Nota su Villa
dei Vescovi di Giuliana D'Olcese de Cesare Nel
1968 la Villa dei Vescovi meritò, dall'American National Society
of Interiors Decorators Foundation, il Primo Premio dell'anno per il
miglior restuaro ed il miglior arredo di un Monumento d'Arte nel mondo. Trecento
furono, tra architetti, interiors decorators, presidenti e rappresentanti
della Fondazione, che dagli Stati Uniti arrivarono in Italia a visitare
Villa dei Vescovi,
poi tutti a Venezia all'Accademia Querini Stampalia per la consegna
ufficiale del premio a Giuliana e Vittorio Olcese. La Villa
dei Vescovi, magicamente poggiata tra i Colli Euganei in Luvigliano
di Torreglia - Padova - fu venduta nel 1962, con atti del notaio Giuseppe
Salce della Curia di Padova, dal Vescovo di Padova Monsignor Girolamo
Bordignon, a Giuliana de Cesare Olcese - ai tempi moglie di Vittorio
- e a Vittorio Olcese in ''Proprietà pro indiviso''. La
Villa fu restaurata interamente con la supervisione dell'Ente Ville
Venete, presidente ne era il marchese Boso Roi, ente che
oltre ad un mutuo ciascuno, erogò a Vittorio e Giuliana, per
il restauro degli affreschi, un fondo perduto consistente in 19 milioni
di lire diviso in 9 milioni e mezzo per ciascuno dei due contraenti. Gli
atti notarili inerenti la compravendita e il mutuo erogato dall'Ente
trovansi presso la Conservatoria di Padova e sono pubblicati sul sito
internet Villa dei Vescovi. Per
il restauro dell'intero ciclo degli affreschi, interni ed esterni, ed
in concerto tra Ente e proprietari, fu scelto il 'Metodo filologico'
(le parti mancanti, infatti, non furono ricostruite proprio al fine
di evitare negli anni l"'effetto distacco" tra parti
originali e rifatte). Il lavoro di restauro fu affidato all'equipe
degli allievi restauratori del Professor Tiozzo dell'Accademia
di Venezia. Il restauro degli splendidi stucchi, opera del Vittoria,
che con Vittorie alate, bucrani, metope, triglifi, ornano timpani, arcate
e colonnati delle tre facciate principali della Villa, fu opera dei
Maestri stuccatori della Scuola di Vicenza. I lavori di risistemazione
muraria furono affidati all'architetto Marcello Checchi di Padova
e seguiti passo passo da Giuliana Olcese che a restauro ultimato
ideò, scelse e realizzò l'intero arredo interno ed esterno
della Villa. Restauro e arredo che nel 1968 meritarono dall'American
National Society of Interiors Decorators Foundation il Primo Premio
per il miglior restauro ed il miglior arredo nel mondo di un Monumento
d'Arte. Trecento, tra architetti, interiors decorators, presidenti
e rappresentanti della Fondazione che dagli Stati Uniti arrivarono in
Italia per visitare Villa dei Vescovi. Poi tutti a Venezia all'Accademia
Querini Stampalia per la premiazione ufficiale a Giuliana e Vittorio
Olcese. Famose nel mondo le stanze da bagno della Villa
realizzate con antiche vasche in marmo giallo di Vicenza e antichi lavabi
in marmo rosa di Verona ornati da rubinetterie e mascheroni rinascimentali.
Stanze da bagno realizzate laddove, antecedentemente ai restauri
Olcese, trovavansi file di latrine alla turca. E fu proprio con
l'imponente restauro degli anni 62 - 64 che fu scoperta la pianta originale
della Villa progettata da Giovanni Maria Falconetto. Valsosi
della collaborazione del suo allievo preferito, l'allora diciottenne
Andrea Palladio con cui si recò a Roma per prenderne i
rilievi delle antichità, Falconetto, infatti, progettò
e costruì Villa dei Vescovi
a Pianta di Vitruvio, con cortile interno a cielo aperto, impluvio
e pozzetto centrale in marmo rosso di Verona, e due loggette
interne simmetriche alle due grandi logge esterne splendidamente affrescate
da Lamberto Sustris e dai suoi allievi. Il grande restauro
di Villa dei Vescovi
voluto, commissionato e curato da Vittorio e Giuliana Olcese,
fu festeggiato e inaugurato con un gran ballo svoltosi nella notte di
Capodanno con il passaggio dal 1964 all'anno 1965.
