TORREGLIA.(...). Stiamo parlando del restauro di Villa dei Vescovi
di Luvigliano, uno dei più importanti monumenti dell’area collinare
euganea, ritenuto il capolavoro dell’architetto Giovanni Maria Falconetto.
Un dono di Olcese. Villa che la famiglia Olcese ha donato al Fai
qualche anno dopo la scomparsa di Vittorio Olcese, industriale tessile
lombardo, ex deputato repubblicano e sottosegretario del Governo Spadolini,
morto a 82 anni nel 1999. Giulio Muratori, architetto, capo delegazione
del Fai di Padova, cita la «benedizione» strappata anche
alla Panajotti perchè il parere seppur informale della presidente
padovana di Italia Nostra, membro anche della giunta nazionale dell’associazione,
costituisce un tassello importante nel ricomporre la coralità
d’intenti dopo le polemiche scatenatesi due anni fa.
Quando qualcuno, non la Panajotti, gridò allo scandalo, parlando
di hotel a 5 stelle e di mega ristorante nella villa. Le polemiche
e il museo. «Niente di più falso - dice Muratori.
Villa dei Vescovi diventerà un “museo vivente”, dove si potranno
ritrovare le suggestioni del “vivere
in villa” (Il vivere in villa senza brolo! ndr). Ci sarà
una parte didattica con la storia della costruzione della villa e le
funzioni da essa assunte nei vari secoli e poi anche una parte all’aperto.
Nel grande brolo saranno ripiantati gli alberi
da frutto di un tempo e si potranno riassaporare certe essenze». Centro
congressi e altro. (...). Il progetto è di Christian Campanella,
docente del Politecnico di Milano, la parte esterna è curata
da Domenico Luciani.(...).
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Sembra che il Fai si sia ricordato di essere il Fai. Vi ricordate
l'allarme che correva sotterraneo da più parti e apparso anche
su queste pagine, a proposito di Villa dei Vescovi a Luvigliano? Il
palazzo archetipo della villa veneta, l'edificio che incarna "la
perfetta armonia tra natura e arte"? Proprio quello, che si adagia
su un colle per vedere ed essere visto, un segno del Rinascimento calato
tra il verde degli Euganei e incastonato dai vigneti del suo brolo:
beh, l'idea era di farne un ristorante à la page. Mettere
sotto il naso dei padovani blasé, dei tedeschi delle terme, dei
turisti culturali l'occasione di una cena tra le mura cinquecentesche
che avevano accolto i passi e i pensieri del suo committente Nicolò
Pisani episcopus patavinus, e della cerchia degli umanisti del suo tempo.
Ma Villa dei Vescovi è un monumento tornato (faticosamente) a
vivere da una cinquantina d'anni, e ha ripreso a pieno titolo il posto
che gli compete nella storia dell'architettura, nelle cronache
di una cultura lunga più dei cinque secoli della sua vita.
Un bene da non buttare in pasto: nemmeno se lo chef è raffinato
e le tovaglie sono di lino. Sembra che il Fai
si sia ricordato di essere il Fai. Ha fatto marcia indietro.
Dopo una riunione, proprio a Villa dei Vescovi, con il comitato scientifico,
il progetto di ristorante ripiega su una più modesta e necessaria
caffetteria con qualche tavolo di ristoro. Che non resterà aperta
la sera, quando la villa sarà chiusa. Cadono anche alcuni degli
interventi di "restauro" che più destavano perplessità:
non si farà più l'ascensore che nel progetto collegava
il piano terra al sottotetto (passando in un vano affrescato...),
per dare accesso diretto agli appartamenti da trasformare in suites.
