per sollecitare l’attenzione
e la generosità del pubblico sul capolavoro di Giovanni Maria
Falconetto e poter così iniziare presto gli interventi di restauro. Grande
e illuminato fu il restauro cui la sottopose Vittorio Olcese, scomparso
nel 1999, che tra le arcate della villa e la tranquillità della
campagna euganea trovava «rifugio» dalla sua intensa attività
imprenditoriale e politica, e la moglie Maria Teresa
Valori operarono nella villa negli anni Sessanta (!)ndr)
con il contributo e la supervisione dell’Ente Ville Venete: pittori,
affrescatori, stuccatori, maestri della pietra, del marmo, dei vetri
e dei giochi d’acqua lavorarono lungamente per sollevare dalla rovina
operata dal tempo gli splendori architettonici della villa. Un’operazione
che nel 1969 consegnò agli Olcese (a
Giuliana e Vittorio Olcese,ndr) il premio internazionale
al miglior restauro di un monumento storico-artistico
attribuito dall’Associazione Architetti USA e che ancora oggi, alla
luce della successiva rinascenza della cultura del restauro e dei traguardi
raggiunti dalle tecniche conservative, concede di ammirare tanto il
sito, quanto il rispetto con cui i suoi proprietari lo hanno conservato. Una
sensibilità ed un’affezione espressa anche con la disponibilità
a fare della villa sede di convegni, mostre e che ora Maria Tersa Valori-Olcese
il figlio Pierpaolo hanno voluto ribadire donando al Fai la villa e
persino l’arredamento (arredamento non donato al FAI,ndr)
che, coerentemente, è stato raccolto con opportune ricerche nel
mercato dell’antiquariato. Dopo essere stata sede di villeggiatura
di alti prelati e casa di campagna della celebre famiglia milanese,
Villa dei Vescovi si prepara - dopo i necessari restauri - ad una vita
pubblica, a diventare meta turistica per circa 25-30.000 visitatori
ogni anno, stando alle stime del Fai (sempre cauti nel valutare i numeri
che riguardano le loro iniziative), che prevede di sensibilizzare soprattutto
il turismo termale. Chissà se il flusso disturberà il
verde e silenzioso abbraccio delle strette stradine dei colli e la pace
del vicino eremo camaldolese di Monte Rua. O il pubblico sensibile all’arte
saprà anche essere sensibile e rispettoso nei confronti del paesaggio
e della sua quiete... - Marina Grasso
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VILLA DEI VESCOVI
VENDUTA AL FAI
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IL RESTAURO A LUVIGLIANO. A VILLA DEI VESCOVI VINCE IL BUON SENSO
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Il Fai ripensa il
progetto: niente più ascensore, si ridimensiona l'ipotesi ristorante di
Paolo Coltro - Il Mattino di Padova Sabato 28 aprile 2007 http://www.parcocollieuganei.com/upload/pdf/174_aprile16-302007.pdf
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Sembra che il Fai si sia ricordato di essere il Fai. Vi ricordate
l'allarme che correva sotterraneo da più parti e apparso anche
su queste pagine, a proposito di Villa dei Vescovi a Luvigliano? Il
palazzo archetipo della villa veneta, l'edificio che incarna
"la perfetta armonia tra natura e arte"? Proprio quello,
che si adagia su un colle per vedere ed essere visto, un
segno del Rinascimento calato tra il verde degli Euganei e incastonato
dai vigneti del suo brolo: beh, l'idea era di farne
un ristorante à la page. Mettere sotto il naso dei
padovani blasé, dei tedeschi delle terme, dei turisti
culturali l'occasione di una cena tra le mura cinquecentesche che
avevano accolto i passi e i pensieri del suo committente Nicolò
Pisani episcopus patavinus, e della cerchia degli umanisti del suo tempo. Ma
Villa dei Vescovi è un monumento tornato (faticosamente) a vivere
da una cinquantina d'anni, e ha ripreso a pieno titolo il posto che
gli compete nella storia dell'architettura, nelle cronache di una cultura
lunga più dei cinque secoli della sua vita. Un bene da non
buttare in pasto: nemmeno se lo chef è raffinato e le tovaglie
sono di lino. Sembra che il Fai si sia ricordato di essere il Fai. Ha
fatto marcia indietro. Dopo una riunione, proprio a Villa dei Vescovi,
con il comitato scientifico, il progetto di ristorante ripiega su una
più modesta e necessaria caffetteria con qualche tavolo di ristoro.
