VILLA DEI VESCOVI
|
|
INTERVISTA A GIULIANA D'OLCESE DE CESARE
|
Published on 28/02/10 at 16:21:23 GMT by lisistrata
|
***** |
Villa
dei Vescovi «il FAI? Non è nuovo a queste
"pensate"» «Un segno del Rinascimento incastonato dai vigneti del suo brolo: beh, l'idea era di farne un ristorante à la page e un
parcheggio nel brolo» L'"Offerta speciale" del FAI e Cronache da Il Mattino di Padova Padova 8 Gennaio 2009, dichiarazione del FAI:
«Nel grande brolo saranno ripiantati gli alberi da frutto di un tempo e si potranno riassaporare certe essenze»
|
|
Due
punti di osservazione sul meraviglioso complesso di Villa dei Vescovi L’Italia è il Paese che per eccellenza
possiede le più numerose opere d’arte al mondo, e non si parla
soltanto di opere pittoriche o scultoree, ma anche di progetti architettonici
che costellano tutta quanta la penisola, rappresentando per il mondo
intero un modello imitato ovunque. Almeno questo fino a pochi anni
fa, perché le cose probabilmente stanno inesorabilmente cambiando,
infatti sia per le leggi che non sono mai state adeguate e le poche
fatte a salvaguardia del territorio e di quanto in esso dovrebbe essere
custodito, non sono mai state rispettate fino in fondo, grazie a un
sistema iniquo basato su principi esclusivamente clientelari, i lavori
utili al mantenimento e alla salvaguardia delle opere d’arte sono svolti
attraverso una sorta di scatole cinesi, per cui si parte da un principio
di ristrutturazione o di costruzione per arrivare attraverso dei bandi
di concorso aperti a tutti, ma al cui conseguimento approdano sempre
i “soliti noti” vengono accuratamente occultati i vari assaggi per giungere
alla fine a chi metterà in atto il lavoro reale, privo però
della responsabilità che si dovrebbe attribuire a coloro ai quali
i lavori vengono affidati, si ottengono dei risultati che non possono
definirsi risultati, ma si ottengono dei veri obbrobri, delle spaventose
distruzioni di opere pubbliche, senza che si levino voci (con qualche
rarissima eccezione) a loro difesa. Ora è la volta di Villa
dei Vescovi, quel meraviglioso complesso architettonico, edificato tra
il 1535 e il 1542 su un terrapieno dei Colli Euganei, in provincia di
Padova, da cui domina il paesaggio circostante. (vedi il sito del
Fai http://www.fondoambiente.it/beni/villa-dei-vescovi.asp
http://www.fondoambiente.it/photogallery/colli-euganei.asp)
che sia per la struttura architettonica esterna, che per i tesori che
racchiude all’interno si colloca fra le opere d’arte più rappresentative
dell’Italia rinascimentale. La Villa dal 2005 è proprietà
del Fondo per l’ambiente Italiano, grazie alla donazione di Vittorio
Olcese, che si sarebbe certamente aspettato maggior rispetto per questo
capolavoro che merita di essere valorizzato e non distrutto dalla cementificazione
selvaggia che appunto i “soliti noti” vogliono fare, pro domo loro.
Per conoscere meglio la storia e la sorte di questa Villa veneta ci
siamo rivolti alla ex moglie di Vittorio Olcese, la signora Giuliana
D’Olcese, che è certamente depositaria della verità storica
che riguarda il complesso architettonico.
Giuliana, ci parli di lei, della sua esperienza di vita e del
legame con Villa dei Vescovi, cosa ha rappresentato e rappresenta oggi
per lei La mia esperienza di vita? Per descriverla occorrerebbero
fiumi di tastiera, ma sintetizziamo per non stancare gli amici navigatori. Discendente
di uno dei grandi Storici dell'Unità d'Italia, Raffaele de Cesare,
tra i fondatori del Corriere della Sera, ho ereditato la passione per
la Storia, l’arte dall’architettura alla pittura, sono appassionata
e studiosa di psicoanalisi, ma anche di politica per la quale ho militato
sino a diventare Leader nazionale del Movimento dei Sindaci, del Movimento
per le Riforme Istituzionali, sempre nell'ambito politico laico-liberale.
Ma ho anche avviato antelitteram il primo seminario per il Federalismo
e le primarie, poi seminari per la Legge Elettorale. Da mio padre
Sergio de Cesare giornalista, e direttore del "RACI" la rivista
del duca d'Aosta, ho ereditato la passione per l’editoria e il giornalismo,
così ho promosso il lancio editoriale di sette magazin dell'editore
Giunti, di edizioni di Franco Maria Ricci, il Premio Scanno. Ho organizzato
sponsorizzazioni, raccolte di fondi, appelli per monumenti in rovina,
per raccolte di firme, per i Referendum, eventi per il Coni, Confindustria,
l'ENI, Confcommercio. Appassionata di oggetti Art Nouveau e Art decò,
della Scuola di Vienna di pittura vetreria scultura e mobili, ho organizzato
nella mia galleria d'arte di via Bigli a Milano grandi mostre di Simbolismo
e Surrealismo e raccolta di fondi per il restauro del Loggiato del Museo
di Brera. Agli albori di internet in Italia, mi sono inventata il
giornalismo e le interviste on line, le Newsletter, le liste di e-mail
con cui ho fatto e faccio lanci, in amateur, di tutti i generi. In
questo periodo sono impegnata nella difesa del brolo rinascimentale
di Villa dei Vescovi progettata dal Falconetto, di Andrea da Valle,
il magnifico brolo.
