VILLA DEI VESCOVI

INTERVISTA A GIULIANA D'OLCESE DE CESARE

Published on 28/02/10 at 16:21:23 GMT by lisistrata

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Villa dei Vescovi
«il FAI? Non è nuovo a queste "pensate"»
«Un segno del Rinascimento incastonato dai vigneti del suo brolo: beh, l'idea era di farne un ristorante à la page e un parcheggio nel brolo»
L'"Offerta speciale" del FAI e Cronache da Il Mattino di Padova
Padova 8 Gennaio 2009, dichiarazione del FAI:
«Nel grande brolo saranno ripiantati gli alberi da frutto di un tempo e si potranno riassaporare certe essenze»

 

Due punti di osservazione sul meraviglioso complesso di Villa dei Vescovi
L’Italia è il Paese che per eccellenza possiede le più numerose opere d’arte al mondo, e non si parla soltanto di opere pittoriche o scultoree, ma anche di progetti architettonici che costellano tutta quanta la penisola, rappresentando per il mondo intero un modello imitato ovunque.
Almeno questo fino a pochi anni fa, perché le cose probabilmente stanno inesorabilmente cambiando, infatti sia per le leggi che non sono mai state adeguate e le poche fatte a salvaguardia del territorio e di quanto in esso dovrebbe essere custodito, non sono mai state rispettate fino in fondo, grazie a un sistema iniquo basato su principi esclusivamente clientelari, i lavori utili al mantenimento e alla salvaguardia delle opere d’arte sono svolti attraverso una sorta di scatole cinesi, per cui si parte da un principio di ristrutturazione o di costruzione per arrivare attraverso dei bandi di concorso aperti a tutti, ma al cui conseguimento approdano sempre i “soliti noti” vengono accuratamente occultati i vari assaggi per giungere alla fine a chi metterà in atto il lavoro reale, privo però della responsabilità che si dovrebbe attribuire a coloro ai quali i lavori vengono affidati, si ottengono dei risultati che non possono definirsi risultati, ma si ottengono dei veri obbrobri, delle spaventose distruzioni di opere pubbliche, senza che si levino voci (con qualche rarissima eccezione) a loro difesa.
Ora è la volta di Villa dei Vescovi, quel meraviglioso complesso architettonico, edificato tra il 1535 e il 1542 su un terrapieno dei Colli Euganei, in provincia di Padova, da cui domina il paesaggio circostante.
(vedi il sito del Fai
http://www.fondoambiente.it/beni/villa-dei-vescovi.asp http://www.fondoambiente.it/photogallery/colli-euganei.asp) che sia per la struttura architettonica esterna, che per i tesori che racchiude all’interno si colloca fra le opere d’arte più rappresentative dell’Italia rinascimentale.
La Villa dal 2005 è proprietà del Fondo per l’ambiente Italiano, grazie alla donazione di Vittorio Olcese, che si sarebbe certamente aspettato maggior rispetto per questo capolavoro che merita di essere valorizzato e non distrutto dalla cementificazione selvaggia che appunto i “soliti noti” vogliono fare, pro domo loro. Per conoscere meglio la storia e la sorte di questa Villa veneta ci siamo rivolti alla ex moglie di Vittorio Olcese, la signora Giuliana D’Olcese, che è certamente depositaria della verità storica che riguarda il complesso architettonico.

Giuliana, ci parli di lei, della sua esperienza di vita e del legame con Villa dei Vescovi, cosa ha rappresentato e rappresenta oggi per lei
La mia esperienza di vita? Per descriverla occorrerebbero fiumi di tastiera, ma sintetizziamo per non stancare gli amici navigatori.
Discendente di uno dei grandi Storici dell'Unità d'Italia, Raffaele de Cesare, tra i fondatori del Corriere della Sera, ho ereditato la passione per la Storia, l’arte dall’architettura alla pittura, sono appassionata e studiosa di psicoanalisi, ma anche di politica per la quale ho militato sino a diventare Leader nazionale del Movimento dei Sindaci, del Movimento per le Riforme Istituzionali, sempre nell'ambito politico laico-liberale. Ma ho anche avviato antelitteram il primo seminario per il Federalismo e le primarie, poi seminari per la Legge Elettorale.
Da mio padre Sergio de Cesare giornalista, e direttore del "RACI" la rivista del duca d'Aosta, ho ereditato la passione per l’editoria e il giornalismo, così ho promosso il lancio editoriale di sette magazin dell'editore Giunti, di edizioni di Franco Maria Ricci, il Premio Scanno. Ho organizzato sponsorizzazioni, raccolte di fondi, appelli per monumenti in rovina, per raccolte di firme, per i Referendum, eventi per il Coni, Confindustria, l'ENI, Confcommercio.
Appassionata di oggetti Art Nouveau e Art decò, della Scuola di Vienna di pittura vetreria scultura e mobili, ho organizzato nella mia galleria d'arte di via Bigli a Milano grandi mostre di Simbolismo e Surrealismo e raccolta di fondi per il restauro del Loggiato del Museo di Brera.
Agli albori di internet in Italia, mi sono inventata il giornalismo e le interviste on line, le Newsletter, le liste di e-mail con cui ho fatto e faccio lanci, in amateur, di tutti i generi. In questo periodo sono impegnata nella difesa del brolo rinascimentale di Villa dei Vescovi progettata dal Falconetto, di Andrea da Valle, il magnifico brolo.