Non si faranno più i due bagni di servizio a queste ultime. E
sub iudice sono anche quelle quattro grondaie che agli angoli del
palazzo avrebbero fortemente disturbato la lettura dell'architettura
di Giovanni Falconetto. Il passaggio dalla vita privata della
famiglia Olcese, che ha donato la Villa al Fai, a quella più
pubblica dei futuri ospiti è sicuramente più soft. Adesso
si può parlare di restituzione, e non di
stravolgimento e di sfruttamento. Ma vediamo com'è
successo. (...). (...). LE PERPLESSITÀ A
progetto ultimato, il Fai ha ottenuto il nulla osta dalla Soprintendenza,
firmato da Guglielmo Monti. Il piano di intervento (quattro milioni
di euro in totale) è stato presentato pubblicamente, durante
una cerimonia che ha privilegiato gli aspetti mediatici a quelli tecnici. A
questo punto, dopo l'"assaggio" del progetto, hanno cominciato
a circolare precise preoccupazioni tra i membri del Comitato Scientifico.
Che non avevano ancora potuto vedere le tavole dell'architetto Campanella:
C’è stata una riunione decisiva il 24 aprile scorso. Il direttore
generale del Fai, Marco Magnifico, e i progettisti, di fronte al Comitato
Scientifico. Una discussione serrata, un confronto occhi negli
occhi. Tutti combattivi: da Guido Beltramini a Domenico Luciani,
i più determinati, con il sostegno forte di Elisabetta Saccomani,
Vincenzo Mancini e monsignor Andrea Nante. Più elastica
la posizione di Gianni Golin. Il confronto è stato vero.
E' li che il Fai ha capito, e va dato atto che l'ha fatto velocemente.
Ha capito che il profilo culturale doveva prevalere su quello, peraltro
fondamentale, di una gestione economica possibile. Ha capito
che il Fondo viene visto come entità di tutela, come pietra angolare
del rispetto degli interventi: e che non potevano esserci sbavature. Ha
capito che andava evitato il rischio che Villa dei Vescovi, al di là
delle volontà, si trasformasse in Ristorante
dei Vescovi, subordinando il fascino e l'importanza del monumento
ad un pur prestigioso epicureismo. IL DOCUMENTO Così
da quella riunione è uscito un documento sottoscritto dal Fai
e da tutti i componenti del Comitato Scientifico. Ecco i passaggi più
importanti: "La riunione ha favorito l'emergere di un pieno accordo
sulle tematiche specifiche del restauro dell'edificio e delle sue valenze
architettoniche e artistiche, dall'altro ha messo in luce la necessità
di riconsiderare alcuni aspetti legati alla rifunzionalizzazione del
bene. In particolare, si è convenuto che alcuni interventi
programmati non fossero del tutto indispensabili all'utilizzo del monumento
e anzi, potessero prestarsi a dare dell'intervento un'immagine troppo
invasiva". Seguono le indicazioni già descritte: addio
ascensore, addio bagni e addio orario serale della caffetteria-ristoro.
E ancora: "Tali decisioni sono state ispirate anche dalla volontà
emersa chiaramente e con condivisione durante il confronto con il Comitato
Scientifico, di comunicare un criterio di intervento il più
possibile misurato, contenuto e di "buon senso". Comunque,
meglio essere come san Tommaso. CHI C’È NEL COMITATO SCIENTIFICO Il
Comitato Scientifico che ha fatto sentire la propria presenza in modo
così deciso è composto da Guido Beltramini, direttore
del Centro Internazionale di Studi Andrea Palladio di Vicenza; da
Gianni Golin, direttore dell’Arpai di Vicenza; da Elisabetta Saccomanni,
docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università degli Studi
di Padova, da Vincenzo Mancini, che lavora con la Fondazione Cini e
l’Università di Padova, da Andrea Nante, direttore del Museo
Diocesiano di Padova. Del Comitato faceva parte
anche l’architetto Domenico Luciani, che peraltro ha ricevuto
l’incarico per la salvaguardia e valorizzazione degli spazi aperti contestuali
a Villa dei Vescovi: ha deciso quindi di uscirne per non trovarsi nella
posizione di controllore-controllato. Le competenze. Beltramini
è ovviamente un esperto di architettura del Cinquecento, Golin
si occupa di tutela delle fabbriche antiche, Saccomanni e Mancini sono
i superesperti di Sustris, il pittore che ha affrescato la Villa; infine
Andrea Nante conosce le dinamiche culturali dell’Umanesimo padovano. IL
NULLAOSTA DELLA SOPRINTENDENZA La Soprintendenza ai Beni Ambientali
e Architettonici non ha dato il nulla osta a cuor leggero: più
di cento tavole di progetto da esaminare, sopralluoghi, riflessioni.