Ci descriva Villa dei Vescovi, la sua storia. Origini, località,
a chi è appartenuta, come è passata di mano in mano In
pillole anche Villa dei Vescovi, sul prima e sul dopo che Vittorio Olcese
ed io, in comproprietà proindiviso, la acquistammo dal Vescovo
di Padova, Monsignor Bortignon. Descriverla è impossibile, invito
tutti, quando sarà riaperta dal FAI che sta ristrutturandola,
a visitarla. Merita un week end tra i Colli Euganei che sono splendidi,
ricchi di locande con cibi e vini veneti, non può sapere quanto
appetitosi! Un paradiso, ci vada e mi dirà. Il minuscolo paese
di Luvigliano di Torreglia, Padova, ove si erge maestosa la splendida
creatura rinascimentale di Gian Maria Falconetto, salvata da sicura
rovina da Vittorio Olcese e me, è un luogo storico della Veneta
Serenissima Repubblica, magico, indimenticabile. E' una casa che dispensa
felicità e benessere a chi la ama, infelicità e sciagure
a chi la calpesta e trama ai suoi danni. Sa', le dimore antiche... La
storia dei mecenati, come Alvise Cornaro e il Cardinal Pisani che vollero
Villa dei Vescovi, architetti, artisti, pittori e scultori, maestri
del marmo e delle pietre e del legno, degli stucchi, delle acque e dei
giardini e dei decori che la progettarono, la edificarono, la decorarono,
la adornarono, la resero aperta, attiva ma meditativa e bucolica, misteriosa
e segreta, unica al mondo? Vuole sapere nascita, vita, tramonto, morte
e resurrezione di Villa dei Vescovi? Sono minuziosamente, storicamente,
scientificamente e, veritieramente, descritte su tre siti web: http://villadeivescovi.net
http://villadeivescovi.org
e su http://www.virusilgiornaleonline.com Chi
ama viaggiare on line attraverso le meraviglie italiane, e le amarissime
e sconvolgenti sorprese che capitano anche nelle "migliori famiglie"
come il FAI, vuol vedere, scoprire, formarsi un'opinione sulla verità
delle cose, navighi sui tre siti, farà scoperte meravigliose
ma anche da brivido oltre che sensazionali e divertenti. Atti giudiziari,
testamentari, notarili, documenti ufficiali di Conservatorie, Sopraintendenze,
Curia di Padova ed Enti veneti, fotografie di tutti i generi. Il
brolo alla maniera del Sansovino, del Vignola, del Sangallo, stanze
da pranzo alla maniera del Veronese, bagni favolosi alla Luchino Visconti,
stanze da letto alla maniera del Carpaccio, logge alla Cima da Conegliano,
stanze arredate e ornate da me con rigore e misura unici, sagre paesane
e gran balli di gala, cacce alle uova di Fabergè, personaggi
e artisti celeberrimi, illuminazioni e notturni magici, mascheroni enigmatici
e giochi di architetture, pitture, giardini e broli veneti e romani
affascinanti. E inoltre, cronache corrette, mai falsificanti la realtà
dei personaggi che l'hanno edificata, o restaurata e abitata e resa
celebre nel mondo, e tutto un mondo che passando ha lasciato le sue
tracce.
|
Due
angoli interni di Villa dei Vescovi, sala da pranzo, affresco Troverete
anche il Premio nel Mondo per il miglior restauro e arredo di un'opera
d'arte assegnato a Vittorio e Giuliana Olcese dall'American National
Society of Interiors Decorators Foundation. La premiazione a Venezia,
il corteo di gondole e… tanto altro ancora.
Come mai si occupa ancora oggi del destino di Villa dei Vescovi? Intanto
perché desidero perpetrare la sua storia artistica, umana, vera,
autentica, non adulterata e falsificata ad hoc, e pro domo sua di un
qualcuno interessato ad assumere mera fama mediatica, notorietà
professionale. In secondo luogo, ricostruendone la memoria storica,
artistica e umana, lascio al mondo la testimonianza, l'eredità
autentica e non adulterata, della sua e della nostra storia. La storia
di Vittorio, Giuliana e Carolina Olcese intrecciata e scolpita, incancellabile,
dalla storia di Villa dei Vescovi. Storia che, forse a qualcuno, sta
particolarmente a cuore cancellare, seppellire, fingere che a Villa
dei Vescovi Carolina e Giuliana Olcese non siano mai esistite. Di questo
passo, dai Vescovi, cancelleranno anche Vittorio Olcese, e al suo posto,
ci piazzeranno "il Parterre della salsiccia lombarda".
Abbiamo sentito parlare del suo specialissimo orto o brolo e dei
lavori di riqualificazione, ce lo può descrivere e spiegarci
cosa riguarda questa ristrutturazione e riqualificazione?
|
Il brolo rinascimentale di Villa dei Vescovi Del brolo rinascimentale
di Villa dei Vescovi, o giardino, o orto, un tutt'uno con le scalinate,
i terrazzati e la Grotta del Nettuno - progetto e realizzazione del
celebre architetto Andrea da Valle - non Scamozziano o di Scamozzi come
sostiene, scrive e blatera qualche intemperante ignorante -evidentemente
"foresto", non veneto- il FAI ne fa, senta questa, "Il
parterre di Villa dei Vescovi".
|
il progetto del parterre che cancella il brolo E come
sarebbe questo Serenissimo francesismo di chi non sa più cosa
inventarsi per far scalpore, firmare orrori eterni? Via gli alberi
secolari, via il pozzo originale, via la limonaia, via i quattro grandi
secolari fazzoletti di terra e del brolo del XVI secolo cosa ne fa il
FAI? Si tenga forte se no stramazza: Pavimenta in pietre di trachite,
ha sentito bene, il brolo cinto da mura Sansovinesche e ne fa un arroventato
"parterre". Un ...
( parole rimosse a seguito di diffida Fai » ).
Un'adulterazione della Storia. Pensi lei, parla chi è
socia sostenitrice del Fai, lo ama e, per aiutare il FAI nei restauri
della villa, ne ha adottato una stanza. Ciò non senza pesanti
sacrifici.
Ha dei suggerimenti da dare? Come potrei approvare un tale
arbitrario squalificante rimaneggiamento della storia e dell'arte?!
Vittorio si rivolta nella tomba. Suggerimenti al FAI? Che abbiano il rispetto
dovuto alla storia dei vescovi della Serenissima, alla storia del Veneto,
di Padova e della loro meravigliosa creatura. Creatura del mondo. Che
rispettino il Falconetto, il Da Valle e i grandi artisti che hanno lavorato
a Villa dei Vescovi, e infine, abbiano il dovuto rispetto per la memoria
di Vittorio Olcese e per Giuliana D'Olcese de Cesare vecchi e grandi
amici della signora Crespi Presidente del FAI, e per nostra figlia,
Carolina Olcese.
