VILLA DEI VESCOVI

 

Di balle in balle? Sì, passaggi documentati, e la secca smentita
Straparla Pierpaolo Olcese che non è nato negli anni 60
Nel 1960 Vittorio Olcese, infatti, era sposato con Giuliana Olcese de Cesare
entrambi proprietari di Villa dei Vescovi, ma Pierpaolo dichiara:

«Quando l'abbiamo acquistata era in condizioni di grande degrado. L'abbiamo liberata dalle sovrastrutture, abbiamo scoperto e restaurato gli affreschi, le abbiamo ridonato gli antichi splendori. Ora però, anche a causa delle ingenti spese di manutenzione,
abbiamo deciso di cederla al FAI, anche se non è ancora stato ufficializzato alcun passaggio»

Ma leggi cosa accade nel Dicembre del 1999: «Curiosi passaggi di proprietà»

 

Villa dei Vescovi a Luvigliano entro l'anno ceduta al Fai

la tribuna di Treviso — 16 ottobre 2004 pagina 60 sezione: SPETTACOLO

 

Se non è certo, ormai è molto probabile: entro il nuovo anno la Villa dei Vescovi di Luvigliano sarà ceduta al FAI, mantenendo il nome della famiglia che la acquistò e che si occupò del suo restauro - gli Olcese. «Fino al 1960 la villa era stata di proprietà della Curia» spiega l’attuale proprietario, «e quando l’abbiamo acquistata era in condizioni di grande degrado. L’abbiamo liberata dalle sovrastrutture, abbiamo scoperto e restaurato gli affreschi, le abbiamo ridonato gli antichi splendori. Ora però, anche a causa delle ingenti spese di manutenzione, abbiamo deciso di cederla al FAI, anche se non è ancora stato ufficializzato alcun passaggio». Villa dei Vescovi è stata costruita tra il 1538 e il 1542 da Alvise Cornaro, ma sembra che il progetto fosse di Gian Maria Falconetto, che morì senza vederla realizzata; fu commissionata dal Vescovo e rimase alla Curia fino a dopo la seconda guerra mondiale.
Da Villa dei Vescovi è partito ieri l’educational organizzato dal Centro Internazionale d’Architettura «Andrea Palladio» e dalla Regione Veneto, che sta mostrando il meglio delle Ville Venete ad un gruppo di ospiti della stampa nazionale ed estera. «Abbiamo voluto portare i nostri ospiti anzitutto qui a Luvigliano» spiega l’architetto Guido Beltramini del CISA «perché questa villa rappresenta in qualche modo l’origine, la “preistoria” del palladiano. Realizzava per la prima volta nel Veneto la forma dell’ideale petrarchesco di vita in campagna: forme simmetriche, pianta quadrata, un rapporto stretto con la natura e con i colli intorno che “fanno un molto grande teatro”, come scriveva Plinio».
Oggi il gruppo visiterà Villa Contarini di Piazzola sul Brenta, dove nel pomeriggio verranno premiati rappresentanti delle istituzioni, uomini di cultura e proprietari di ville che si sono impegnati concretamente per la salvaguardia di questi beni culturali. L’obiettivo dell’educational è quello di far conoscere al mondo il patrimonio di cinquemila ville disseminate tra Veneto e Friuli, e di annunciare la grande esposizione dedicata alla «Civiltà della Villa Veneta» che sarà allestita dal 5 marzo al 3 luglio prossimi a Vicenza. Una mostra molto particolare, visto che con il solo biglietto d’ingresso e senza nessun sovrapprezzo i visitatori potranno seguire diversi itinerari per conoscere le più belle ville della zona.
- Eleonora Bujatti

 

E alle dichiarazioni di Pierpaolo Olcese, nato negli anni 70, arriva la secca smentita:
«La villa, in realtà, è stata giudiziosamente restaurata dalla famiglia Olcese a partire dagli anni Sessanta, con rispetto ed efficacia».