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La crisi economica inizia a farsi sentire anche nel mondo dell'arte.
E nel padovano rischia di mettere in ginocchio perfino un'associzione
storica come il Fai (Fondo per l'Ambiente Italiano), che solo due anni
fa si era impegnata nell'importante progetto di restauro conservativo
di Villa dei Vescovi di Luvigliano. Un capolavoro architettonico
del 1500 progettato dal Falconetto per l’allora vescovo di Padova, cardinale
Francesco Pisani, e donato nel 2005 dalla famiglia Olcese al Fai. «Gran
parte dei fondi necessari per il recupero della Villa sono stati stanziati
o promessi da istituzioni private ed enti pubblici - spiega l’architetto
Giulio Muratori, capo della delegazione di Padova del Fai - Purtroppo,
a causa della difficile situazione finanziaria, incontriamo difficoltà
ad incassare quegli stanziamenti, in più c'è un aumento
dei costi preventivati». Muratori stima che per il completamento
dei lavori previsto entro il 2010 servano più di 5 milioni: mancherebbe
qualcosa come 1 milione e 400 mila euro. «Abbiamo deciso di
promuovere una campagna di adozioni di alcune porzioni delle opere restaurate.
Invitiamo quindi le associazioni e i privati a partecipare al recupero
della Villa», aggiunge Muratori. Il capo delegazione del Fai
risponde anche alle polemiche sulla scelta delle grondaie della barchessa
della Villa. «Abbiamo deciso di mantenere la grondaia in lamiera
zincata perché è stata sostituita appena 5/6 anni fa ed
è in buone condizioni. In questo momento abbiamo altre priorità». Intanto
per informare la popolazione sull’andamento dei lavori domani dalle
14.30 alle 16 il cantiere della Villa verrà aperto al pubblico.
Ai visitatori verrà chiesto di firmare una liberatoria per l’accesso. Informazioni
allo 049/8764206.
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«Adottato» il restauro della magica grotta di Nettuno Il
Mattino di Padova 08/01/2009 Per completare le opere di restauro
e rifunzionalizzazione della Villa necessitano ancora dei fondi, in
quanto gli scavi archeologici e i maggiori oneri strutturali hanno determinato
un aumento dei costi preventivati. In occasione del convegno di ottobre
da parte del Fai è stata presentata una Campagna di Adozioni
di porzioni delle opere da restaurare. La Delegazione di Padova ha deciso
prontamente di aderire a tale campagna di finanziamento adottando, assieme
alla Delegazione di Treviso, la grotta di Nettuno opera di Vincenzo
Scamozzi, l’architetto allievo del Palladio che ha completato Villa
dei Vescovi, progettando le maestose scalinate di accesso ed i grandi
cortili pensili. Al di sotto della scalinata Est vi è questo
piccolo ma magico luogo, di rara bellezza, da tempo utilizzato come
ricovero di mezzi agricoli, che in passato era luogo di svago e di delizia
con la fontana di Nettuno ed i giochi d’acqua ancora visibili. In questo
spazio viene magnificamente rappresentato il pensiero umanista, l’età
in cui l’uomo pensava di poter piegare la natura ai propri voleri, modificandola
secondo un pensiero progettuale compiuto. La sequenza spaziale è
formidabile: dal selciato esterno, passando sotto un possente arco in
facciavista, si entra in un luogo dove tutto è raziocinio, geometrie
che si ripetono rigorosamente in maniera matematica ed in fronte all’entrata
si presenta un altro arco, originariamente decorato con conchiglie (richiamo
alla naturalità marina strutturata), entro il quale viene incorniciato
uno spaccato di roccia viva, nel quale era collocata la fontana, di
cui rimangono solo brandelli. Ecco quindi il pensiero umanista che si
compie: l’uomo che racchiude e definisce la materia bruta in un contesto
raziocinante, facendola diventare elemento compiuto di un disegno voluto.
Crediamo che sia un esempio di grande architettura ed è per questo
che nel 2009 ci attiveremo con varie manifestazioni per raccogliere
i fondi necessari al restauro, per avere l’orgoglio di essere stati
noi semplici aderenti con le nostre piccole risorse protagonisti del
recupero di un frammento di grande arte. Arch. Giulio Muratori Capo
delegazione Fai di Padova. Pubblicato da Francesco Scanagatta a 11.53
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