Ci descriva Villa dei Vescovi, la sua storia. Origini, località, a chi è appartenuta, come è passata di mano in mano
In pillole anche Villa dei Vescovi, sul prima e sul dopo che Vittorio Olcese ed io, in comproprietà proindiviso, la acquistammo dal Vescovo di Padova, Monsignor Bortignon. Descriverla è impossibile, invito tutti, quando sarà riaperta dal FAI che sta ristrutturandola, a visitarla. Merita un week end tra i Colli Euganei che sono splendidi, ricchi di locande con cibi e vini veneti, non può sapere quanto appetitosi! Un paradiso, ci vada e mi dirà.
Il minuscolo paese di Luvigliano di Torreglia, Padova, ove si erge maestosa la splendida creatura rinascimentale di Gian Maria Falconetto, salvata da sicura rovina da Vittorio Olcese e me, è un luogo storico della Veneta Serenissima Repubblica, magico, indimenticabile. E' una casa che dispensa felicità e benessere a chi la ama, infelicità e sciagure a chi la calpesta e trama ai suoi danni. Sa', le dimore antiche...
La storia dei mecenati, come Alvise Cornaro e il Cardinal Pisani che vollero Villa dei Vescovi, architetti, artisti, pittori e scultori, maestri del marmo e delle pietre e del legno, degli stucchi, delle acque e dei giardini e dei decori che la progettarono, la edificarono, la decorarono, la adornarono, la resero aperta, attiva ma meditativa e bucolica, misteriosa e segreta, unica al mondo? Vuole sapere nascita, vita, tramonto, morte e resurrezione di Villa dei Vescovi?
Sono minuziosamente, storicamente, scientificamente e, veritieramente, descritte su tre siti web: http://villadeivescovi.net  http://villadeivescovi.org e su http://www.virusilgiornaleonline.com
Chi ama viaggiare on line attraverso le meraviglie italiane, e le amarissime e sconvolgenti sorprese che capitano anche nelle "migliori famiglie" come il FAI, vuol vedere, scoprire, formarsi un'opinione sulla verità delle cose, navighi sui tre siti, farà scoperte meravigliose ma anche da brivido oltre che sensazionali e divertenti.
Atti giudiziari, testamentari, notarili, documenti ufficiali di Conservatorie, Sopraintendenze, Curia di Padova ed Enti veneti, fotografie di tutti i generi.
Il brolo alla maniera del Sansovino, del Vignola, del Sangallo, stanze da pranzo alla maniera del Veronese, bagni favolosi alla Luchino Visconti, stanze da letto alla maniera del Carpaccio, logge alla Cima da Conegliano, stanze arredate e ornate da me con rigore e misura unici, sagre paesane e gran balli di gala, cacce alle uova di Fabergè, personaggi e artisti celeberrimi, illuminazioni e notturni magici, mascheroni enigmatici e giochi di architetture, pitture, giardini e broli veneti e romani affascinanti. E inoltre, cronache corrette, mai falsificanti la realtà dei personaggi che l'hanno edificata, o restaurata e abitata e resa celebre nel mondo, e tutto un mondo che passando ha lasciato le sue tracce.

Due angoli interni di Villa dei Vescovi, sala da pranzo, affresco
Troverete anche il Premio nel Mondo per il miglior restauro e arredo di un'opera d'arte assegnato a Vittorio e Giuliana Olcese dall'American National Society of Interiors Decorators Foundation. La premiazione a Venezia, il corteo di gondole e… tanto altro ancora.

Come mai si occupa ancora oggi del destino di Villa dei Vescovi?
Intanto perché desidero perpetrare la sua storia artistica, umana, vera, autentica, non adulterata e falsificata ad hoc, e pro domo sua di un qualcuno interessato ad assumere mera fama mediatica, notorietà professionale. In secondo luogo, ricostruendone la memoria storica, artistica e umana, lascio al mondo la testimonianza, l'eredità autentica e non adulterata, della sua e della nostra storia. La storia di Vittorio, Giuliana e Carolina Olcese intrecciata e scolpita, incancellabile, dalla storia di Villa dei Vescovi. Storia che, forse a qualcuno, sta particolarmente a cuore cancellare, seppellire, fingere che a Villa dei Vescovi Carolina e Giuliana Olcese non siano mai esistite. Di questo passo, dai Vescovi, cancelleranno anche Vittorio Olcese, e al suo posto, ci piazzeranno "il Parterre della salsiccia lombarda".

Abbiamo sentito parlare del suo specialissimo orto o brolo e dei lavori di riqualificazione, ce lo può descrivere e spiegarci cosa riguarda questa ristrutturazione e riqualificazione?

Il brolo rinascimentale di Villa dei Vescovi
Del brolo rinascimentale di Villa dei Vescovi, o giardino, o orto, un tutt'uno con le scalinate, i terrazzati e la Grotta del Nettuno - progetto e realizzazione del celebre architetto Andrea da Valle - non Scamozziano o di Scamozzi come sostiene, scrive e blatera qualche intemperante ignorante -evidentemente "foresto", non veneto- il FAI ne fa, senta questa, "Il parterre di Villa dei Vescovi".

 il progetto del parterre che cancella il brolo
E come sarebbe questo Serenissimo francesismo di chi non sa più cosa inventarsi per far scalpore, firmare orrori eterni?
Via gli alberi secolari, via il pozzo originale, via la limonaia, via i quattro grandi secolari fazzoletti di terra e del brolo del XVI secolo cosa ne fa il FAI? Si tenga forte se no stramazza: Pavimenta in pietre di trachite, ha sentito bene, il brolo cinto da mura Sansovinesche e ne fa un arroventato "parterre". Un
... ( parole rimosse a seguito di diffida Fai »  ). Un'adulterazione della Storia.
Pensi lei, parla chi è socia sostenitrice del Fai, lo ama e, per aiutare il FAI nei restauri della villa, ne ha adottato una stanza. Ciò non senza pesanti sacrifici.

Ha dei suggerimenti da dare?
Come potrei approvare un tale arbitrario squalificante rimaneggiamento della storia e dell'arte?! Vittorio si rivolta nella tomba.
Suggerimenti al FAI? Che abbiano il rispetto dovuto alla storia dei vescovi della Serenissima, alla storia del Veneto, di Padova e della loro meravigliosa creatura. Creatura del mondo. Che rispettino il Falconetto, il Da Valle e i grandi artisti che hanno lavorato a Villa dei Vescovi, e infine, abbiano il dovuto rispetto per la memoria di Vittorio Olcese e per Giuliana D'Olcese de Cesare vecchi e grandi amici della signora Crespi Presidente del FAI, e per nostra figlia, Carolina Olcese.