Alla fine l'o.k. è stato dato al piano generale, non
senza aver cassato l'idea balzana di ospitare un parcheggio nel brolo
(sul punto, mea culpa del Fai). [Già,
però pare che questa scelta forsennata e distruttrice si stia
invece attuando ,ndr]. Ma su alcune questioni tecniche,
la Soprintendenza ha imposto prescrizioni precise e ulteriori approfondimenti.
Per esempio, aveva detto di spostare l'ascensore da molti incriminato.
Non e d'accordo sulle grondaie che dovrebbero sostituire i doccioni.
Insomma, un lavoro certosino che è tuttora un work in progress. (Su
Google,ndr): la
villa dei vescovi cedri mutilati e grondaie che luccicano 8
gen 2009 ... VILLA DEI VESCOVI interventi assolutamente discutibili
realizzati sullo storico ... collinare euganea, ritenuto il capolavoro
dell'architetto Giovanni Maria Falconetto. ... la parte esterna è
curata da Domenico Luciani. ... www.villadeivescovi.net/vivere_in_villa.htm IL
DIRETTORE: "CONTROLLI PERIODICI SUI LAVORI" Per Marco
Magnifico, direttore generale culturale del Fai, (non più direttore,
ma dal Febbraio 2010 vicepresidente del Fai,ndr) "era quello che volevamo
tutti". E continua: "Forse c'è stata qualche
incertezza di comunicazione nei confronti del Comitato Scientifico,
ma adesso ci siamo parlati e la condivisione è totale". Anche
se in una lettera all'istituto Ville venete scrivevate che le preoccupazioni
erano tutte balle. Poi avete deciso un rapido
"ripensamento"... "Guardi,
al di là dei particolari tecnici, quello di cui ci siamo resi
conto è che al Fai si guarda come ad un'entità seria e
autorevole. E' stata un'enorme soddisfazione cogliere questo aspetto,
anche nella sua deriva che ci ha posto dei limiti. In fondo, noi siamo
di esempio, non possiamo sbagliare e non possiamo nemmeno osare troppo.
E' stata anche la consapevolezza di questo aspetto che ci ha fatto riconsiderare
tutta la questione"."(...)".
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Come è nata l’idea del progetto? L’obiettivo di Ribaltare
l’Orizzonte è rispettare l’area del Brolo, uno spazio quasi sacrale http://www.iluoghidelcuore.it/news/Intervista_ai_vincitori_del_workshop_sul_Brolo_di_San_Giacomo_di_Veglia.html In
mostra a Venezia il futuro del Brolo. Esposti i sei progetti legati
ai Luoghi del Cuore del FAI Sei progetti che individuano le
strategie per affrontare al meglio le sfide che attendono il Brolo del
Monastero di San Giacomo di Veglia, vincitore della terza edizione del
censimento "I Luoghi del Cuore" del FAI. Da mercoledì
27 gennaio sono in mostra a Venezia nel centralissimo Campo San Luca. Si
apre mercoledì 27 gennaio alle 14.45 la mostra
dedicata ai sei progetti elaborati negli ultimi mesi a partire dalle
idee emerse nel workshop internazionale di progettazione tenutosi
lo scorso settembre a Vittorio Veneto. L’esposizione, che illustra
con plastici e pannelli i diversi progetti, è allestita a Venezia
nel centralissimo Campo San Luca, a Palazzo Nervi Scattolin,
sede centrale della Cassa di Risparmio di Venezia del gruppo Intesa
Sanpaolo, partner di “I
Luoghi del Cuore”: la mostra, come il workshop, è nata
infatti nell’ambito del censimento, che aveva visto nel 2006 il Brolo
del Monastero di San Giacomo di Veglia, Vittorio Veneto (Tv) classificarsi
come luogo più votato dagli italiani, con ben 13.060 segnalazioni.