Che non resterà aperta la sera, quando la villa sarà chiusa. Cadono
anche alcuni degli interventi di "restauro" che più
destavano perplessità: non si farà più l'ascensore
che nel progetto collegava il piano terra al sottotetto (passando in
un vano affrescato...(!)ndr),
per dare accesso diretto agli appartamenti da trasformare in suites.(!)ndr). Non
si faranno più i due bagni di servizio a queste ultime. E sub
iudice sono anche quelle quattro grondaie che agli angoli del palazzo
avrebbero fortemente disturbato la lettura dell'architettura
di Giovanni Falconetto. Il passaggio dalla vita privata della famiglia
Olcese, che ha donato la Villa al Fai, a quella più pubblica
dei futuri ospiti è sicuramente più soft. Adesso si può
parlare di restituzione, e non di stravolgimento e di sfruttamento.
Ma vediamo com'è successo. LE PREMESSE. Villa
dei Vescovi viene donata (donata?
diciamo piuttosto venduta a buon prezzo,ndr)
da Maria Teresa Olcese Valoti, vedova di Vittorio, e dal figlio Pier
Paolo il 28 gennaio 2005. L'edificio è sostanzialmente in buone
condizioni, anche se gli interventi succedutisi dal
1964(..ndr) ne hanno modificato, a
volte pesantemente, l'originalità. L'accordo
prevede che la famiglia Olcese continui ad abitare una delle barchesse,
da ristrutturare a spese del Fai. Costo:
500.000 euro.
(quindi il FAI l'ha pagata 500.000
euro, NON è STATA
PROPRIO UNA DONAZIONE ndr). Il
Fai accetta e pensa in grande. Il palazzo è un must, aggiunge
lustro alla prestigiosa lista delle proprietà del Fondo, nel
cuore di quel Nordest dove il Fai possiede un castello (quello di Avio)
ma non una villa. E questa, come si sa, è terra in cui la civiltà
della villa è nata. L'idea
del ristorante nasce subito. Ma in un primo tempo nasce meglio:
si pensa di sistemare tavoli e cucine in una delle due barchesse. Un
progetto compatibile e onesto. Ma impraticabile per due motivi:
la barchessa ospita con decoro l'enoteca e punto vendita Vignalta, la
stessa azienda che ha in affitto e coltiva mirabilmente il vigneto nel
brolo della villa. Non poteva essere sfrattata. E la contessa
Olcese aveva chiesto che sul giardino interno davanti alla sua barchessa
non potessero scorrazzare le folle dei ristorati. Obiezione accolta
dal Fai, che ha pensato di utilizzare per il ristorante il piano terra
della villa, con modificazioni che a seconda dei punti di vista erano
il minimo oppure eccessive. IL PROGETTO. Nasce così, curato
dall'architetto Christian Campanella, un progetto complessivo, che parte
dall'analisi dello stato di fatto, per approdare infine alla proposta
di modifiche. Un progetto accurato, puntiglioso, che per prima cosa
ha dovuto considerare lo stato dei luoghi. Già negli anni Sessanta
c'erano state svariate manomissioni: i pavimenti alzati per sistemarvi
sotto il riscaldamento ad aria, un vano scale reinventato, e più
avanti negli anni addirittura una grande scala di collegamento interno
per accedere al piano nobile. Lasciare così o riportare alla
condizione primigenia? Ma quale condizione primigenia, visto che
nei secoli molti sono stati gli interventi, a cominciare da quello della
copertura dell'impluvium previsto dal Falconetto (che progettò
una villa romana, in pieno spirito umanistico) per continuare con le
scalinate esterne aggiunte poi? Giustamente, l'architetto Campanella
ha deciso, assieme alla Soprintendenza, di mantenere l'edificio così
com'è arrivato fino a noi. Con la sua storia, fatta di giusto
ed ingiusto, di bello e di utile. Tutto sommato, non si può
cancellare la vita di un edificio. LE PERPLESSITÀ. A progetto
ultimato, il Fai ha ottenuto il nulla osta dalla Soprintendenza, firmato
da Guglielmo Monti. Il piano di intervento (quattro milioni di euro
in totale) è stato presentato pubblicamente, durante
una cerimonia che ha privilegiato gli aspetti
mediatici a quelli tecnici. A questo punto, dopo l'"assaggio"
del progetto, hanno cominciato a circolare precise preoccupazioni tra
i membri del Comitato Scientifico. Che non avevano ancora potuto vedere