Si può far qualcosa per mantenere intatto un pezzo della nostra storia? Cosa si augura che venga realizzato nel nostro Paese?
La xe una cossa massa massa dura risponder a Lorsignora Eccellentissima e Riveritissima. (;-)
Dopo quello che abbiamo visto e sentito non possiamo che comprendere lo stato d'animo di Giuliana D'Olcese e ci auguriamo che il suo grido di dolore trovi qualche orecchio che sia capace di coglierne il significato profondo e l'utilità di non fare a pezzi la nostra storia, solo per permettere a qualcuno di rimpinguarsi il portafoglio.
  Adriana Bolchini

Villa dei Vescovi

«Un segno del Rinascimento incastonato dai vigneti del suo brolo: beh, l'idea era di farne un ristorante à la page e un parcheggio nel brolo»
Padova 8 Gennaio 2009, dichiarazione del FAI:
«Nel grande brolo saranno ripiantati gli alberi da frutto di un tempo e si potranno riassaporare certe essenze»
«il FAI? Non è nuovo a queste "pensate"»
L'"Offerta speciale" del FAI del Febbraio 2010? Eccola

FAI Fondo Ambiente Italiano Newsletter istituzionale febbraio (2010,ndr)
FAI un gesto speciale Adotta una pietra di Villa dei Vescovi

"Oggi hai la possibilità di fare un gesto davvero speciale, legando per sempre il tuo nome alla storia di questa magnifica dimora. Con una donazione di 200 euro, infatti, potrai adottare una pietra in trachite che sarà posata e personalizzata con le tue iniziali nel parterre della Villa. Ti sentirai orgoglioso nel sapere di aver contribuito personalmente a far risplendere questa meraviglia del patrimonio culturale italiano."(!)ndr

 

Stralci da Il Mattino di Padova, scriveva Sabato 28 Aprile 2007, poi l'8 Gennaio 2009

VENETO TORREGLIA - Villa dei Vescovi, museo vivente Documenterà il «vivere in villa»
Renato Malaman
Il Mattino di Padova 08/01/2009

 

TORREGLIA.(...). Stiamo parlando del restauro di Villa dei Vescovi di Luvigliano, uno dei più importanti monumenti dell’area collinare euganea, ritenuto il capolavoro dell’architetto Giovanni Maria Falconetto. Un dono di Olcese. Villa che la famiglia Olcese ha donato al Fai qualche anno dopo la scomparsa di Vittorio Olcese, industriale tessile lombardo, ex deputato repubblicano e sottosegretario del Governo Spadolini, morto a 82 anni nel 1999. Giulio Muratori, architetto, capo delegazione del Fai di Padova, cita la «benedizione» strappata anche alla Panajotti perchè il parere seppur informale della presidente padovana di Italia Nostra, membro anche della giunta nazionale dell’associazione, costituisce un tassello importante nel ricomporre la coralità d’intenti dopo le polemiche scatenatesi due anni fa. Quando qualcuno, non la Panajotti, gridò allo scandalo, parlando di hotel a 5 stelle e di mega ristorante nella villa. «Niente di più falso - dice Muratori. Villa dei Vescovi diventerà un “museo vivente”, dove si potranno ritrovare le suggestioni del “vivere in villa” (Il vivere in villa senza brolo!ndr). Ci sarà una parte didattica con la storia della costruzione della villa e le funzioni da essa assunte nei vari secoli e poi anche una parte all’aperto. Nel grande brolo saranno ripiantati gli alberi da frutto di un tempo e si potranno riassaporare certe essenze».
Centro congressi e altro. (...). Il progetto è di Christian Campanella, docente del Politecnico di Milano, la parte esterna è curata da Domenico Luciani.
(...). 

IL RESTAURO A LUVIGLIANO. A VILLA DEI VESCOVI VINCE IL BUON SENSO
Il Fai ripensa il progetto: niente più ascensore, si ridimensiona l'ipotesi ristorante
di Paolo Coltro
IL MATTINO DI PADOVA
sabato 28 aprile 2007

 