Si può far qualcosa per mantenere intatto un pezzo della
nostra storia? Cosa si augura che venga realizzato nel nostro Paese? La
xe una cossa massa massa dura risponder a Lorsignora Eccellentissima
e Riveritissima. (;-) Dopo
quello che abbiamo visto e sentito non possiamo che comprendere lo stato
d'animo di Giuliana D'Olcese e ci auguriamo che il suo grido di dolore
trovi qualche orecchio che sia capace di coglierne il significato profondo
e l'utilità di non fare a pezzi la nostra storia, solo per permettere
a qualcuno di rimpinguarsi il portafoglio. Adriana
Bolchini
|
Villa dei Vescovi
|
«Un segno del Rinascimento
incastonato dai vigneti del suo brolo: beh, l'idea era di farne un ristorante à
la page e un parcheggio nel brolo» Padova 8 Gennaio 2009, dichiarazione del FAI: «Nel grande brolo saranno ripiantati gli alberi da frutto di un tempo e si potranno riassaporare certe essenze» «il FAI? Non è nuovo a queste "pensate"» L'"Offerta speciale" del FAI
del Febbraio 2010? Eccola |
|
FAI Fondo Ambiente Italiano Newsletter istituzionale febbraio (2010,ndr) FAI un gesto speciale Adotta una pietra di Villa dei Vescovi
"Oggi hai la possibilità di fare un gesto davvero speciale, legando per sempre il tuo nome alla storia di questa magnifica dimora.
Con una donazione di 200 euro, infatti, potrai adottare una pietra in trachite che sarà posata e personalizzata con le tue iniziali nel parterre della Villa. Ti sentirai orgoglioso nel sapere di aver contribuito personalmente a far risplendere questa meraviglia del patrimonio culturale italiano."(!)ndr
|
|
Stralci da Il Mattino di Padova, scriveva Sabato 28 Aprile 2007, poi l'8 Gennaio 2009
|
VENETO TORREGLIA - Villa dei Vescovi, museo vivente Documenterà il «vivere in villa» Renato Malaman Il Mattino di Padova 08/01/2009
|
|
TORREGLIA.(...). Stiamo parlando del restauro di Villa dei
Vescovi di Luvigliano, uno dei più importanti
monumenti dell’area collinare euganea,
ritenuto il capolavoro dell’architetto Giovanni Maria
Falconetto. Un dono di Olcese. Villa che la famiglia
Olcese ha donato al Fai qualche anno dopo la scomparsa di Vittorio Olcese,
industriale tessile lombardo, ex deputato repubblicano e sottosegretario del
Governo Spadolini, morto a 82 anni nel 1999. Giulio
Muratori, architetto, capo
delegazione del Fai di Padova, cita la
«benedizione» strappata anche alla Panajotti
perchè il parere seppur informale della presidente padovana di Italia
Nostra, membro anche della giunta nazionale
dell’associazione, costituisce un tassello importante nel ricomporre la coralità
d’intenti dopo le polemiche
scatenatesi due anni fa. Quando qualcuno, non
la Panajotti, gridò allo scandalo, parlando di hotel a 5 stelle e di
mega ristorante nella villa. «Niente di più falso - dice
Muratori. Villa dei Vescovi diventerà un “museo vivente”, dove si
potranno ritrovare le suggestioni del “vivere in villa” (Il vivere in villa
senza brolo!ndr). Ci sarà una parte didattica
con la storia della costruzione della villa e le funzioni da essa assunte nei
vari secoli e poi anche una parte all’aperto. Nel
grande brolo saranno ripiantati gli alberi da frutto
di un tempo e si potranno riassaporare certe essenze». Centro congressi e altro. (...). Il
progetto è di Christian Campanella, docente
del Politecnico di Milano, la parte esterna è curata da Domenico
Luciani. (...). |
IL RESTAURO A LUVIGLIANO. A VILLA DEI VESCOVI VINCE IL BUON SENSO Il Fai ripensa il progetto: niente più ascensore, si ridimensiona l'ipotesi ristorante di
Paolo Coltro IL MATTINO DI PADOVA sabato
28 aprile 2007
|
|
Sembra che il Fai si sia ricordato di essere il Fai. Vi
ricordate l'allarme che correva sotterraneo da più parti e apparso anche su
queste pagine, a proposito di Villa dei Vescovi a Luvigliano? Il palazzo
archetipo della villa veneta, l'edificio che incarna "la perfetta armonia tra
natura e arte"? Proprio quello, che si adagia su un colle per vedere ed essere
visto, un segno del Rinascimento calato tra il verde degli Euganei e incastonato
dai vigneti del suo brolo: beh, l'idea era di
farne un ristorante à la page. Mettere sotto il naso dei
padovani blasé, dei tedeschi delle terme, dei turisti culturali l'occasione di
una cena tra le mura cinquecentesche che avevano accolto i passi e i pensieri
del suo committente Nicolò Pisani episcopus patavinus, e della cerchia degli
umanisti del suo tempo. Ma Villa dei Vescovi è un monumento tornato
(faticosamente) a vivere da una cinquantina d'anni, e ha ripreso a pieno titolo
il posto che le compete nella storia dell'architettura, nelle
cronache di una cultura lunga più dei cinque secoli della sua vita. Un
bene da non buttare in pasto nemmeno se lo chef è raffinato e le tovaglie sono
di lino. Sembra che il Fai si sia ricordato di essere il Fai. Ha fatto
marcia indietro. Dopo una riunione con il comitato scientifico, il progetto
di ristorante ripiega su una più modesta e necessaria caffetteria con qualche
tavolo di ristoro. Cadono anche alcuni degli interventi di
"restauro" che più destavano perplessità: non si farà
più l'ascensore che nel progetto collegava il piano terra al sottotetto
(passando in un vano affrescato...), per dare accesso agli appartamenti
da trasformare in suites. (...). Adesso si può parlare di
restituzione, non di
stravolgimento e di sfruttamento. Ma vediamo
com'è successo. (...). (...). LE
PERPLESSITÀ A progetto ultimato, il Fai ha ottenuto il nulla osta dalla Soprintendenza,