 

Quattro milioni di euro per cambiarne l'uso

la tribuna di Treviso — 22 aprile 2007 pagina 52 sezione: SPETTACOLO

 

I finanziamenti. A detta del Fai, servono quattro milioni di euro per «risistemare» Villa dei Vescovi perchè possa essere fruita da parte di un grande pubblico.
La villa, in realtà, è stata giudiziosamente restaurata dalla famiglia Olcese a partire dagli anni Sessanta, con rispetto ed efficacia. Era normalmente abitata (e visitabile) fino al momento della donazione, nel 2005. E’ ovvio che edifici di questa entità e di questa età comportano una cura costante, a partire dalle strutture per finire con l’impiantistica: ma tutto dipende dall’uso che se ne vuole fare. Si può dire tranquillamente che per la semplice visita, percorribilità e sosta negli ambienti di Villa dei Vescovi non c’è attualmente bisogno di gran lavori. Diverso il caso se se ne vuole radicalmente cambiare l’uso e la destinazione. Allora i costi lievitano. Ma davvero fino a quattro milioni di euro? Su questa cifra il Fai ha già cominciato a battere cassa e a battere la grancassa.
E ha già ottenuto, oltre all’intervento degli sponsor (Regione Veneto, Provincia di Padova, Comune di Padova, Camera di Commercio, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Antonveneta, Fondation Segrè, World Monuments Fund, Istituto Ville Venete, Fiordaliso Centro Commerciale) tre importanti contributi.
Tutti pubblici. S’è dato da fare Andrea Colasio, deputato padovano della Margherita, responsabile culturale del partito, consigliere di Rutelli che è ministro dei Beni Culturali. Ha fatto arrivare un milione di euro da Arcus. Il portavoce del governatore della Regione Veneto, Franco Miracco, ha agito su due fronti: la Regione, appunto, che ha promesso trecentomila euro, e l’Istituto Ville Venete, di cui era commissario pro tempore, il quale dovrebbe stanziare centocinquantamila euro del suo non pingue bilancio. Alla luce delle perplessità emerse sul progetto non sono esclusi ripensamenti, e come minimo la richiesta di garanzie.
Dice l’onorevole Colasio: «Vedremo bene i progetti. In ogni caso siamo pronti a porre precise condizioni per la concessione dei fondi statali».
Una presa di posizione che suona come un altolà
. E all’interno del consiglio di amministrazione dell’Istituto Ville Venete c’è una forte e determinata voglia di chiarezza: «Non vogliamo assolutamente finanziare un sopruso», ha detto chiaro e tondo uno dei componenti.
D’altra parte il Fai cerca denaro ovunque: anche durante le sue «Giornate» del 24 e 25 marzo scorso l’appello era affidato ai suoi volontari sparsi ovunque per l’Italia.
Quel giorno, una delle preparatissime e probabilmente inconsapevoli guide al Castello carrarese di Padova, aveva già fatto lievitare i costi per Villa dei Vescovi a cinque milioni di euro, battezzati come «impegno del Fai». (p.c.)

 

E quando c'è da smentire i propri meriti inventati, confusi con i meriti reali di Giuliana Olcese de Cesare, ieri come oggi, Maria Teresa Olcese e il figlio Pierpaolo si guardano bene dal farlo

Villa dei Vescovi ora è del Fai

il mattino di Padova — 10 aprile 2005   pagina 49   sezione: SPETTACOLO

 