le tavole dell'architetto Campanella: (MENTRE ADESSO NON SI SONO VISTI
I LUCIDI DI LUCIANI ndr). C’è stata una riunione decisiva
il 24 aprile scorso. Il direttore generale del Fai, Marco Magnifico,
e i progettisti, di fronte al Comitato Scientifico. Una discussione
serrata, un confronto occhi negli occhi. Tutti combattivi: da Guido
Beltramini a Domenico Luciani, i più determinati, con il sostegno
forte di Elisabetta Saccomani, Vincenzo Mancini e monsignor Andrea Nante. Più
elastica la posizione di Gianni Golin. Il confronto è stato vero.
E' li che il Fai ha capito, e va dato atto che l'ha fatto velocemente.
Ha capito che il profilo culturale doveva prevalere su quello, peraltro
fondamentale, di una gestione economica possibile. Ha capito che il
Fondo viene visto come entità di tutela, come pietra angolare
del rispetto degli interventi: e che non potevano esserci sbavature. Ha
capito che andava evitato il rischio che Villa dei Vescovi, al di là
delle volontà, si trasformasse in Ristorante dei Vescovi, subordinando
il fascino e l'importanza del monumento ad un pur prestigioso epicureismo. IL
DOCUMENTO. Così da quella riunione è uscito un documento
sottoscritto dal Fai e da tutti i componenti del Comitato Scientifico. Ecco
i passaggi più importanti: "La riunione ha favorito
l'emergere di un pieno accordo sulle tematiche specifiche del restauro
dell'edificio e delle sue valenze architettoniche e artistiche, dall'altro
ha messo in luce la necessità di riconsiderare alcuni aspetti
legati alla rifunzionalizzazione del bene. In particolare, si è
convenuto che alcuni interventi programmati non fossero del tutto indispensabili
all'utilizzo del monumento e anzi, potessero prestarsi a dare dell'intervento
un'immagine troppo invasiva". Seguono le indicazioni già
descritte: addio ascensore, addio bagni e addio orario serale della
caffetteria-ristoro. E ancora: "Tali decisioni sono state ispirate
anche dalla volontà emersa chiaramente e con condivisione durante
il confronto con il Comitato Scientifico, di comunicare un criterio
di intervento il più possibile misurato, contenuto e di "buon
senso"". Comunque, meglio essere come san Tommaso. CHI
C’È NEL COMITATO SCIENTIFICO Il Comitato Scientifico che
ha fatto sentire la propria presenza in modo così deciso è
composto da Guido Beltramini, direttore del Centro Internazionale
di Studi Andrea Palladio di Vicenza; da Gianni Golin, direttore dell’Arpai
di Vicenza; da Elisabetta Saccomanni, docente di Storia dell’Arte Moderna
all’Università degli Studi di Padova, da Vincenzo Mancini, che
lavora con la Fondazione Cini e l’Università di Padova, da Andrea
Nante, direttore del Museo Diocesiano di Padova. Del Comitato faceva
parte anche l’architetto Domenico Luciani, che peraltro ha ricevuto
l’incarico per la salvaguardia e valorizzazione degli spazi aperti contestuali
a Villa dei Vescovi: ha deciso quindi di uscirne per non trovarsi nella
posizione di controllore-controllato. Le competenze. Beltramini è
ovviamente un esperto di architettura del Cinquecento, Golin si occupa
di tutela delle fabbriche antiche, Saccomanni e Mancini sono i superesperti
di Sustris, il pittore che ha affrescato la Villa; infine Andrea Nante
conosce le dinamiche culturali dell’Umanesimo padovano. IL NULLAOSTA
DELLA SOPRINTENDENZA La Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici
non ha dato il nulla osta a cuor leggero: più di cento
tavole di progetto da esaminare, sopralluoghi, riflessioni. Alla fine
l'o.k. è stato dato al piano generale, non senza aver cassato
l'idea
balzana di ospitare un parcheggio nel brolo (sul punto,
mea culpa del Fai). Ma su alcune questioni tecniche, la Soprintendenza
ha imposto prescrizioni precise e ulteriori approfondimenti. Per esempio,
aveva detto di spostare l'ascensore da molti incriminato. Non e d'accordo
sulle grondaie che dovrebbero sostituire i doccioni. Insomma, un lavoro
certosino che è tuttora un work in progress. IL DIRETTORE:
"CONTROLLI PERIODICI SUI LAVORI" Per Marco Magnifico, direttore
generale culturale del Fai, "era quello che volevamo tutti".