firmato da Guglielmo Monti. Il piano di intervento (quattro
milioni di euro in totale) è stato presentato pubblicamente, durante una
cerimonia che ha privilegiato gli
aspetti mediatici a quelli
tecnici. A questo punto, dopo l'"assaggio"
del progetto, hanno cominciato a circolare precise preoccupazioni tra i
membri del Comitato Scientifico. Che non avevano ancora potuto
vedere le tavole dell'architetto Campanella: C’è stata una
riunione decisiva il 24 aprile scorso. Il direttore generale del Fai, Marco
Magnifico, e i progettisti, di fronte al Comitato Scientifico. Una
discussione serrata, un confronto occhi negli occhi. Tutti combattivi: da
Guido Beltramini a Domenico Luciani, i più
determinati, con il sostegno forte di Elisabetta Saccomani,
Vincenzo Mancini e monsignor Andrea Nante. Più
elastica la posizione di Gianni Golin. Il confronto è stato vero. E' li
che il Fai ha capito. Ha capito, e velocemente, che il profilo
culturale doveva prevalere su quello, peraltro
fondamentale, di una gestione economica possibile. Ha capito che il
Fondo viene visto come entità di
tutela, come pietra angolare del rispetto degli interventi: e che non
potevano esserci sbavature. Ha capito che andava evitato il rischio
che Villa dei Vescovi, al di là delle volontà,
si trasformasse in
Ristorante dei Vescovi, subordinando il
fascino e l'importanza del monumento ad un pur prestigioso
epicureismo. IL DOCUMENTO Così da quella
riunione è uscito un documento sottoscritto dal Fai e da tutti i componenti del
Comitato Scientifico. Ecco i passaggi più importanti: (...). In particolare, si
è convenuto che alcuni interventi programmati non fossero del
tutto indispensabili all'utilizzo del monumento e anzi,
potessero prestarsi a dare dell'intervento un'immagine troppo
invasiva. Seguono le indicazioni già descritte: addio
ascensore, addio bagni e addio orario serale della
caffetteria-ristoro. E ancora: "Tali decisioni sono
state ispirate anche dalla volontà emersa chiaramente e con condivisione durante
il confronto con il Comitato Scientifico, di comunicare un criterio di
intervento il più possibile misurato,
contenuto e di "buon senso". (...). CHI C’È
NEL COMITATO SCIENTIFICO Il Comitato Scientifico che ha fatto
sentire la propria presenza in modo così deciso è composto da
Guido Beltramini, direttore del Centro
Internazionale di Studi Andrea Palladio di Vicenza; da Gianni
Golin, direttore dell’Arpai di Vicenza; da Elisabetta
Saccomanni, docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università degli
Studi di Padova, da Vincenzo Mancini, che lavora con la
Fondazione Cini e l’Università di Padova, da Andrea Nante,
direttore del Museo Diocesiano di Padova. Del Comitato faceva parte anche l’architetto
Domenico Luciani, che peraltro ha ricevuto l’incarico per la
salvaguardia e valorizzazione degli spazi aperti contestuali a
Villa dei Vescovi: ha deciso quindi di uscirne per non trovarsi nella posizione
di controllore-controllato. Le competenze. Beltramini
è ovviamente un esperto di architettura del Cinquecento,
Golin si occupa di tutela delle fabbriche antiche,
Saccomanni e Mancini sono i superesperti di
Sustris, il pittore che ha affrescato la Villa; infine
Andrea Nante conosce le dinamiche culturali dell’Umanesimo
padovano. IL NULLAOSTA DELLA SOPRINTENDENZA La
Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici non ha dato il nulla
osta a cuor leggero: più di cento tavole di progetto da esaminare,
sopralluoghi, riflessioni. Alla fine l'o.k. è stato dato al piano generale,
non senza aver cassato l'idea
balzana di ospitare un parcheggio nel brolo (sul
punto, mea culpa del Fai).[Già, però pare che questa scelta forsennata
e distruttrice si stia invece attuando,ndr]. Ma su
alcune questioni tecniche, la Soprintendenza ha imposto prescrizioni precise
e approfondimenti. Per esempio, aveva detto di spostare l'ascensore da
molti incriminato. Non e d'accordo sulle grondaie che dovrebbero
sostituire i doccioni. Insomma, un lavoro certosino che è tuttora un work in
progress. (Su Google,ndr): la
villa dei vescovi cedri mutilati e grondaie che luccicano 8 gen 2009 ... VILLA DEI VESCOVI interventi assolutamente discutibili
realizzati sullo storico ... collinare euganea, ritenuto il capolavoro
dell'architetto Giovanni Maria Falconetto. ... la parte esterna è curata da
Domenico Luciani. ... www.villadeivescovi.net/vivere_in_villa.htm IL
DIRETTORE: "CONTROLLI PERIODICI SUI LAVORI" Per
Marco Magnifico, direttore generale culturale del Fai, (non più direttore, ma
dal Febbraio 2010 vicepresidente del Fai,ndr) "era quello che volevamo
tutti". E continua: "Forse c'è stata qualche incertezza di
comunicazione nei confronti del Comitato Scientifico, ma adesso ci siamo parlati
e la condivisione è totale". Anche se in una lettera all'istituto Ville
venete scrivevate che le preoccupazioni erano tutte
balle. Poi avete deciso un rapido "ripensamento"... "Guardi, al di là dei particolari
tecnici, quello di cui ci siamo resi conto è che al Fai si guarda come ad
un'entità seria e autorevole. E' stata un'enorme soddisfazione cogliere questo
aspetto, anche nella sua deriva che ci ha posto dei limiti. In fondo, noi siamo
di esempio, non possiamo sbagliare e non possiamo nemmeno osare troppo. E' stata
anche la consapevolezza di questo aspetto che ci ha fatto riconsiderare tutta la
questione"."(...)".
