VILLA DEI VESCOVI

«il vivere in villa»

 

Il Mattino di Padova - 9 Marzo 2009
Cedri mutilati e grondaie che luccicano
Villa dei Vescovi: segnalati alcuni interventi assolutamente discutibili realizzati attorno allo storico monumento di Luvigliano.
«Potati in quel modo gli alberi non ricresceranno più». Ma Mezzacasa non si sofferma solo sulle potature e punta il dito anche su come sono stati eseguiti alcuni lavori di restauro della barchessa della Villa dei Vescovi.
«La lucentissima grondaia in acciaio, «simil» antica, del tetto della dipendenza della villa che guarda verso il sagrato della chiesa di Luvigliano grida vendetta - aggiunge l’ex forestale - Non si poteva fare di meglio?
Non si poteva realizzarla in rame così col passare del tempo ossidandosi creava meno impatto? Pensavo che almeno la zona attorno alla Villa dei Vescovi fosse protetta da quella potente associazione che è il Fai. Ricordo che quando il Fondo per l’ambiente italiano è entrato in possesso del monumento un suo alto dirigente aveva ricordato che erano riusciti a bloccare la costruzione di un ponte che poteva turbare il panorama di un altro loro sito. Mi era sembrato un importante monito, invece assistiamo a questo scempio».

Villa dei Vescovi sottoportico della Barchessa

 

Uno scempio al paesaggio intorno alla storica Villa dei Vescovi di Luvigliano (il monumento è ora di proprietà del Fai), si è consumato nei giorni scorsi con la potatura di alcune piante resinose. Per la precisione cedri deodara piantati all’interno di due parchi nelle vicinanze del monumento. Quello di Villa Pollini e della scuola materna gestita dalle suore.
A segnalare quello che definisce «uno sfregio al panorama», è Mario Mezzacasa, un agente forestale in pensione che abita a Torreglia.
«Il cedro deodara del giardino delle suore è stato pesantemente capitozzato - denuncia Mezzacasa - Che motivo c’era di tagliarlo in quel modo?
Si sa, infatti, che alla sua maturità il cedro forma all’apice il cosiddetto «nido di aquila» e a quel punto non sarebbe più cresciuto, bastava aspettare. E ancora, sul lato destro della Villa dei Vescovi, a poche decine di metri, quasi attaccato a Villa Pollini, sono stati potati in maniera pesante alcuni cedri. Gli alberi sono stati mutilati e resteranno così fino alla morte. I cedri sono piante resinose, se potate non ricacciano più i nuovi rami e quindi non recuperano la chioma come fanno le piante latifoglie».
Mezzacasa non si sofferma solo sulle potature e punta il dito anche su come sono stati eseguiti alcuni lavori di restauro della barchessa della Villa dei Vescovi.

«La lucentissima grondaia in acciaio, «simil» antica, del tetto della dipendenza della villa che guarda verso il sagrato della chiesa di Luvigliano grida vendetta - aggiunge l’ex forestale - Non si poteva fare di meglio?
Non si poteva realizzarla in rame così col passare del tempo ossidandosi creava meno impatto? Pensavo che almeno la zona attorno alla Villa dei Vescovi fosse protetta da quella potente associazione che è il Fai. Ricordo che quando il Fondo per l’ambiente italiano è entrato in possesso del monumento un suo alto dirigente aveva ricordato che erano riusciti a bloccare la costruzione di un ponte che poteva turbare il panorama di un altro loro sito. Mi era sembrato un importante monito, invece assistiamo a questo scempio».

 

Il Mattino di Padova 08/01/2009
VENETO TORREGLIA - Villa dei Vescovi, museo vivente Documenterà il «vivere in villa»
di Renato Malaman