E continua: "Forse c'è stata qualche incertezza di comunicazione
nei confronti del Comitato Scientifico, ma adesso ci siamo parlati e
la condivisione è totale". Anche se in una lettera all'istituto
Ville venete scrivevate che le preoccupazioni erano tutte balle. (Già,
come dicono adesso a Giuliana D'Olcese,
diffidata dal FAI per aver usato dei toni un po’ forti, parlando di SCEMPIO
ndr). Poi avete deciso
un rapido "ripensamento"... "Guardi, al di
là dei particolari tecnici, quello di cui ci siamo resi conto
è che al Fai si guarda come ad un'entità seria e autorevole.
E' stata un'enorme soddisfazione cogliere questo aspetto, anche nella
sua deriva che ci ha posto dei limiti. In fondo, noi siamo di esempio,
non possiamo sbagliare e non possiamo nemmeno osare troppo. E' stata
anche la consapevolezza di questo aspetto che ci ha fatto riconsiderare
tutta la questione". Non cambia la finalità di
aver acquisito (..ndr) Villa dei Vescovi. "Assolutamente
no. Vogliamo aprirla al pubblico, farla conoscere. Ora abbiamo capito
la misura. Ma è fondamentale che tutti comprendano che esiste
anche un problema gestione: noi combattiamo con il bilancio ogni anno,
anche se nel 2006 siamo riusciti ad avere trentamila euro di attivo... Un
edificio come Villa dei Vescovi per sopravvivere ed essere a disposizione
del pubblico deve anche avere delle entrate: questo è solo un
corretto principio di gestione. E perchè l'architettura sia
viva, occorre che sia percorsa da persone che la facciano vivere. Il
Fai avrebbe potuto rifiutare la donazione: rifiutiamo il novanta per
cento di quanto ci viene proposto, proprio perchè non sussistono
presupposti decenti di gestione. (se non ci possono
lucrare scartano i beni, alla faccia dell'amore per l'arte!!) Villa
dei Vescovi è importante, è unica, e può funzionare". Senza
aprire il ristoro alla sera. "Certo, sarà più
difficile trovare un gestore, sarebbe stato più appetibile offrire
un servizio anche la sera. Ma ci siamo convinti. D'altra parte i
costi di gestione possono essere contenuti: in fin dei conti c'è
il custode con la sua casa, ma la manutenzione del vigneto è
di Vignalta. Abbiamo rimosso degli ostacoli di comprensione, ora si
parte". Quando? "Ai primi di maggio (maggio 2007ndr) verrà aperto
il cantiere. Siamo già d'accordo con il Comitato Scientifico
per una serie di riunioni periodiche, presente anche la Soprintendenza,
per monitorare congiuntamente il procedere dei lavori e concordare eventuali
modifiche che si rendessero necessarie dall'emergere nel corso dei lavori
di nuovi dati oggettivi".