|
|
|
Ma dal 28 aprile 2007
in avanti, chi della Sopraintendenza di Padova ha dato i nuovi permessi? Chi
ha autorizzato la distruzione del brolo Rinascimentale di Villa dei
Vescovi ? Chi nel FAI e nel Comitato scientifico ha scavalcato
i "buoni propositi" tanto da osare l'inosabile distruggendo
il brolo di Andrea da Valle per pavimentarlo in pietre di trachite e offrirle
ai soci in cambio di 200 euro ciascuna?
|
|
Villa Pisani, Nani Mocenigo, Bolognesi, Scalabrin NELLE CRONACHE VENGONO DESCRITTI, SEMPRE, BROLI DI TERRA, MAI DI PIETRE O MATTONI http://www.villevenete.net/portalVV/faces/public/viven/home/dettaglio-villa/descrizione
|
Le proprietà acquisite nel 1468 dalla ricchissima famiglia
veneziana dei Pisani nel padovano costituivano un vero e proprio
feudo, che comprendeva i quattro paesi di Solesino, Boara, Stanghella
e Vescovana; nel corso del XVI e del XVII sec. l'area fu sottoposta
a ingenti opere di bonifica e di riorganizzazione fondiaria, fornendo
una costante rendita finanziaria. A Vescovana si trovavano
la nuova pieve e la casa padronale fatte edificare prima del 1570 da
Francesco Pisani, vescovo della città di Padova e committente
della Villa dei Vescovi a Luvigliano, progettata da Falconetto e da
Alvise Cornaro. Fra il '500 e il '600, la residenza di Vescovana
si doveva già presentare come un vasto complesso, dominato dall'edificio
dominicale a tre piani, al quale erano annesse, su ciascun lato, lunghe
barchesse porticate. Nello spazio circostante si trovavano alcuni rustici
e una torre colombara, così come mostra un disegno conservato
presso l'Archivio di Stato di Venezia. Nel grande giardino e nel
brolo venivano coltivati alberi da frutto e piante di agrumi; la produzione
di cedri, limoni, pesche e fiori rappresentava infatti una voce fondamentale
del bilancio economico della famiglia. Agli inizi dell'800,
il tracollo della nobiltà veneziana ebbe ripercussioni anche
sulla tenuta di Vescovana e soltanto il brolo continuò a
essere coltivato. L'arrivo di Evelina van Millingen, sposa di Almorò
III Pisani nel 1852, determinò una svolta nella storia della
villa: la nuova proprietaria si impegnò nel risollevarne le
sorti, dando avvio a un insieme di trasformazioni sia negli ambienti
interni che negli spazi esterni. La villa vera e propria fu dotata
di terrazze in corrispondenza del piano nobile e di ricche decorazioni
a stucco e affresco all'interno. Il giardino venne interamente risistemato,
unendo il gusto inglese alle qualità del giardino all'italiana. Alla
metà del XIX sec. risale inoltre la costruzione dell'edificio
più originale del complesso, ossia la piccola cappella posta
al limite meridionale del parco e voluta da Almorò Pisani come
luogo privato di sepoltura e di preghiera; essa fu progettata e realizzata
in forme neogotiche dall'architetto Pietro Selvatico Estense e dallo
scultore Antonio Gradenigo e consacrata nel 1860. Agostino Nani Mocenigo,
ultimo erede testamentario della villa, ha donato la cappella alla
parrocchia di Vescovana nel 1994. Eccellenze del complesso: Giardini
Il
"Lucianipensiero" ''Un luogo - spiega
Domenico Luciani, direttore della Fondazione Benetton Studi
Ricerche- occupa uno spazio, ha un sito e una postura. E' forma e vita
in continua modificazione. E' temporalità e commensurabilità
spaziale. Comporta una responsabilità per
la salvaguardia della sua identità.'' http://www.undo.net/cgi-bin/undo/pressrelease/pressrelease.pl?id=1050417350
|
|
Chi
ha tradito progetto e sondaggio del FAI? Proprio
il FAI e l'architetto Domenico Luciani
|
|
Come è nata l’idea del progetto? L’obiettivo
di Ribaltare l’Orizzonte è rispettare l’area del Brolo, uno
spazio quasi sacrale http://www.iluoghidelcuore.it/news/Intervista_ai_vincitori_del_workshop_sul_Brolo_di_San_Giacomo_di_Veglia.html
|
In mostra a Venezia il futuro del Brolo Esposti
i sei progetti legati ai Luoghi del Cuore del FAI Sei
progetti che individuano le strategie per affrontare al meglio le sfide
che attendono il Brolo del Monastero di San Giacomo di Veglia, vincitore
della terza edizione del censimento "I Luoghi del Cuore"
del FAI. Da mercoledì 27 gennaio sono in mostra a Venezia nel
centralissimo Campo San Luca.
|
Si
apre mercoledì 27 gennaio alle 14.45 la mostra
dedicata ai sei progetti elaborati negli ultimi mesi a partire dalle
idee emerse nel workshop internazionale di progettazione tenutosi
lo scorso settembre a Vittorio Veneto. L’esposizione, che illustra
con plastici e pannelli i diversi progetti, è allestita a Venezia
nel centralissimo Campo San Luca, a Palazzo Nervi Scattolin,
sede centrale della Cassa di Risparmio di Venezia del gruppo Intesa
Sanpaolo, partner di “I
Luoghi del Cuore”: la mostra, come il workshop, è nata
infatti nell’ambito del censimento, che aveva visto nel 2006 il Brolo
del Monastero di San Giacomo di Veglia, Vittorio Veneto (Tv) classificarsi
come luogo più votato dagli italiani, con ben 13.060 segnalazioni.
Una giuria di esperti sceglierà, tra i sei progetti, quello che
meglio risponde alle sfide che attendono il Brolo, in base agli obiettivi
stabiliti dal FAI e volti a coniugare la vocazione agricola e naturalistica
dell’area con le esigenze dell’area urbana e dei diversi portatori di
interesse. Il Brolo, oggi un ampio spazio verde di proprietà
del Comune di Vittorio Veneto, che protegge il Monastero di San Giacomo
di Veglia dalla pressione urbana e industriale dell’area circostante,
era stato individuato in passato dal Comune come possibile terreno di
espansione del centro urbano. Grazie alla visibilità ottenuta
attraverso il censimento dei “Luoghi del Cuore”, il Brolo è oggi
parzialmente tutelato da un vincolo paesaggistico ed è in parte
coltivato grazie a un progetto di utilità sociale. Filo rosso
dei sei progetti esposti in mostra, tutti di alto livello, è
quello di accentuare l’identità agricola del Brolo, posta a servizio
della comunità di San Giacomo di Veglia, enfatizzando la presenza
dell’acqua e inserendo uno spazio destinato alla fruizione pubblica.