Il Fai aggiunge un gioiello dei Colli Euganei al suo patrimonio mobiliare. La famiglia Olcese ha infatti donato al Fondo Italiano per l’Ambiente la monumentale Villa Vescovi, che negli anni Sessanta acquistò dalla Curia Padovana, che ne commissionò nel XVI secolo la costruzione.
La sontuosa villa di Torreglia, nella frazione Luvigliano, sarà così gestita, conservata e aperta al pubblico dal Fai, che dopo la firma della cessione gratuita dell’immobile e dei suoi preziosi mobili (firma apposta alla fine del 2004), è già attivamente alla ricerca di grandi sponsor per affrontare un restauro che richiederà circa tre milioni di euro di investimento. Lo stesso Fai attiverà poi, entro la fine dell’estate, non solo una campagna informativa sulla preziosa acquisizione e sulle peculiarità storico-artistiche della Villa, ma anche alcune iniziative per sollecitare l’attenzione e la generosità del pubblico sul capolavoro di Giovanni Maria Falconetto e poter così iniziare presto gli interventi di restauro.
Grande e illuminato fu il restauro cui la sottopose Vittorio Olcese, scomparso nel 1999, che tra le arcate della villa e la tranquillità della campagna euganea trovava «rifugio» dalla sua intensa attività imprenditoriale e politica, e la moglie Maria Teresa Valori operarono nella villa negli anni Sessanta (!)ndr) con il contributo e la supervisione dell’Ente Ville Venete: pittori, affrescatori, stuccatori, maestri della pietra, del marmo, dei vetri e dei giochi d’acqua lavorarono lungamente per sollevare dalla rovina operata dal tempo gli splendori architettonici della villa. Un’operazione che nel 1969 consegnò agli Olcese (a Giuliana e Vittorio Olcese,ndr) il premio internazionale al miglior restauro di un monumento storico-artistico attribuito dall’Associazione Architetti USA e che ancora oggi, alla luce della successiva rinascenza della cultura del restauro e dei traguardi raggiunti dalle tecniche conservative, concede di ammirare tanto il sito, quanto il rispetto con cui i suoi proprietari lo hanno conservato.
Una sensibilità ed un’affezione espressa anche con la disponibilità a fare della villa sede di convegni, mostre e che ora Maria Tersa Valori-Olcese il figlio Pierpaolo hanno voluto ribadire donando al Fai la villa e persino l’arredamento (arredamento non donato al FAI,ndr) che, coerentemente, è stato raccolto con opportune ricerche nel mercato dell’antiquariato.
Dopo essere stata sede di villeggiatura di alti prelati e casa di campagna della celebre famiglia milanese, Villa dei Vescovi si prepara - dopo i necessari restauri - ad una vita pubblica, a diventare meta turistica per circa 25-30.000 visitatori ogni anno, stando alle stime del Fai (sempre cauti nel valutare i numeri che riguardano le loro iniziative), che prevede di sensibilizzare soprattutto il turismo termale. Chissà se il flusso disturberà il verde e silenzioso abbraccio delle strette stradine dei colli e la pace del vicino eremo camaldolese di Monte Rua. O il pubblico sensibile all’arte saprà anche essere sensibile e rispettoso nei confronti del paesaggio e della sua quiete... - Marina Grasso

 

VILLA DEI VESCOVI VENDUTA AL FAI

IL RESTAURO A LUVIGLIANO. A VILLA DEI VESCOVI VINCE IL BUON SENSO

Il Fai ripensa il progetto: niente più ascensore, si ridimensiona l'ipotesi ristorante
di Paolo Coltro - Il Mattino di Padova Sabato 28 aprile 2007
http://www.parcocollieuganei.com/upload/pdf/174_aprile16-302007.pdf

 