Sembra che il Fai si sia ricordato di essere il Fai. Vi ricordate l'allarme che correva sotterraneo da più parti e apparso anche su queste pagine, a proposito di Villa dei Vescovi a Luvigliano? Il palazzo archetipo della villa veneta, l'edificio che incarna "la perfetta armonia tra natura e arte"? Proprio quello, che si adagia su un colle per vedere ed essere visto, un segno del Rinascimento calato tra il verde degli Euganei e incastonato dai vigneti del suo brolo: beh, l'idea era di farne un ristorante à la page. Mettere sotto il naso dei padovani blasé, dei tedeschi delle terme, dei turisti culturali l'occasione di una cena tra le mura cinquecentesche che avevano accolto i passi e i pensieri del suo committente Nicolò Pisani episcopus patavinus, e della cerchia degli umanisti del suo tempo. Ma Villa dei Vescovi è un monumento tornato (faticosamente) a vivere da una cinquantina d'anni, e ha ripreso a pieno titolo il posto che le compete nella storia dell'architettura, nelle cronache di una cultura lunga più dei cinque secoli della sua vita. Un bene da non buttare in pasto nemmeno se lo chef è raffinato e le tovaglie sono di lino.
Sembra che il Fai si sia ricordato di essere il Fai.
Ha fatto marcia indietro. Dopo una riunione con il comitato scientifico, il progetto di ristorante ripiega su una più modesta e necessaria caffetteria con qualche tavolo di ristoro. Cadono anche alcuni degli interventi di "restauro" che più destavano perplessità: non si farà più l'ascensore che nel progetto collegava il piano terra al sottotetto (passando in un vano affrescato...), per dare accesso agli appartamenti da trasformare in suites. (...). Adesso si può parlare di restituzione, non di stravolgimento e di sfruttamentoMa vediamo com'è successo. (...). (...).
LE PERPLESSITÀ
A progetto ultimato, il Fai ha ottenuto il nulla osta dalla Soprintendenza, firmato da Guglielmo Monti. Il piano di intervento (quattro milioni di euro in totale) è stato presentato pubblicamente, durante una cerimonia che ha privilegiato gli aspetti mediatici a quelli tecnici. A questo punto, dopo l'"assaggio" del progetto, hanno cominciato a circolare precise preoccupazioni tra i membri del Comitato Scientifico. Che non avevano ancora potuto vedere le tavole dell'architetto Campanella: C’è stata una riunione decisiva il 24 aprile scorso. Il direttore generale del Fai, Marco Magnifico, e i progettisti, di fronte al Comitato Scientifico. Una discussione serrata, un confronto occhi negli occhi. Tutti combattivi: da Guido Beltramini a Domenico Luciani, i più determinati, con il sostegno forte di Elisabetta Saccomani, Vincenzo Mancini e monsignor Andrea Nante. Più elastica la posizione di Gianni Golin. Il confronto è stato vero. E' li che il Fai ha capito. Ha capito, e velocemente, che il profilo culturale doveva prevalere su quello, peraltro fondamentale, di una gestione economica possibile. Ha capito che il Fondo viene visto come entità di tutela, come pietra angolare del rispetto degli interventi: e che non potevano esserci sbavature. Ha capito che andava evitato il rischio che Villa dei Vescovi, al di là delle volontà, si trasformasse in Ristorante dei Vescovi, subordinando il fascino e l'importanza del monumento ad un pur prestigioso epicureismo.
IL DOCUMENTO
Così da quella riunione è uscito un documento sottoscritto dal Fai e da tutti i componenti del Comitato Scientifico. Ecco i passaggi più importanti: (...).
In particolare, si è convenuto che alcuni
interventi programmati non fossero del tutto indispensabili all'utilizzo del monumento e anzi, potessero prestarsi a dare dell'intervento un'immagine troppo invasiva. Seguono le indicazioni già descritte: addio ascensore, addio bagni e addio orario serale della caffetteria-ristoro. E ancora: "Tali decisioni sono state ispirate anche dalla volontà emersa chiaramente e con condivisione durante il confronto con il Comitato Scientifico, di comunicare un criterio di intervento il più possibile misurato, contenuto e di "buon senso". (...).
CHI C’È NEL COMITATO SCIENTIFICO
Il Comitato Scientifico che ha fatto sentire la propria presenza in modo così deciso è composto da Guido Beltramini, direttore del Centro Internazionale di Studi Andrea Palladio di Vicenza; da Gianni Golin, direttore dell’Arpai di Vicenza; da Elisabetta Saccomanni, docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università degli Studi di Padova, da Vincenzo Mancini, che lavora con la Fondazione Cini e l’Università di Padova, da Andrea Nante, direttore del Museo Diocesiano di Padova.
Del Comitato faceva parte anche l’architetto Domenico Luciani, che peraltro ha ricevuto l’incarico per la salvaguardia e valorizzazione degli spazi aperti contestuali a Villa dei Vescovi: ha deciso quindi di uscirne per non trovarsi nella posizione di controllore-controllato.
Le competenze. Beltramini è ovviamente un esperto di architettura del Cinquecento, Golin si occupa di tutela delle fabbriche antiche, Saccomanni e Mancini sono i superesperti di Sustris, il pittore che ha affrescato la Villa; infine Andrea Nante conosce le dinamiche culturali dell’Umanesimo padovano.
IL NULLAOSTA DELLA SOPRINTENDENZA
La Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici non ha dato il nulla osta a cuor leggero: più di cento tavole di progetto da esaminare, sopralluoghi, riflessioni. Alla fine l'o.k. è stato dato al piano generale, non senza aver cassato l'idea balzana di ospitare un parcheggio nel brolo (sul punto, mea culpa del Fai).[Già, però pare che questa scelta forsennata e distruttrice si stia invece attuando,ndr].
Ma su alcune questioni tecniche, la Soprintendenza ha imposto prescrizioni precise e approfondimenti. Per esempio, aveva detto di spostare
l'ascensore da molti incriminato. Non e d'accordo sulle grondaie che dovrebbero sostituire i doccioni. Insomma, un lavoro certosino che è tuttora un work in progress.
(
Su Google,ndr):
la villa dei vescovi cedri mutilati e grondaie che luccicano
8 gen 2009 ... VILLA DEI VESCOVI interventi assolutamente discutibili realizzati sullo storico ... collinare euganea, ritenuto il capolavoro dell'architetto Giovanni Maria Falconetto. ... la parte esterna è curata da Domenico Luciani. ...
www.villadeivescovi.net/vivere_in_villa.htm
IL DIRETTORE: "CONTROLLI PERIODICI SUI LAVORI"
Per Marco Magnifico, direttore generale culturale del Fai, (non più direttore, ma dal Febbraio 2010 vicepresidente del Fai,ndr) "era quello che volevamo tutti".
E continua: "Forse c'è stata qualche incertezza di comunicazione nei confronti del Comitato Scientifico, ma adesso ci siamo parlati e la condivisione è totale".
Anche se in una lettera all'istituto Ville venete scrivevate che le preoccupazioni erano tutte balle. Poi avete deciso un rapido "ripensamento"...
"Guardi, al di là dei particolari tecnici, quello di cui ci siamo resi conto è che al Fai si guarda come ad un'entità seria e autorevole. E' stata un'enorme soddisfazione cogliere questo aspetto, anche nella sua deriva che ci ha posto dei limiti. In fondo, noi siamo di esempio, non possiamo sbagliare e non possiamo nemmeno osare troppo. E' stata anche la consapevolezza di questo aspetto che ci ha fatto riconsiderare tutta la questione"."(...)". 