Si spazia da interventi di impatto minimo alla soluzione più
estrema e provocatoria, che propone di costruire un nuovo quartiere
all’interno del Brolo. Per maggiori informazioni visitate il sito
www.iluoghidelcuore.it |
|
Sei in: Homepage» Architetture e
Paesaggi» Giardini e parchi storici »
Carte di
Firenze Carta per la salvaguardia dei giardini storici
Carta italiana Riunito a Firenze il 21 maggio 1981, il Comitato internazionale dei giardini storici ICOMOS-IFLA ha deciso di elaborare una carta relativa alla salvaguardia dei giardini storici che porterà il nome di questa città.
Questa carta è stata redatta dal Comitato e registrata il 15 dicembre 1982 dall' ICOMOS con l'intento di completare la "Carta di Venezia" in questo particolare ambito.
|
- Definizioni e obbiettivi
- Art. 1 - Un giardino storico è una composizione
architettonica e vegetale che dal punto di vista storico o artistico presenta un
interesse pubblico. Come tale è considerato come un monumento.
- Art. 2 - Il giardino storico è una composizione di
architettura il cui materiale è principalmente vegetale, dunque vivente e come
tale deteriorabile e rinnovabile. Il suo aspetto risulta così da un perpetuo
equilibrio, nell'andamento ciclico delle stagioni, fra lo sviluppo e il
deperimento della natura e la volontà d'arte e d'artificio che tende a
conservarne perennemente lo stato.
- Art. 3 - Come monumento il giardino storico deve
essere salvaguardato secondo lo spirito della Carta di Venezia. Tuttavia, in
quanto monumento vivente, la sua salvaguardia richiede delle
regole specifiche che formano l'oggetto della presente Carta.
- Art. 4 - Sono rilevanti nelle composizione
architettonica del giardino storico:
- la sua pianta ed i differenti profili del terreno;
- le sue masse vegetali: le loro essenze, i loro
volumi, il loro gioco di colori, le loro spaziature, le loro altezze rispettive;
- i suoi elementi costruiti o decorativi;
- le acque in movimento o stagnanti, riflesso del
cielo.
- Art. 5 - Espressione dello stretto rapporto tra
civiltà e natura, luogo di piacere, adatto alla meditazione o al sogno, il
giardino acquista così il senso cosmico di un'immagine idealizzata del mondo, un
"paradiso" nel senso etimologico del termine, ma che è testimonianza di una
cultura, di uno stile, di un'epoca, eventualmente dell'originalità di un
creatore.
- Art. 6 - La denominazione di giardino storico si
applica sia a giardini modesti, che a parchi ordinati o paesistici.
- Art. 7 - Che sia legato o no ad un edificio, di cui
è allora il complemento inseparabile, il giardino storico non può essere
separato dal suo intorno ambientale urbano o rurale, artificiale o naturale.
- Art. 8 - Un sito storico è un paesaggio definito,
evocatore di un fatto memorabile, luogo di un avvenimento storico maggiore,
origine di un mito illustre o di una battaglia epica, soggetto di un celebre
dipinto, etc.
- Art. 9 - La salvaguardia dei giardini storici esige
che essi siano identificati ed inventariati. Essa impone interventi
differenziati quali la manutenzione, la conservazione, il restauro. Si può
eventualmente raccomandare il ripristino. L'autenticità di un
giardino storico concerne sia il disegno e il volume delle sue parti che la sua
decorazione o la scelta degli elementi vegetali o minerali che lo
costituiscono.
- Manutenzione, conservazione, restauro,
ripristino
- Art. 10 - Ogni operazione di manutenzione,
conservazione, restauro o ripristino di un giardino storico o di una delle sue
parti deve tenere conto simultaneamente di tutti i suoi elementi. Separandoli le
operazioni altererebbero il legame che li unisce.
- Manutenzione e conservazione
- Art. 11 - La manutenzione dei giardini storici è
un'operazione fondamentale e necessariamente continua. Essendo la materia
vegetale il materiale principale, l'opera sarà mantenuta nel suo stato solo con
alcune sostituzioni puntuali e, a lungo termine, con rinnovamenti ciclici (tagli
completi e reimpianto di elementi già formati).
- Art. 12 - La scelta delle specie di alberi, di
arbusti, di piante, di fiori da sostituire periodicamente deve tenere conto
degli usi stabiliti e riconosciuti per le varie zone botaniche e culturali, in
una volontà di mantenimento e ricerca delle specie originali.
- Art. 13 - Gli elementi di architettura, di scultura,
di decorazione fissi o mobili che sono parte integrante del giardino storico non
devono essere rimossi o spostati se non nella misura necessaria per la loro
conservazione o il loro restauro. La sostituzione o il restauro di elementi in
pericolo devono essere condotti secondo i principi della Carta di Venezia, e
dovrà essere indicata la data di tutte le sostituzioni.
- Art. 14 - Il giardino storico dovrà essere
conservato in un intorno ambientale appropriato. Ogni modificazione
dell'ambiente fisico che possa essere dannosa per l'equilibrio ecologico deve
essere proscritta. Queste misure riguardano l'insieme delle infrastrutture sia
interne che esterne (canalizzazioni, sistemi di irrigazione, strade, parcheggi,
sistemi di custodia, di coltivazione, etc.).
- Restauro e ripristino
- Art. 15 - Ogni restauro e a maggior ragione ogni
ripristino di un giardino storico dovrà essere intrapreso solo dopo uno studio
approfondito che vada dallo scavo alla raccolta di tutta la documentazione
concernente il giardino e i giardini analoghi, in grado di assicurare il
carattere scientifico dell'intervento. Prima di ogni intervento esecutivo lo
studio dovrà concludersi con un progetto che sarà sottoposto ad un esame e ad
una valutazione collegiale.