Sembra che il Fai si sia ricordato di essere il Fai. Vi ricordate l'allarme che correva sotterraneo da più parti e apparso anche su queste pagine, a proposito di Villa dei Vescovi a Luvigliano? Il palazzo archetipo della villa veneta, l'edificio che incarna "la perfetta armonia tra natura e arte"? Proprio quello, che si adagia su un colle per vedere ed essere visto, un segno del Rinascimento calato tra il verde degli Euganei e incastonato dai vigneti del suo brolo: beh, l'idea era di farne un ristorante à la page.
Mettere sotto il naso dei padovani blasé, dei tedeschi delle terme, dei turisti culturali l'occasione di una cena tra le mura cinquecentesche che avevano accolto i passi e i pensieri del suo committente Nicolò Pisani episcopus patavinus, e della cerchia degli umanisti del suo tempo.
Ma Villa dei Vescovi è un monumento tornato (faticosamente) a vivere da una cinquantina d'anni, e ha ripreso a pieno titolo il posto che gli compete nella storia dell'architettura, nelle cronache di una cultura lunga più dei cinque secoli della sua vita. Un bene da non buttare in pasto: nemmeno se lo chef è raffinato e le tovaglie sono di lino. Sembra che il Fai si sia ricordato di essere il Fai. Ha fatto marcia indietro.
Dopo una riunione, proprio a Villa dei Vescovi, con il comitato scientifico, il progetto di ristorante ripiega su una più modesta e necessaria caffetteria con qualche tavolo di ristoro. Che non resterà aperta la sera, quando la villa sarà chiusa.
Cadono anche alcuni degli interventi di "restauro" che più destavano perplessità: non si farà più l'ascensore che nel progetto collegava il piano terra al sottotetto (passando in un vano affrescato...(!)ndr), per dare accesso diretto agli appartamenti da trasformare in suites.(!)ndr).
Non si faranno più i due bagni di servizio a queste ultime. E sub iudice sono anche quelle quattro grondaie che agli angoli del palazzo avrebbero fortemente disturbato la lettura dell'architettura di Giovanni Falconetto. Il passaggio dalla vita privata della famiglia Olcese, che ha donato la Villa al Fai, a quella più pubblica dei futuri ospiti è sicuramente più soft. Adesso si può parlare di restituzione, e non di stravolgimento e di sfruttamento. Ma vediamo com'è successo.
LE PREMESSE.
Villa dei Vescovi viene donata (donata? diciamo piuttosto venduta a buon prezzo,ndr) da Maria Teresa Olcese Valoti, vedova di Vittorio, e dal figlio Pier Paolo il 28 gennaio 2005. L'edificio è sostanzialmente in buone condizioni, anche se gli interventi succedutisi dal 1964(..ndr) ne hanno modificato, a volte pesantemente, l'originalità.
L'accordo prevede che la famiglia Olcese continui ad abitare una delle barchesse, da ristrutturare a spese del Fai.
Costo: 500.000 euro. (quindi il FAI l'ha pagata 500.000 euro, NON è STATA PROPRIO UNA DONAZIONE ndr).
Il Fai accetta e pensa in grande. Il palazzo è un must, aggiunge lustro alla prestigiosa lista delle proprietà del Fondo, nel cuore di quel Nordest dove il Fai possiede un castello (quello di Avio) ma non una villa. E questa, come si sa, è terra in cui la civiltà della villa è nata. L'idea del ristorante nasce subito. Ma in un primo tempo nasce meglio: si pensa di sistemare tavoli e cucine in una delle due barchesse. Un progetto compatibile e onesto. Ma impraticabile per due motivi: la barchessa ospita con decoro l'enoteca e punto vendita Vignalta, la stessa azienda che ha in affitto e coltiva mirabilmente il vigneto nel brolo della villa.
Non poteva essere sfrattata. E la contessa Olcese aveva chiesto che sul giardino interno davanti alla sua barchessa non potessero scorrazzare le folle dei ristorati. Obiezione accolta dal Fai, che ha pensato di utilizzare per il ristorante il piano terra della villa, con modificazioni che a seconda dei punti di vista erano il minimo oppure eccessive.
IL PROGETTO.
