VILLA DEI VESCOVI

Giovanni Testori
L'Amarcord

Testori Passione & passioni
Le opere amate
dal cantore del martirio

Corriere della Sera 

 


Giovanni Testori
Miseria e Splendore della carne

 

L'estremismo sensuale dell'orrore Così le sue parole
divennero carne

Corriere della Sera

 

Il fascino pittorico del sangue
Tra manzi e agnelli squartati
l'arte porta i sogni al macello

Corriere della Sera 

 

La grande arte torna al Mar
sulle orme di Giovanni Testori

Corriere Romagna

 

Il lato umano della pittura
Gli artisti di Testori

 
Corriere Romagna

 

La strada della passione
Omaggio all’intellettuale
con i suoi ritratti

Corriere Romagna 

 

Fu dalla 'cattedrale gotica' di Roberto Longhi - la sua celebre sterminata biblioteca divisa da scaffali mobili in tre "navate", così come l'architettura delle cattedrali gotiche, - che Vittorio ed io partimmo, e con noi Longhi, Testori, Geo Poletti e Franco Volpi, alla volta dell'Abazia di Pomposa per visitare i mirabili affreschi di Amigo Aspertini. Un'occasione unica: artista e affreschi descritti dal grande, immaginifico critico d'arte Roberto Longhi.
Quindi una grande emozione è stata per me la mostra dedicata a Giovanni Testori «Miseria e splendore della carne», in corso fino al 17 Giugno al Museo della Città di Ravenna, ove ho rivissuto tutto l'incanto e la fascinazione che emanano ancora, e intatti, dall'anima della magica, complessa, tormentata personalità del nostro grande amico Gianni.
«Miseria e splendore della carne», come scrive Uber Dondini, Presidente del Mar - e con Claudio Spadoni, ideatore e curatore della mostra, candida Ravenna a Capitale Europea della Cultura per il 2019 - «ci aiuta a mettere a fuoco il profilo complesso di un intellettuale portato a scorgere nell'uomo contraddizioni che lo espongono al conflitto, forse non risolvibile, fra splendore e miseria».
Lo svolgersi artistico e le ragioni della mostra, storicamente e filogicamente perfetta, è raccontato con particolari inediti dal catalogo curato da Claudio Spadoni con profonda cultura unita all'amore e alla profonda conoscenza (direi più psicologica che temporale) della complessità della personalità e dell'anima di Testori e del mondo dell'Arte - mondo davvero eccezionale in cui si è mosso - sono nate, sviluppate, morte e risorte le sue passioni, la sua anima sanguigna e tormentata, e da Alain Toubas amante, figlio, fratello, amico. Sublime oggetto d'amore e sconquassante tormento dell'anima.
Scrive Alain «... Testori ha scelto sempre la strada della scoperta di autori isolati e solitari, corrosivi proprio per l'unicità del proprio lavoro.
E' stato il primo in Italia ad occuparsi di Francis Bacon, dedicandogli anche una serie di poesie, ma ha voluto sopratutto prendere l'appassionata difesa di artisti in cerca di gloria postuma ...».
«Aveva dei periodi in cui c'era solo la pittura, altri dove pensava solo in termini di teatro, altri in cui si dedicava solo alla poesia e alla narrativa.
Gianni era così: magari perdeva di vista un linguaggio, per alcuni anni, ma poi vi ritornava, con un'espressione sempre nuova, con un fuoco e un'incandescenza diversa. E' questa la sua forza: l'aver sempre creduto in termini di passione al suo lavoro, una sorta di continuità di temi trattati, quelli che lui sentiva come propri: la fisicità, l'estenuante bellezza della natura, la forte espressività dell'uomo disperato, a immagine e somiglianza di Cristo» conclude Alain Toubas. Infatti, alla morte di Bacon, «Disperata umanità dell'ultimo maledetto» è il titolo dell'articolo scritto da Testori il 29 Aprile a pagina 7 del Corriere della Sera per cui fu critico d'Arte, poi curatore delle pagine culturali.
E una grande emozione è stata il ritrovarsi con Alain che conoscemmo appena arrivato a Milano e di cui Gianni ci disse "voglio farvi conoscere un giovane francese che per me è molto, è più che molto, Alain per me è tutto. E' il mio sangue, la mia carne, il mio pus, la mia merda, è il mio peccato e la mia resurrezione".
Quando con Alain ci siamo abbracciati eravamo increduli e commossi, è come se nel nostro abbraccio ci fosse anche Gianni con l'immenso affetto e l'amore che Gianni sapeva dare investendo e circondando di passioni cose e persone. La sua realtà.
La vitalità che sprigionava da ogni sua parola, le sue passioni, i suoi tormenti, la sua terribile, straziante, autentica umanità: La sua grandezza.
«Miseria e splendore della carne»
Giuliana D'Olcese de Cesare

Festa in casa Longhi a Firenze
http://www.villadeivescovi.net/restauro_affreschi.htm

 

 

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