TORREGLIA. Lo dice con una punta di orgoglio, ma soprattutto con un certo sollievo: «Questo intervento alla fine ha convinto anche Titti Panajotti...». I microfoni sono spenti quando Giulio Muratori, sorridendo, si lascia scappare questa battuta. Ma va riportata perchè sintetizza lo sforzo compiuto dal Fai, il Fondo Italiano per l'Ambiente, nel comporre il fragile mosaico del consenso su un intervento di dimensioni ciclopiche e allo stesso tempo di natura molto delicata visto l'ambito in cui va a manifestarsi. Stiamo parlando del restauro di Villa dei Vescovi di Luvigliano, uno dei più importanti monumenti dell'area collinare euganea, ritenuto il capolavoro dell'architetto Giovanni Maria Falconetto. Un dono di Olcese.
Villa che la famiglia Olcese ha donato al Fai qualche anno dopo la scomparsa di Vittorio Olcese, industriale tessile lombardo, ex deputato repubblicano e sottosegretario del Governo Spadolini, morto a 82 anni nel 1999. Giulio Muratori, architetto, capo delegazione del Fai di Padova, cita la «benedizione» strappata anche alla Panajotti perchè il parere seppur informale della presidente padovana di Italia Nostra, membro anche della giunta nazionale dell'associazione, costituisce un tassello importante nel ricomporre la coralità d'intenti dopo le polemiche scatenatesi due anni fa. Quando qualcuno, non certo la Panajotti, gridò allo scandalo, parlando di hotel a 5 stelle e di mega ristorante nella villa.
Le polemiche e il museo
«Niente di più falso - dice Muratori - e avemmo modo di dimostrarlo. Villa dei Vescovi diventerà un «museo vivente», dove si potranno ritrovare le suggestioni del «vivere in villa». Ci sarà una parte didattica con la storia della costruzione della villa e le funzioni da essa assunte nei vari secoli e poi anche una parte all'aperto.
Nel grande brolo saranno ripiantati gli alberi da frutto di un tempo e si potranno riassaporare certe essenze».
Centro congressi e altro
Il complesso, famoso anche per gli affreschi del Sustris, ospiterà anche un centro congressi di medie dimensioni, una caffetteria-ristorantino da 80 posti, 4 camere da adibire a foresteria. Il progetto è di Christian Campanella, docente del Politecnico di Milano, la parte esterna è curata da Domenico Luciani.
Per il Fai nazionale l'intervento ha assunto priorità assoluta. Il costo dell'opera è lievitato a 5,5 milioni di euro, mentre la copertura finanziaria attualmente si ferma a 4.
Ma, si sa, il Fai è una macchina da guerra. L'associazione culturale presieduta da Giulia Maria Mozzoni Crespi, già protagonista nella penisola di recuperi che hanno del prodigioso (uno fra tutti quello del Balbianello, sul lago di Como, donata da Guido Monzino, esploratore ed ex proprietario della Standa), ha una grande capacità di movimentare energie e risorse. In questo modo ha ridato vita ad antiche dimore, castelli, ville e parchi storici. Il termine dei complessi lavori in corso da due anni a Villa dei Vescovi è fissato all'autunno prossimo, ma gli imprevisti sono sempre in agguato.
Le «adozioni»
Per rispettare tale impegno, ovvero di inaugurare la villa e il «museo vivente» prima dell'inverno, il Fai invita soggetti pubblici o privati ad «adottare» alcune opere di dettaglio e sponsorizzarne il restauro. La delegazione di Padova (i cui aderenti nel 2008 sono cresciuti del 40%) e quella di Treviso del Fai hanno dato l'esempio, accollandosi l'onere di riportare all'originario splendore la grotta di Nettuno, piccolo capolavoro di Vincenzo Scamozzi, architetto allievo del Palladio, che diresse i lavori di completamento della villa alla fine del 1.500.
Quest'anno il Fai rafforzerà l'attività educativa e sociale rivolta alle scuole organizzando iniziative per le superiori del bacino euganeo che permetteranno di far comprendere il fenomeno della «villa veneta» e l'approccio culturale al progetto di gestione, riuso e restauro di Villa dei Vescovi.
Gli sponsor
Al finanziamento dei lavori finora hanno contribuito l'Arcus Spa del Ministero dei Beni culturali con 1 milione, la Fondazione Cariparo con un altro milione, la Fondazione Antonveneta la Fondation Segrè con 300.000 euro, «Friend of Fai» Usa con 150.000 euro, Autostrade con 250.000, la Regione con altrettanti.
La World Monument Fund con 500.000 euro. E ancora, soggetti privati come Recoaro, Supermercati Fiordaliso, la Provincia. Il maestro Riccardo Muti ha diretto gratuitamente, contribuendo alla raccolta di 70.000 euro.
All'interno della villa rimarrà anche lo show room dell'importante azienda vinicola Vignalta (dove sorge adesso sarà ricavato l'ingresso-biglietteria), mentre la vedova di Vittorio Olcese, Maria Teresa, ha riservato a se' in comodato gratuito la vicina barchessa.
Il parcheggio. Il Fai sta concordando con il Comune di Torreglia la localizzazione del nuovo grande parcheggio a servizio del complesso, che secondo le stime dovrebbe richiamare circa 50.000 visitatori all'anno. Già stabilito in 4,50 euro il biglietto d'ingresso, ma per gli abitanti di Torreglia l'accesso a Villa dei Vescovi sarà gratuito.
In perpetuo
Un'ultima nota sulle trenta sepolture scavate nella roccia scoperte durante gli scavi condotti da Stefano Tuzzato con l'alta sorveglianza di Simonetta Bonomi della Soprintendenza Archeologica. Risalgono al periodo VI-XI secolo. Sui resti umani è in corso un'indagine antropologica. Le tombe facevano parte del cimitero della chiesa protocristiana di San Martino. Una parte del sito resterà accessibile agli studiosi, affinchè possano svelare altri misteri di Villa dei Vescovi.

 

 

 

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