Nasce così, curato dall'architetto Christian Campanella, un progetto complessivo, che parte dall'analisi dello stato di fatto, per approdare infine alla proposta di modifiche. Un progetto accurato, puntiglioso, che per prima cosa ha dovuto considerare lo stato dei luoghi. Già negli anni Sessanta c'erano state svariate manomissioni: i pavimenti alzati per sistemarvi sotto il riscaldamento ad aria, un vano scale reinventato, e più avanti negli anni addirittura una grande scala di collegamento interno per accedere al piano nobile. Lasciare così o riportare alla condizione primigenia?
Ma quale condizione primigenia, visto che nei secoli molti sono stati gli interventi, a cominciare da quello della copertura dell'impluvium previsto dal Falconetto (che progettò una villa romana, in pieno spirito umanistico) per continuare con le scalinate esterne aggiunte poi? Giustamente, l'architetto Campanella ha deciso, assieme alla Soprintendenza, di mantenere l'edificio così com'è arrivato fino a noi. Con la sua storia, fatta di giusto ed ingiusto, di bello e di utile.
Tutto sommato, non si può cancellare la vita di un edificio.
LE PERPLESSITÀ. A progetto ultimato, il Fai ha ottenuto il nulla osta dalla Soprintendenza, firmato da Guglielmo Monti. Il piano di intervento (quattro milioni di euro in totale) è stato presentato pubblicamente, durante una cerimonia che ha privilegiato gli aspetti mediatici a quelli tecnici.
A questo punto, dopo l'"assaggio" del progetto, hanno cominciato a circolare precise preoccupazioni tra i membri del Comitato Scientifico. Che non avevano ancora potuto vedere le tavole dell'architetto Campanella: (MENTRE ADESSO NON SI SONO VISTI I LUCIDI DI LUCIANI ndr).
C’è stata una riunione decisiva il 24 aprile scorso. Il direttore generale del Fai, Marco Magnifico, e i progettisti, di fronte al Comitato Scientifico. Una discussione serrata, un confronto occhi negli occhi. Tutti combattivi: da Guido Beltramini a Domenico Luciani, i più determinati, con il sostegno forte di Elisabetta Saccomani, Vincenzo Mancini e monsignor Andrea Nante.
Più elastica la posizione di Gianni Golin. Il confronto è stato vero. E' li che il Fai ha capito, e va dato atto che l'ha fatto velocemente. Ha capito che il profilo culturale doveva prevalere su quello, peraltro fondamentale, di una gestione economica possibile. Ha capito che il Fondo viene visto come entità di tutela, come pietra angolare del rispetto degli interventi: e che non potevano esserci sbavature.
Ha capito che andava evitato il rischio che Villa dei Vescovi, al di là delle volontà, si trasformasse in Ristorante dei Vescovi, subordinando il fascino e l'importanza del monumento ad un pur prestigioso epicureismo.
IL DOCUMENTO. Così da quella riunione è uscito un documento sottoscritto dal Fai e da tutti i componenti del Comitato Scientifico.
Ecco i passaggi più importanti: "La riunione ha favorito l'emergere di un pieno accordo sulle tematiche specifiche del restauro dell'edificio e delle sue valenze architettoniche e artistiche, dall'altro ha messo in luce la necessità di riconsiderare alcuni aspetti legati alla rifunzionalizzazione del bene. In particolare, si è convenuto che alcuni interventi programmati non fossero del tutto indispensabili all'utilizzo del monumento e anzi, potessero prestarsi a dare dell'intervento un'immagine troppo invasiva". Seguono le indicazioni già descritte: addio ascensore, addio bagni e addio orario serale della caffetteria-ristoro. E ancora: "Tali decisioni sono state ispirate anche dalla volontà emersa chiaramente e con condivisione durante il confronto con il Comitato Scientifico, di comunicare un criterio di intervento il più possibile misurato, contenuto e di "buon senso"". Comunque, meglio essere come san Tommaso.
CHI C’È NEL COMITATO SCIENTIFICO
Il Comitato Scientifico che ha fatto sentire la propria presenza in modo così deciso è composto da Guido Beltramini, direttore del Centro Internazionale di Studi Andrea Palladio di Vicenza; da Gianni Golin, direttore dell’Arpai di Vicenza; da Elisabetta Saccomanni, docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università degli Studi di Padova, da Vincenzo Mancini, che lavora con la Fondazione Cini e l’Università di Padova, da Andrea Nante, direttore del Museo Diocesiano di Padova. Del Comitato faceva parte anche l’architetto Domenico Luciani, che peraltro ha ricevuto l’incarico per la salvaguardia e valorizzazione degli spazi aperti contestuali a Villa dei Vescovi: ha deciso quindi di uscirne per non trovarsi nella posizione di controllore-controllato.