 

Ma dal 28 aprile 2007 in avanti, chi della Sopraintendenza di Padova ha dato i nuovi permessi?
Chi ha autorizzato la distruzione del brolo Rinascimentale di Villa dei Vescovi ?
Chi nel FAI e nel Comitato scientifico ha scavalcato i "buoni propositi"
tanto da osare l'inosabile distruggendo il brolo di Andrea da Valle per pavimentarlo in pietre di trachite e

offrirle ai soci in cambio di 200 euro ciascuna?

 

Villa Pisani, Nani Mocenigo, Bolognesi, Scalabrin
NELLE CRONACHE VENGONO DESCRITTI, SEMPRE, BROLI DI TERRA, MAI DI PIETRE O MATTONI
http://www.villevenete.net/portalVV/faces/public/viven/home/dettaglio-villa/descrizione
 

Le proprietà acquisite nel 1468 dalla ricchissima famiglia veneziana dei Pisani nel padovano costituivano un vero e proprio feudo, che comprendeva i quattro paesi di Solesino, Boara, Stanghella e Vescovana; nel corso del XVI e del XVII sec. l'area fu sottoposta a ingenti opere di bonifica e di riorganizzazione fondiaria, fornendo una costante rendita finanziaria.
A Vescovana si trovavano la nuova pieve e la casa padronale fatte edificare prima del 1570 da Francesco Pisani, vescovo della città di Padova e committente della Villa dei Vescovi a Luvigliano, progettata da Falconetto e da Alvise Cornaro. Fra il '500 e il '600, la residenza di Vescovana si doveva già presentare come un vasto complesso, dominato dall'edificio dominicale a tre piani, al quale erano annesse, su ciascun lato, lunghe barchesse porticate. Nello spazio circostante si trovavano alcuni rustici e una torre colombara, così come mostra un disegno conservato presso l'Archivio di Stato di Venezia. Nel grande giardino e nel brolo venivano coltivati alberi da frutto e piante di agrumi; la produzione di cedri, limoni, pesche e fiori rappresentava infatti una voce fondamentale del bilancio economico della famiglia.
Agli inizi dell'800, il tracollo della nobiltà veneziana ebbe ripercussioni anche sulla tenuta di Vescovana e soltanto il brolo continuò a essere coltivato. L'arrivo di Evelina van Millingen, sposa di Almorò III Pisani nel 1852, determinò una svolta nella storia della villa: la nuova proprietaria si impegnò nel risollevarne le sorti, dando avvio a un insieme di trasformazioni sia negli ambienti interni che negli spazi esterni. La villa vera e propria fu dotata di terrazze in corrispondenza del piano nobile e di ricche decorazioni a stucco e affresco all'interno. Il giardino venne interamente risistemato, unendo il gusto inglese alle qualità del giardino all'italiana.
Alla metà del XIX sec. risale inoltre la costruzione dell'edificio più originale del complesso, ossia la piccola cappella posta al limite meridionale del parco e voluta da Almorò Pisani come luogo privato di sepoltura e di preghiera; essa fu progettata e realizzata in forme neogotiche dall'architetto Pietro Selvatico Estense e dallo scultore Antonio Gradenigo e consacrata nel 1860. Agostino Nani Mocenigo, ultimo erede testamentario della villa, ha donato la cappella alla parrocchia di Vescovana nel 1994.
Eccellenze del complesso: Giardini

 
Il "Lucianipensiero"
''Un luogo - spiega Domenico Luciani, direttore della Fondazione Benetton Studi Ricerche- occupa uno spazio, ha un sito e una postura. E' forma e vita in continua modificazione. E' temporalità e commensurabilità spaziale. Comporta una responsabilità per la salvaguardia della sua identità.''
http://www.undo.net/cgi-bin/undo/pressrelease/pressrelease.pl?id=1050417350

 

Chi ha tradito progetto e sondaggio del FAI?
Proprio il FAI e l'architetto Domenico Luciani

 

 Come è nata l’idea del progetto?
L’obiettivo di Ribaltare l’Orizzonte è rispettare l’area del Brolo, uno spazio quasi sacrale
http://www.iluoghidelcuore.it/news/Intervista_ai_vincitori_del_workshop_sul_Brolo_di_San_Giacomo_di_Veglia.html

In mostra a Venezia il futuro del Brolo
Esposti i sei progetti legati ai Luoghi del Cuore del FAI

Sei progetti che individuano le strategie per affrontare al meglio le sfide che attendono il Brolo del Monastero di San Giacomo di Veglia, vincitore della terza edizione del censimento "I Luoghi del Cuore" del FAI. Da mercoledì 27 gennaio sono in mostra a Venezia nel centralissimo Campo San Luca.

Si apre mercoledì 27 gennaio alle 14.45 la mostra dedicata ai sei progetti elaborati negli ultimi mesi a partire dalle idee emerse nel workshop internazionale di progettazione tenutosi lo scorso settembre a Vittorio Veneto.
L’esposizione, che illustra con plastici e pannelli i diversi progetti, è allestita a Venezia nel centralissimo Campo San Luca, a Palazzo Nervi Scattolin, sede centrale della Cassa di Risparmio di Venezia del gruppo Intesa Sanpaolo, partner di  “I Luoghi del Cuore”: la mostra, come il workshop, è nata infatti nell’ambito del censimento, che aveva visto nel 2006 il Brolo del Monastero di San Giacomo di Veglia, Vittorio Veneto (Tv) classificarsi come luogo più votato dagli italiani, con ben 13.060 segnalazioni. Una giuria di esperti sceglierà, tra i sei progetti, quello che meglio risponde alle sfide che attendono il Brolo, in base agli obiettivi stabiliti dal FAI e volti a coniugare la vocazione agricola e naturalistica dell’area con le esigenze dell’area urbana e dei diversi portatori di interesse.
Il Brolo, oggi un ampio spazio verde di proprietà del Comune di Vittorio Veneto, che protegge il Monastero di San Giacomo di Veglia dalla pressione urbana e industriale dell’area circostante, era stato individuato in passato dal Comune come possibile terreno di espansione del centro urbano. Grazie alla visibilità ottenuta attraverso il censimento dei “Luoghi del Cuore”, il Brolo è oggi parzialmente tutelato da un vincolo paesaggistico ed è in parte coltivato grazie a un progetto di utilità sociale. Filo rosso dei sei progetti esposti in mostra, tutti di alto livello, è quello di accentuare l’identità agricola del Brolo, posta a servizio della comunità di San Giacomo di Veglia, enfatizzando la presenza dell’acqua e inserendo uno spazio destinato alla fruizione pubblica. Si spazia da interventi di impatto minimo alla soluzione più estrema e provocatoria, che propone di costruire un nuovo quartiere all’interno del Brolo.
Per maggiori informazioni visitate il sito www.iluoghidelcuore.it