- Art. 16 - L'intervento di restauro deve rispettare
l'evoluzione del giardino in questione. Come principio non si potrà privilegiare
un'epoca a spese di un'altra a meno che il degrado o il deperimento di alcune
parti possano eccezionalmente essere l'occasione per un ripristino fondato su
vestigia o su documenti irrecusabili. Potranno essere più in particolare oggetto
di un eventuale ripristino le parti del giardino più vicine ad un edificio, al
fine di farne risaltarne la coerenza.
- Art. 17 - Quando un giardino è totalmente scomparso
o si possiedono solo degli elementi congetturali sui suoi stati successivi, non
si potrà allora intraprendere un ripristino valido dell'idea del giardino
storico. L'opera che si ispirerà in questo caso a forme tradizionali, sul sito
di un giardino antico, o dove un giardino non era probabilmente mai esistito,
avrà allora caratteri dell'evoluzione o della creazione o escludendo totalmente
la qualifica di giardino storico.
- Utilizzazione
- Art. 18 - Anche se il giardino storico è destinato
ad essere visto e percorso, è chiaro che il suo accesso deve essere
regolamentato in funzione della sua estensione e della sua fragilità in modo da
preservare la sua sostanza e il suo messaggio culturale.
- Art. 19 - Per natura e per vocazione, il giardino
storico è un luogo tranquillo che favorisce il contatto, il silenzio e l'ascolto
della natura. Questo approccio quotidiano deve essere in opposizione con l'uso
eccezionale del giardino storico come luogo di feste. Conviene allora definire
le condizioni di visita dei giardini storici cosicchè la festa, accolta
eccezionalmente, possa esaltare lo spettacolo del giardino e non snaturarlo o
degradarlo.
- Art. 20 - Se, nella vita quotidiana, i giardini
possano tollerare lo svolgersi di giochi tranquilli, conviene comunque creare,
parallelamente ai giardini storici, alcuni terreni appropriati ai giochi vivaci
e violenti e agli sport, così da rispondere ad una domanda sociale senza nuocere
alla conservazione dei giardini e dei siti storici.
- Art. 21 - La pratica della manutenzione e della
conservazione, i cui tempi sono imposti dalle stagioni, o i brevi interventi che
concorrono a restituire l'autenticità devono sempre avere la priorità rispetto
alle necessità di utilizzazione. L'organizzazione di ogni visita ad un giardino
storico deve essere sottoposta a regole di convenienza adatte a mantenere lo
spirito.
- Art. 22 - Se un giardino è chiuso da mura, non
bisogna eliminarle senza considerare tutte le conseguenze dannose per la
modificazione dell'ambiente e per la sua salvaguardia che potrebbero
risultarne.
- Protezione legale e
amministrativa
- Art. 23 - E' compito delle autorità responsabili
prendere, su consiglio degli esperti, le disposizioni legali e amministrative
atte a identificare, inventariare e proteggere i giardini storici. La loro
salvaguardia deve essere inserita nei piani di occupazione dei suoli e nei
documenti di pianificazione e di sistemazione del territorio. E' ugualmente
compito delle autorità competenti prendere, su consiglio degli esperti
competenti, le disposizioni finanziarie per favorire la conservazione, il
restauro ed eventualmente il ripristino dei giardini storici.
- Art. 24 - Il giardino storico è uno degli elementi
del patrimonio la cui sopravvivenza, a causa della sua natura, richiede cure
continue da parte di persone qualificate. E' bene dunque che studi appropriati
assicurino la formazione di queste persone, sia che si tratti di storici, di
architetti, di architetti del paesaggio, di giardinieri, di botanici. Si dovrà
altresì vigilare produzione regolare di quelle piante che dovranno essere
contenute nella composizione dei giardini storici.
- Art. 25 - L'interesse verso i giardini storici dovrà
essere stimolato con tutte quelle azioni adatte a valorizzare questo patrimonio
ed a farlo conoscere e apprezzare: la promozione della ricerca scientifica, gli
scambi internazionali e la diffusione delle informazioni, la pubblicazione e
l'informazione di base, lo stimolo all'apertura controllata dei giardini al
pubblico, la sensibilizzazione al rispetto della natura e del patrimonio storico
da parte dei mass-media. I giardini storici più importanti saranno proposti
perchè figurino nella Lista del Patrimonio
Mondiale.
Nota
Bene Queste raccomandazioni sono adatte per l'insieme dei giardini
storici del mondo. Questa carta sarà ulteriormente suscettibile di
complementi specifici per i diversi tipi di giardini, correlati alla descrizione
succinta della loro tipologia.
|
|
Copyright © 2003 DGBAP ::
Direzione Generale per i Beni Architettonici e Paesaggistici Via di San
Michele, 22 - 00153 Roma URL: www.bap.beniculturali.it ultima revisione
2004-06-23, a cura della redazione
|
|
Carta italiana dei giardini
storici Carta per la salvaguardia dei giardini storici Il giardino storico (giardini di
case, di palazzi, di ville, parchi, orti botanici, aree archeologiche, spazi
verdi dei centri storici urbani, ecc.) è un insieme polimaterico, progettato
dall'uomo, realizzato in parte determinante con materiale vivente, che insiste
su (e modifica) un territorio antropico, un contesto naturale. Esso, in quante artefatto materiale, è un'opera d'arte e come
tale, bene culturale, risorsa architettonica e ambientale, patrimonio
dell'intera collettività che ne fruisce. Il
giardino, al pari di ogni altra risorsa, costituisce un unicum, limitato,
peribile, irripetibile, ha un proprio processo di sviluppo, una propria storia
(nascita, crescita, mutazione, degrado) che riflette le società e le culture che
lo hanno ideato, costruito, usato o che, comunque, sono entrate in relazione con
esso.