Le competenze. Beltramini è ovviamente un esperto di architettura del Cinquecento, Golin si occupa di tutela delle fabbriche antiche, Saccomanni e Mancini sono i superesperti di Sustris, il pittore che ha affrescato la Villa; infine Andrea Nante conosce le dinamiche culturali dell’Umanesimo padovano.
IL NULLAOSTA DELLA SOPRINTENDENZA
La Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici non ha dato il nulla osta a cuor leggero: più di cento tavole di progetto da esaminare, sopralluoghi, riflessioni. Alla fine l'o.k. è stato dato al piano generale, non senza aver cassato l'idea balzana di ospitare un parcheggio nel brolo (sul punto, mea culpa del Fai). Ma su alcune questioni tecniche, la Soprintendenza ha imposto prescrizioni precise e ulteriori approfondimenti. Per esempio, aveva detto di spostare l'ascensore da molti incriminato. Non e d'accordo sulle grondaie che dovrebbero sostituire i doccioni. Insomma, un lavoro certosino che è tuttora un work in progress.
IL DIRETTORE: "CONTROLLI PERIODICI SUI LAVORI"
Per Marco Magnifico, direttore generale culturale del Fai, "era quello che volevamo tutti". E continua: "Forse c'è stata qualche incertezza di comunicazione nei confronti del Comitato Scientifico, ma adesso ci siamo parlati e la condivisione è totale".
Anche se in una lettera all'istituto Ville venete scrivevate che le preoccupazioni erano tutte balle. (Già, come dicono adesso a Giuliana D'Olcese, diffidata dal FAI per aver usato dei toni un po’ forti, parlando di SCEMPIO ndr).
Poi avete deciso un rapido "ripensamento"...
"Guardi, al di là dei particolari tecnici, quello di cui ci siamo resi conto è che al Fai si guarda come ad un'entità seria e autorevole. E' stata un'enorme soddisfazione cogliere questo aspetto, anche nella sua deriva che ci ha posto dei limiti. In fondo, noi siamo di esempio, non possiamo sbagliare e non possiamo nemmeno osare troppo. E' stata anche la consapevolezza di questo aspetto che ci ha fatto riconsiderare tutta la questione".
Non cambia la finalità di aver acquisito (..ndr) Villa dei Vescovi.
"Assolutamente no. Vogliamo aprirla al pubblico, farla conoscere. Ora abbiamo capito la misura. Ma è fondamentale che tutti comprendano che esiste anche un problema gestione: noi combattiamo con il bilancio ogni anno, anche se nel 2006 siamo riusciti ad avere trentamila euro di attivo...
Un edificio come Villa dei Vescovi per sopravvivere ed essere a disposizione del pubblico deve anche avere delle entrate: questo è solo un corretto principio di gestione.
E perchè l'architettura sia viva, occorre che sia percorsa da persone che la facciano vivere. Il Fai avrebbe potuto rifiutare la donazione: rifiutiamo il novanta per cento di quanto ci viene proposto, proprio perchè non sussistono presupposti decenti di gestione. (se non ci possono lucrare scartano i beni, alla faccia dell'amore per l'arte!!) Villa dei Vescovi è importante, è unica, e può funzionare".
Senza aprire il ristoro alla sera. "Certo, sarà più difficile trovare un gestore, sarebbe stato più appetibile offrire un servizio anche la sera. Ma ci siamo convinti.
D'altra parte i costi di gestione possono essere contenuti: in fin dei conti c'è il custode con la sua casa, ma la manutenzione del vigneto è di Vignalta. Abbiamo rimosso degli ostacoli di comprensione, ora si parte". Quando?
"Ai primi di maggio (maggio 2007ndr) verrà aperto il cantiere. Siamo già d'accordo con il Comitato Scientifico per una serie di riunioni periodiche, presente anche la Soprintendenza, per monitorare congiuntamente il procedere dei lavori e concordare eventuali modifiche che si rendessero necessarie dall'emergere nel corso dei lavori di nuovi dati oggettivi".