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Chi siede nel CdA e CdG del FAI? Presidenze e vice del CdA e CdG FAI Fondo Ambiente Italiano:
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Presidente Onorario |
Giulia Maria Mozzoni Crespi |
Presidente |
Ilaria Borletti Buitoni |
Vice-Presidenti |
Paolo Baratta (Attualmente è nel Consiglio d'amministrazione delle Ferrovie dello Stato e, dal 2004, di Telecom Italia.) Guido Roberto Vitale
( fondatore dell'omonima banca
d'affari indipendente, autore del collocamento in Borsa di una ventina
di società ) Banchiere d’affari - presidente della
società di consulenza bancaria Vitale & Associati |
Vice Presidente Esecutivo |
Marco Magnifico |
Direttore Generale |
Angelo Maramai (direttore finanziario di Telethon) |
Consiglio di amministrazione |
Pier Fausto Bagatti Valsecchi
(presidente della Fondazione Bagatti Valsecchi)
Paolo Baratta *( già vice-presidente del Nuovo Banco Ambrosiano e dell'Associazione bancaria italiana.
Presidente Fondazione La Biennale di Venezia)
Ilaria Borletti Buitoni *
Luigi Colombo
Fedele Confalonieri (Presidente del Consiglio di Amministrazione di Mediaset S.p.A..)
Antonio Emmanueli (Presidente di SMAU)
Bruno Ermolli (membro del comitato centrale Fondazione Cariplo)
Gabriele Galateri di Genola (presidente del Gruppo Telecom Italia,
ex presidente di Mediobanca)
Luca Garavoglia (presidente della Campari,
membro del Consiglio Direttivo e della Giunta di Assonime*
Anna Gastel *
Paola Gazzola Premoli
Federico Guasti (notaio)
Andrea Kerbaker (Responsabile di Brand Enrichment del Gruppo Telecom Italia.)*
Marco Magnifico *
Mario Monti
(presidente dell'Università Bocconi di Milano e professore emerito di economia,
banca d'affari Goldman Sachs)
Luigi Moscheri (Presidente di Unicoal SpA
)
Giulia Maria Mozzoni Crespi
Galeazzo Pecori Giraldi (Presidente di Morgan Stanley in Italia)*
Giulia Puri Negri Clavarino (moglie del nuovo re del mattone italiano
Salvatore Settis
(Presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali)
Guido Roberto Vitale
* fondatore dell'omonima banca
d'affari indipendente, autore del collocamento in Borsa di una ventina
di società, già presidente di Lazard Italia, amministratore
delegato di Euromobiliare, consigliere del Fondo Ambiente Italiano,
presidente di Rcs MediaGroup Marco Vitale (ex commissario della Missione Arcobaleno,
economista d'impresa)
Anna Zegna (image director di Ermenegildo Zegna, casa di moda maschile,
Direttore della Fondazione Zegna è coinvolta in progetti filantropici,
impegnata con Amref in Africa.
* Membri del Comitato Esecutivo |
Comitato dei Garanti |
Giulia Maria Mozzoni Crespi
Ezio Antonini (avvocato cassazionista)
Giovanni Bazoli (Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo
Luca Paravicini Crespi (Amministratore indipendente CIR S.p.A,
Amministratore indipendente del Gruppo Editoriale L'Espresso, Amministratore Indipendente del Gruppo Piaggio,
Amministratore di Scala Group, Amministratore e Vice Presidente di Education.it, Amministratore del Fondo Private Equity Consilium sgr.
Guido Peregalli (notaio)
Gustavo Zagrebelsky Socio Costituzionalista dell'Associazione Italiana dei Costituzionalisti |
Collegio dei Revisori |
Franco Dalla Sega (ASSBB Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa)
Pietro Graziani (Dirigente Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali)
Antonio Ortolani (Presidente Commissione Banche, Assicurazioni ed Intermediari
Finanziari - Ordine dei Dottori Commercialisti
ed Esperti Contabili di Milano
Angelo Carbone (Supplente)
Francesco Logaldo (Supplente) (Società di Revisione Deloitte & Touche S.p.A) |
Società di Revisione |
Deloitte & Touche S.p.A.
Nel 2007 Deloitte aveva circa 150.000
impiegati in 142 nazioni. Deloitte Touche Tohmatsu è una
Verein svizzera organizzazione sotto il codice civile svizzero in cui ogni
società membra è un'entità legale separata ed indipendente. Quartier
generale New
York City Quartier generale europeo Londra |
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