Per quanto concerne i metodi e i
modi d'intervento si richiama la piena validità della carta del restauro del
1964 e delle disposizioni del 1972 in base ai principi in esse indicati e al
conseguente dibattito che ne è seguito, l'intervento di restauro dovrà
rispettare il complessivo processo storico del giardino, poiché tale processo
materializza l'evoluzione della struttura e delle configurazioni via via assunte
nel tempo. Pertanto ogni operazione che tendesse
a privilegiare una singola fase assunta in un certo periodo storico e a
ricrearla ex novo, a spese delle fasi successive, comporterebbe una sottrazione
di risorse e risulterebbe riduttiva e decisamente antistorica. L'intervento
perciò dovrà identificarsi con un intervento di conservazione, e tale obiettivo
dovrà essere conseguito e garantito nel tempo attraverso un processo di
continua, programmata, tempestiva manutenzione. I giardini storici fuori degli
agglomerati urbani non sono separabili dal relativo contesto: il tessuto
agricolo e boschivo, inteso sia come fatto ambientale, sia come luogo di
attività produttiva. La conservazione di un giardino storico è perciò
inscindibile da una corretta opera di programmazione e di pianificazione delle
risorse, finalizzata al riequilibrio del territorio. La conservazione si intende
che debba essere estesa dall'unità di architettura e giardino all'insieme delle
infrastrutture esterne (rete viaria, piazzali d'accesso, canali, rete idrica,
specchi d'acqua, ecc.). Per tutelare e conservare bisogna
conoscere. L'indagine diretta (unita alla schedatura, al vincolo e - ove
necessario - ad un idoneo reimpiego) ancora oggi appare l'esigenza preliminare
di ogni intervento. Il giardino va analiticamente
studiato in tutte le sue componenti (architettoniche, vegetali, idriche,
geologiche, topografiche, ambientali, ecc.) e attraverso documenti e fonti
storiche e letterarie, e attraverso rilievi, topografici e catastali antichi,
nonché ogni altra fonte iconografica, attraverso la fotointerpretazione e - ove
necessario - attraverso l'indagine archeologica diretta. Tale studio analitico e
comparato implica il necessario concorso di molte specifiche
discipline Si richiama l'opportunità - già
espressa nel colloquio Icomos a Zeist nel 1975 - di compilare elenchi delle
essenze corrette dal punto di vista storico per aree culturali e botaniche, al
fine della sostituzione di isolate essenze, sicuramente pertinenti ad un
particolare giardino, ribadendo anche per le specie vegetali il concetto del
restauro conservativo del palinsesto, cioè del mantenimento delle specie
esistenti, immessevi nel tempo e perciò storicizzate. Raccomandazioni Si raccomanda che:
- Il Giardino storico abbia un uso non contrastante
con la sua fragilità e comunque tale da non provocare alterazioni della sua
struttura e dell'uso originario.
Quando un giardino sia di proprietà
pubblica, esso deve essere aperto compatibilmente ai problemi di manutenzione;
occorre dunque favorire l'accesso al pubblico, ma al tempo stesso prendere le
opportune precauzioni contro un eccessivo numero di visitatori, programmando
accettabili soluzioni alternative. I giardini privati, quando non siano
aperti al pubblico, devono essere visitabili in giorni, ore e modi da stabilirsi
da parte dei proprietari; le agevolazioni fiscali (Decreto
del Presidente della Repubblica numero 131 del 1978 ) vanno estese
dai manufatti architettonici alle essenze arboree, qualora queste necessitino di
interventi di manutenzione straordinaria.
- I giardini pubblici nei centri storici debbono
essere esclusi dagli standars urbanistici, in quanto luoghi dedicati
prevalentemente alla passeggiata, al riposo, allo studio. Nella pianificazione
urbana e territoriale vanno previsti perciò nuovi parchi per uso della
collettività e per tutte le sue esigenze.
- Nell'attuale riforma delle legge sui beni culturali
sia dichiarato che nell'elaborazione dei Piani Regolatori siano riconosciuti
come degni di tutela, nella loro perimetrazione globale, i giardini e i parchi
storici anche se ancora non vincolati e ciò ai fini di una auspicata promozione
culturale.
- Il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali crei
un apposito ufficio destinato all'ambiente che curi - in collaborazione con le
Università e tutti gli altri Enti interessati - il censimento e la schedatura
completa dei giardini e a cui faccia capo ogni operazione di vincolo e di
programmazione e coordinamento degli interventi.
- Nei bilanci dello Stato e degli Enti Locali siano
previste voci specifiche concernenti le disponibilità economiche per la
manutenzione dei giardini storici.
- Nei grandi comuni siano istituite scuole di
giardinaggio le quali offrano anche lezione sui giardini storici della zona e
sulla loro particolare manutenzione e conservazione.
- Nelle zone archeologiche, dove sia opportuno
progettare parchi (con concorso nazionale), si tenga conto, con i necessari
apporti collaborativi interdisciplinari, della delicatezza della zona.
- Nelle commissioni edilizie, urbanistiche e
territoriali venga sempre interpellato un esperto di giardini.
- Si organizzino e allestiscano in sito esposizioni e
opportuni sussidi didattici attraverso i quali offrire un'esatta lettera della
genesi del giardino e delle modifiche nel tempo, pubblicizzando tutti i
documenti grafici, letterari, storici e le raffigurazioni antiche, accompagnati
da rilievi e dalle ipotesi ricostruttive e insieme dalla illustrazione della
parte botanica (originaria, sostituita e inserita successivamente, ecc.).
- Nell'attuale riforma e sperimentazione universitaria
si dia riconoscimento istituzionale all'area delle scienze dell'ambiente,
incoraggiando particolari corsi formativi, indirizzi e corsi di laurea, nonché
corsi di specializzazione e perfezionamento post lauream
|
Le competenti autorità avviino gli studi per la costituzione
di un catasto specializzato dei giardini storici, il quale, elencando
le loro peculiari caratteristiche, possa stabilire un pubblico registro,
capace di definire la relativa individualità e di assicurare
nel tempo la necessaria salvaguardia.
|
|
Copyright © 2003 DGBAP :: Direzione Generale per i Beni Architettonici e
Paesaggistici Via di San Michele, 22 - 00153 Roma URL: www.bap.beniculturali.it ultima
revisione 2004-06-23, a cura della redazione |
|
|
Indietro
|| Home
www.villadeivescovi.net
|
|