 


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Carta per la salvaguardia dei giardini storici
Carta italiana
Riunito a Firenze il 21 maggio 1981, il Comitato internazionale dei giardini storici ICOMOS-IFLA ha deciso di elaborare una carta relativa alla salvaguardia dei giardini storici che porterà il nome di questa città. Questa carta è stata redatta dal Comitato e registrata il 15 dicembre 1982 dall' ICOMOS con l'intento di completare la "Carta di Venezia" in questo particolare ambito.

  1. Definizioni e obbiettivi
    • Art. 1 - Un giardino storico è una composizione architettonica e vegetale che dal punto di vista storico o artistico presenta un interesse pubblico. Come tale è considerato come un monumento.
    • Art. 2 - Il giardino storico è una composizione di architettura il cui materiale è principalmente vegetale, dunque vivente e come tale deteriorabile e rinnovabile. Il suo aspetto risulta così da un perpetuo equilibrio, nell'andamento ciclico delle stagioni, fra lo sviluppo e il deperimento della natura e la volontà d'arte e d'artificio che tende a conservarne perennemente lo stato.
    • Art. 3 - Come monumento il giardino storico deve essere salvaguardato secondo lo spirito della Carta di Venezia. Tuttavia, in quanto monumento vivente, la sua salvaguardia richiede delle regole specifiche che formano l'oggetto della presente Carta.
    • Art. 4 - Sono rilevanti nelle composizione architettonica del giardino storico:
      • la sua pianta ed i differenti profili del terreno;
      • le sue masse vegetali: le loro essenze, i loro volumi, il loro gioco di colori, le loro spaziature, le loro altezze rispettive;
      • i suoi elementi costruiti o decorativi;
      • le acque in movimento o stagnanti, riflesso del cielo.
    • Art. 5 - Espressione dello stretto rapporto tra civiltà e natura, luogo di piacere, adatto alla meditazione o al sogno, il giardino acquista così il senso cosmico di un'immagine idealizzata del mondo, un "paradiso" nel senso etimologico del termine, ma che è testimonianza di una cultura, di uno stile, di un'epoca, eventualmente dell'originalità di un creatore.
    • Art. 6 - La denominazione di giardino storico si applica sia a giardini modesti, che a parchi ordinati o paesistici.
    • Art. 7 - Che sia legato o no ad un edificio, di cui è allora il complemento inseparabile, il giardino storico non può essere separato dal suo intorno ambientale urbano o rurale, artificiale o naturale.
    • Art. 8 - Un sito storico è un paesaggio definito, evocatore di un fatto memorabile, luogo di un avvenimento storico maggiore, origine di un mito illustre o di una battaglia epica, soggetto di un celebre dipinto, etc.
    • Art. 9 - La salvaguardia dei giardini storici esige che essi siano identificati ed inventariati. Essa impone interventi differenziati quali la manutenzione, la conservazione, il restauro. Si può eventualmente raccomandare il ripristino. L'autenticità di un giardino storico concerne sia il disegno e il volume delle sue parti che la sua decorazione o la scelta degli elementi vegetali o minerali che lo costituiscono.
  2. Manutenzione, conservazione, restauro, ripristino
    • Art. 10 - Ogni operazione di manutenzione, conservazione, restauro o ripristino di un giardino storico o di una delle sue parti deve tenere conto simultaneamente di tutti i suoi elementi. Separandoli le operazioni altererebbero il legame che li unisce.
    • Manutenzione e conservazione
    • Art. 11 - La manutenzione dei giardini storici è un'operazione fondamentale e necessariamente continua. Essendo la materia vegetale il materiale principale, l'opera sarà mantenuta nel suo stato solo con alcune sostituzioni puntuali e, a lungo termine, con rinnovamenti ciclici (tagli completi e reimpianto di elementi già formati).
    • Art. 12 - La scelta delle specie di alberi, di arbusti, di piante, di fiori da sostituire periodicamente deve tenere conto degli usi stabiliti e riconosciuti per le varie zone botaniche e culturali, in una volontà di mantenimento e ricerca delle specie originali.
    • Art. 13 - Gli elementi di architettura, di scultura, di decorazione fissi o mobili che sono parte integrante del giardino storico non devono essere rimossi o spostati se non nella misura necessaria per la loro conservazione o il loro restauro. La sostituzione o il restauro di elementi in pericolo devono essere condotti secondo i principi della Carta di Venezia, e dovrà essere indicata la data di tutte le sostituzioni.
    • Art. 14 - Il giardino storico dovrà essere conservato in un intorno ambientale appropriato. Ogni modificazione dell'ambiente fisico che possa essere dannosa per l'equilibrio ecologico deve essere proscritta. Queste misure riguardano l'insieme delle infrastrutture sia interne che esterne (canalizzazioni, sistemi di irrigazione, strade, parcheggi, sistemi di custodia, di coltivazione, etc.).
    • Restauro e ripristino