Una giuria di esperti sceglierà, tra i sei progetti, quello che
meglio risponde alle sfide che attendono il Brolo, in base agli obiettivi
stabiliti dal FAI e volti a coniugare la vocazione agricola e naturalistica
dell’area con le esigenze dell’area urbana e dei diversi portatori di
interesse. Il Brolo, oggi un ampio spazio verde di proprietà
del Comune di Vittorio Veneto, che protegge il Monastero di San Giacomo
di Veglia dalla pressione urbana e industriale dell’area circostante,
era stato individuato in passato dal Comune come possibile terreno di
espansione del centro urbano. Grazie alla visibilità ottenuta
attraverso il censimento dei “Luoghi del Cuore”, il Brolo è oggi
parzialmente tutelato da un vincolo paesaggistico ed è in parte
coltivato grazie a un progetto di utilità sociale. Filo rosso
dei sei progetti esposti in mostra, tutti di alto livello, è
quello di accentuare l’identità agricola del Brolo, posta a servizio
della comunità di San Giacomo di Veglia, enfatizzando la presenza
dell’acqua e inserendo uno spazio destinato alla fruizione pubblica.
Si spazia da interventi di impatto minimo alla soluzione più
estrema e provocatoria, che propone di costruire un nuovo quartiere
all’interno del Brolo. Per maggiori informazioni visitate il sito
www.iluoghidelcuore.it
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Da GUIDA AL VENETO Mostra del Palladio Il giardino http://books.google.it/books Mostra
del Palladio Page 6 5SALA 12-13. Il giardino "Il giardino
agli esordi dell’ideale umanistico di vita a contatto con la natura,
il giardino è, insieme alla biblioteca, il luogo chiave della
restituzione dello stile di vita degli Antichi. Nella villa-azienda
palladiana esso è un elemento del sistema di spazi aperti adiacenti
alla casa dominicale, organizzati in brolo, giardino e peschiera. Nei
secoli successivi l’elemento scenografico prende il sopravvento e il
giardino si anima di labirinti e giochi d’acqua. La sezione (della mostra
,ndr) si apre con uno straordinario frammento di affresco romano antico
raffigurante un giardino (dal Museo Archeologico di Napoli) e da una
planimetria di un giardino antico dal Museo Lapidario di Urbino. Il
Rinascimento si apre con le fantastiche xilografie dell’Hypnerotomachia
Poliphili e prosegue con un sorprendente “ritratto” di giardino rinascimentale
che appare sullo sfondo di un dipinto di Lambert Sustris dal
Museo di Lille, accostato al divertente Pozzoserrato “Gentiluomo con
voliera” (dal Museo Civico di Treviso), e a disegni di giardini, da
uno inedito per Valsanzibio (dal Museo Correr), a disegni di Francesco
Muttoni per Villa Loschi Zileri e di Jappelli per Villa da Schio.
www.cisapalladio.org/cisa/mostre/allegati/ville_05_4_percorso.pdf+brolo+di+villa+dei+vescovi ARTE
DOSSIER in cui è spiegato che il brolo era un'idea costante
di Palladio e Falconetto che lo ritenevano necessario e salutare
e contraddistingueva tutte le ville da loro progettate. Modificandolo
si tradirebbe l'idea principale di chi ha ideato, progettato, edificato
Villa dei Vescovi.
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