 

Chi siede nel CdA e CdG del FAI? Presidenze e vice del CdA e CdG FAI Fondo Ambiente Italiano:

 

Presidente Onorario Giulia Maria Mozzoni Crespi
Presidente Ilaria Borletti Buitoni
Vice-Presidenti Paolo Baratta (Attualmente è nel Consiglio d'amministrazione delle Ferrovie dello Stato e, dal 2004, di Telecom Italia.)
Guido Roberto Vitale  ( fondatore dell'omonima banca d'affari indipendente, autore del collocamento in Borsa di una ventina di società ) Banchiere d’affari - presidente della società di consulenza bancaria Vitale & Associati
Vice Presidente Esecutivo Marco Magnifico
Direttore Generale Angelo Maramai (direttore finanziario di Telethon)
Consiglio di amministrazione Pier Fausto Bagatti Valsecchi (presidente della Fondazione Bagatti Valsecchi)
Paolo Baratta *( già vice-presidente del Nuovo Banco Ambrosiano e dell'Associazione bancaria italiana. Presidente Fondazione La Biennale di Venezia)
Ilaria Borletti Buitoni *
Luigi Colombo
Fedele Confalonieri (Presidente del Consiglio di Amministrazione di Mediaset S.p.A..)
Antonio Emmanueli (Presidente di SMAU)
Bruno Ermolli (membro del comitato centrale Fondazione Cariplo)
Gabriele Galateri di Genola (presidente del Gruppo Telecom Italia, ex presidente di Mediobanca)
Luca Garavoglia (presidente della Campari, membro del Consiglio Direttivo e della Giunta di Assonime*
Anna Gastel *
Paola Gazzola Premoli
Federico Guasti (notaio)
Andrea Kerbaker (Responsabile di Brand Enrichment del Gruppo Telecom Italia.)*
Marco Magnifico *
Mario Monti (presidente dell'Università Bocconi di Milano e professore emerito di economia, banca d'affari Goldman Sachs)
Luigi Moscheri (Presidente di Unicoal SpA )
Giulia Maria Mozzoni Crespi
Galeazzo Pecori Giraldi (Presidente di Morgan Stanley in Italia)*
Giulia Puri Negri Clavarino (moglie del nuovo re del mattone italiano
Salvatore Settis (Presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali)
Guido Roberto Vitale * fondatore dell'omonima banca d'affari indipendente, autore del collocamento in Borsa di una ventina di società, già presidente di Lazard Italia, amministratore delegato di Euromobiliare, consigliere del Fondo Ambiente Italiano, presidente di Rcs MediaGroup
Marco Vitale (ex commissario della Missione Arcobaleno
, economista d'impresa)
Anna Zegna (image director di Ermenegildo Zegna, casa di moda maschile, Direttore della Fondazione Zegna è coinvolta in progetti filantropici, impegnata con Amref in Africa.

* Membri del Comitato Esecutivo

Comitato dei Garanti Giulia Maria Mozzoni Crespi
Ezio Antonini (avvocato cassazionista)
Giovanni Bazoli (Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo
Luca Paravicini Crespi (Amministratore indipendente CIR S.p.A, Amministratore indipendente del Gruppo Editoriale L'Espresso, Amministratore Indipendente del Gruppo Piaggio, Amministratore di Scala Group, Amministratore e Vice Presidente di Education.it, Amministratore del Fondo Private Equity Consilium sgr.
Guido Peregalli (notaio)
Gustavo Zagrebelsky Socio Costituzionalista dell'Associazione Italiana dei Costituzionalisti
Collegio dei Revisori Franco Dalla Sega (ASSBB Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa)
Pietro Graziani (Dirigente Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali)
Antonio Ortolani (Presidente Commissione Banche, Assicurazioni ed Intermediari Finanziari - Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Milano
Angelo Carbone (Supplente)
Francesco Logaldo (Supplente) (Società di Revisione Deloitte & Touche S.p.A)
Società di Revisione Deloitte & Touche S.p.A. Nel 2007 Deloitte aveva circa 150.000 impiegati in 142 nazioni. Deloitte Touche Tohmatsu è una Verein svizzera organizzazione sotto il codice civile svizzero in cui ogni società membra è un'entità legale separata ed indipendente. Quartier generale New York City Quartier generale europeo Londra

 

 

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