    • Art. 15 - Ogni restauro e a maggior ragione ogni ripristino di un giardino storico dovrà essere intrapreso solo dopo uno studio approfondito che vada dallo scavo alla raccolta di tutta la documentazione concernente il giardino e i giardini analoghi, in grado di assicurare il carattere scientifico dell'intervento. Prima di ogni intervento esecutivo lo studio dovrà concludersi con un progetto che sarà sottoposto ad un esame e ad una valutazione collegiale.
    • Art. 16 - L'intervento di restauro deve rispettare l'evoluzione del giardino in questione. Come principio non si potrà privilegiare un'epoca a spese di un'altra a meno che il degrado o il deperimento di alcune parti possano eccezionalmente essere l'occasione per un ripristino fondato su vestigia o su documenti irrecusabili. Potranno essere più in particolare oggetto di un eventuale ripristino le parti del giardino più vicine ad un edificio, al fine di farne risaltarne la coerenza.
    • Art. 17 - Quando un giardino è totalmente scomparso o si possiedono solo degli elementi congetturali sui suoi stati successivi, non si potrà allora intraprendere un ripristino valido dell'idea del giardino storico. L'opera che si ispirerà in questo caso a forme tradizionali, sul sito di un giardino antico, o dove un giardino non era probabilmente mai esistito, avrà allora caratteri dell'evoluzione o della creazione o escludendo totalmente la qualifica di giardino storico.
  3. Utilizzazione
    • Art. 18 - Anche se il giardino storico è destinato ad essere visto e percorso, è chiaro che il suo accesso deve essere regolamentato in funzione della sua estensione e della sua fragilità in modo da preservare la sua sostanza e il suo messaggio culturale.
    • Art. 19 - Per natura e per vocazione, il giardino storico è un luogo tranquillo che favorisce il contatto, il silenzio e l'ascolto della natura. Questo approccio quotidiano deve essere in opposizione con l'uso eccezionale del giardino storico come luogo di feste. Conviene allora definire le condizioni di visita dei giardini storici cosicchè la festa, accolta eccezionalmente, possa esaltare lo spettacolo del giardino e non snaturarlo o degradarlo.
    • Art. 20 - Se, nella vita quotidiana, i giardini possano tollerare lo svolgersi di giochi tranquilli, conviene comunque creare, parallelamente ai giardini storici, alcuni terreni appropriati ai giochi vivaci e violenti e agli sport, così da rispondere ad una domanda sociale senza nuocere alla conservazione dei giardini e dei siti storici.
    • Art. 21 - La pratica della manutenzione e della conservazione, i cui tempi sono imposti dalle stagioni, o i brevi interventi che concorrono a restituire l'autenticità devono sempre avere la priorità rispetto alle necessità di utilizzazione. L'organizzazione di ogni visita ad un giardino storico deve essere sottoposta a regole di convenienza adatte a mantenere lo spirito.
    • Art. 22 - Se un giardino è chiuso da mura, non bisogna eliminarle senza considerare tutte le conseguenze dannose per la modificazione dell'ambiente e per la sua salvaguardia che potrebbero risultarne.
  4. Protezione legale e amministrativa
    • Art. 23 - E' compito delle autorità responsabili prendere, su consiglio degli esperti, le disposizioni legali e amministrative atte a identificare, inventariare e proteggere i giardini storici. La loro salvaguardia deve essere inserita nei piani di occupazione dei suoli e nei documenti di pianificazione e di sistemazione del territorio. E' ugualmente compito delle autorità competenti prendere, su consiglio degli esperti competenti, le disposizioni finanziarie per favorire la conservazione, il restauro ed eventualmente il ripristino dei giardini storici.
    • Art. 24 - Il giardino storico è uno degli elementi del patrimonio la cui sopravvivenza, a causa della sua natura, richiede cure continue da parte di persone qualificate. E' bene dunque che studi appropriati assicurino la formazione di queste persone, sia che si tratti di storici, di architetti, di architetti del paesaggio, di giardinieri, di botanici. Si dovrà altresì vigilare produzione regolare di quelle piante che dovranno essere contenute nella composizione dei giardini storici.
    • Art. 25 - L'interesse verso i giardini storici dovrà essere stimolato con tutte quelle azioni adatte a valorizzare questo patrimonio ed a farlo conoscere e apprezzare: la promozione della ricerca scientifica, gli scambi internazionali e la diffusione delle informazioni, la pubblicazione e l'informazione di base, lo stimolo all'apertura controllata dei giardini al pubblico, la sensibilizzazione al rispetto della natura e del patrimonio storico da parte dei mass-media. I giardini storici più importanti saranno proposti perchè figurino nella Lista del Patrimonio Mondiale.

Nota Bene
Queste raccomandazioni sono adatte per l'insieme dei giardini storici del mondo.
Questa carta sarà ulteriormente suscettibile di complementi specifici per i diversi tipi di giardini, correlati alla descrizione succinta della loro tipologia.

 

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ultima revisione 2004-06-23, a cura della
redazione

 

Carta italiana dei giardini storici Carta per la salvaguardia dei giardini storici
Il giardino storico (giardini di case, di palazzi, di ville, parchi, orti botanici, aree archeologiche, spazi verdi dei centri storici urbani, ecc.) è un insieme polimaterico, progettato dall'uomo, realizzato in parte determinante con materiale vivente, che insiste su (e modifica) un territorio antropico, un contesto naturale. Esso, in quante artefatto materiale, è un'opera d'arte e come tale, bene culturale, risorsa architettonica e ambientale, patrimonio dell'intera collettività che ne fruisce. Il giardino, al pari di ogni altra risorsa, costituisce un unicum, limitato, peribile, irripetibile, ha un proprio processo di sviluppo, una propria storia (nascita, crescita, mutazione, degrado) che riflette le società e le culture che lo hanno ideato, costruito, usato o che, comunque, sono entrate in relazione con esso.
Per quanto concerne i metodi e i modi d'intervento si richiama la piena validità della carta del restauro del 1964 e delle disposizioni del 1972 in base ai principi in esse indicati e al conseguente dibattito che ne è seguito, l'intervento di restauro dovrà rispettare il complessivo processo storico del giardino, poiché tale processo materializza l'evoluzione della struttura e delle configurazioni via via assunte nel tempo. Pertanto ogni operazione che tendesse a privilegiare una singola fase assunta in un certo periodo storico e a ricrearla ex novo, a spese delle fasi successive, comporterebbe una sottrazione di risorse e risulterebbe riduttiva e decisamente antistorica.
L'intervento perciò dovrà identificarsi con un intervento di conservazione, e tale obiettivo dovrà essere conseguito e garantito nel tempo attraverso un processo di continua, programmata, tempestiva manutenzione.
I giardini storici fuori degli agglomerati urbani non sono separabili dal relativo contesto: il tessuto agricolo e boschivo, inteso sia come fatto ambientale, sia come luogo di attività produttiva. La conservazione di un giardino storico è perciò inscindibile da una corretta opera di programmazione e di pianificazione delle risorse, finalizzata al riequilibrio del territorio. La conservazione si intende che debba essere estesa dall'unità di architettura e giardino all'insieme delle infrastrutture esterne (rete viaria, piazzali d'accesso, canali, rete idrica, specchi d'acqua, ecc.).
Per tutelare e conservare bisogna conoscere. L'indagine diretta (unita alla schedatura, al vincolo e - ove necessario - ad un idoneo reimpiego) ancora oggi appare l'esigenza preliminare di ogni intervento. Il giardino va analiticamente studiato in tutte le sue componenti (architettoniche, vegetali, idriche, geologiche, topografiche, ambientali, ecc.) e attraverso documenti e fonti storiche e letterarie, e attraverso rilievi, topografici e catastali antichi, nonché ogni altra fonte iconografica, attraverso la fotointerpretazione e - ove necessario - attraverso l'indagine archeologica diretta. Tale studio analitico e comparato implica il necessario concorso di molte specifiche discipline
Si richiama l'opportunità - già espressa nel colloquio Icomos a Zeist nel 1975 - di compilare elenchi delle essenze corrette dal punto di vista storico per aree culturali e botaniche, al fine della sostituzione di isolate essenze, sicuramente pertinenti ad un particolare giardino, ribadendo anche per le specie vegetali il concetto del restauro conservativo del palinsesto, cioè del mantenimento delle specie esistenti, immessevi nel tempo e perciò storicizzate.
Raccomandazioni
Si raccomanda che:
  1. Il Giardino storico abbia un uso non contrastante con la sua fragilità e comunque tale da non provocare alterazioni della sua struttura e dell'uso originario.
    Quando un giardino sia di proprietà pubblica, esso deve essere aperto compatibilmente ai problemi di manutenzione; occorre dunque favorire l'accesso al pubblico, ma al tempo stesso prendere le opportune precauzioni contro un eccessivo numero di visitatori, programmando accettabili soluzioni alternative.
    I giardini privati, quando non siano aperti al pubblico, devono essere visitabili in giorni, ore e modi da stabilirsi da parte dei proprietari; le agevolazioni fiscali (Decreto del Presidente della Repubblica numero 131 del 1978) vanno estese dai manufatti architettonici alle essenze arboree, qualora queste necessitino di interventi di manutenzione straordinaria.
  2. I giardini pubblici nei centri storici debbono essere esclusi dagli standars urbanistici, in quanto luoghi dedicati prevalentemente alla passeggiata, al riposo, allo studio. Nella pianificazione urbana e territoriale vanno previsti perciò nuovi parchi per uso della collettività e per tutte le sue esigenze.
  3. Nell'attuale riforma delle legge sui beni culturali sia dichiarato che nell'elaborazione dei Piani Regolatori siano riconosciuti come degni di tutela, nella loro perimetrazione globale, i giardini e i parchi storici anche se ancora non vincolati e ciò ai fini di una auspicata promozione culturale.
  4. Il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali crei un apposito ufficio destinato all'ambiente che curi - in collaborazione con le Università e tutti gli altri Enti interessati - il censimento e la schedatura completa dei giardini e a cui faccia capo ogni operazione di vincolo e di programmazione e coordinamento degli interventi.
  5. Nei bilanci dello Stato e degli Enti Locali siano previste voci specifiche concernenti le disponibilità economiche per la manutenzione dei giardini storici.
  6. Nei grandi comuni siano istituite scuole di giardinaggio le quali offrano anche lezione sui giardini storici della zona e sulla loro particolare manutenzione e conservazione.
  7. Nelle zone archeologiche, dove sia opportuno progettare parchi (con concorso nazionale), si tenga conto, con i necessari apporti collaborativi interdisciplinari, della delicatezza della zona.
  8. Nelle commissioni edilizie, urbanistiche e territoriali venga sempre interpellato un esperto di giardini.
  9. Si organizzino e allestiscano in sito esposizioni e opportuni sussidi didattici attraverso i quali offrire un'esatta lettera della genesi del giardino e delle modifiche nel tempo, pubblicizzando tutti i documenti grafici, letterari, storici e le raffigurazioni antiche, accompagnati da rilievi e dalle ipotesi ricostruttive e insieme dalla illustrazione della parte botanica (originaria, sostituita e inserita successivamente, ecc.).
  10. Nell'attuale riforma e sperimentazione universitaria si dia riconoscimento istituzionale all'area delle scienze dell'ambiente, incoraggiando particolari corsi formativi, indirizzi e corsi di laurea, nonché corsi di specializzazione e perfezionamento post lauream

Le competenti autorità avviino gli studi per la costituzione di un catasto specializzato dei giardini storici, il quale, elencando le loro peculiari caratteristiche, possa stabilire un pubblico registro, capace di definire la relativa individualità e di assicurare nel tempo la necessaria salvaguardia.

 

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