VILLA DEI VESCOVI |
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Storia locale di Luvigliano e di Torreglia |
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Il Gonfalone di Torreglia |
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LUVIGLIANO Storia
locale
Luvigliano trae molto probabilmente il nome dallo
storico latino Tito Livio che qui aveva un podere.
Anche Luvigliano ha voluto porre la propria candidatura, con Abano e Teolo, a luogo natale di
Tito Livio. Anni addietro, la popolazione, sospinta dall'allora arciprete don
Giuseppe Curto, s'era attivamente impegnata per
ottenere il cambio del nome del paese da Luvigliano in Liviano (terra dei Livii), nome trovato in antiche lapidi e
negli archivi parrocchiali.
Nei primi anni del XX secolo, Luvigliano fu luogo di incontri, ad alto livello, di artisti e letterati, che si ritrovavano specialmente nella villa di Cesare Pollini accanto alla chiesa. Pollini (1859-1912) era pianista di grande valore: si diceva che superasse Paderewsky e Rubinstein. Fu anche insigne cultore di storia musicale. Diresse il Liceo musicale di Padova, che porta ora il suo nome, e fece di Padova un centro musicale di prim'ordine. Una lapide, nella villa ch'egli abitò, ne ricorda i soggiorni. Frequentatore assiduo di villa Pollini era anche Roberto Ferruzzi (1853-1934), pittore dalmata, autore di quella famosa “Madonnina” che, esposta alla Biennale di Venezia nel 1897 col titolo di “Maternità”, ottenne un singolare favor popolare. Pare che il quadro originale, eseguito a Luvigliano, e pure di Luvigliano era la modella, sia andato perduto nel 1914 in un naufragio, mentre stava per emigrare in America. Ma le riproduzioni dell'opera - su cartoline, tele, arazzi, smalti, ecc., - si moltiplicarono con straordinaria fortuna, come se in quella figurina il popolo senta incarnato il proprio ideale di bellezza e di grazia. Il Ferruzzi volle essere sepolto, accanto alla moglie, nel cimitero di Luvigliano. Anche sulla casa rustica, ai piedi del monte Sengiari, in cui Roberto Ferruzzi visse e lavorò, è stata posta, nel 1956, una lapide che lo ricorda. Villa dei Vescovi fu costruita nel Cinquecento, come luogo di ritiro dei vescovi di Padova, da cui il nome. Alvise Cornaro, amministratore del vescovado, sovraintese alla costruzione. La villa fu progettata dall'architetto veronese Giovanni Maria Falconetto (1468-1535) per il vescovo Francesco Pisani. La costruzione, iniziata intorno al 1524, passò una quarantina d'anni dopo, nel 1561, al padovano Andrea Dalla Valle (attivo 1543-1577). I lavori si protrassero per almeno cinquant'anni. Il corpo della villa, espressione del gusto classico romano, fu completato infine nel 1567. Fra il 1567 e il 1570, sotto un vescovo della famiglia Pisani, il cortile anteriore fu circondato da un muro di cinta merlato, mentre nel 1579 Federico Cornaro fece completare il lato occidentale della terrazza con una scalinata e un portico. TORREGLIA Storia locale Alcuni storici ritengono che il suo nome derivi da Taurilia (lotta di tori che Antenore avrebbe allestito per ringraziare gli dei del posto assegnatogli), altri da Turrilia a causa di numerosi fortilizi che erano stati eretti nel periodo medioevale. Il comune ha mantenuto sul suo stemma le due iconografie su sfondo azzurro e rosso. Torreglia è suddivisa in un centro moderno (Torreglia Nuova) sorto nel secondo dopoguerra attorno al capitello della Madonna (attribuita a un allievo del Bonazza, F. Rizzi) donato dal compaesano Jacopo Facciolati, famoso abate e letterato autore del Vocabolario latino ed uno antico (Torreglia Alta) in collina (132 m) dopo il cimitero, posto al bivio del Monte Rua, luogo celebrato da letterati, alla cui sommità si trova l'Eremo Camaldolese un'oasi di pace e tranquillità. Presso Luvigliano si può ammirare la famosa Villa dei Vescovi, opera del Falconetto (XVI secolo) su commessa del Cardinale Pisani costruì nel XVI secolo una villa bellissima "Villa dei Vescovi". Ha un ampio giardino che si estende dalla villa fino al muro di cinta con un piacevole declivio. Oltre alla villa del famoso abate Barbieri, letterato, oratore e poeta che spesso celebrò con i suoi versi questi luoghi ("Veglie Tauriliane") è da ricordare Villa Ferri, di architettura settecentesca con un tempietto neoclassico rotondo, di canoviana memoria, che conservava una trecentesca Madonna della Misericordia in pietra; Villa Cattaneo-Stevens; Villa Tolomei, con un ampio parco disegnato dall'architetto Jappelli e Villa Verson, già dimora dell'abate. Altri siti degni di menzione sono Villa Immacolata, Assunta, Isabella, Paolini e la suggestiva antica fonte Regina, situata in via Facciolati. Da ammirare l'albergo la Torre ex villa Corinaldi, recentemente ristrutturato e portato al suo antico splendore. Degna di nota, la sorgente perenne, situata lungo un suggestivo sentiero sul fianco della trattoria Ai Mulini. Riceve le acque dal rio Calcina e cade, dopo un piccolo salto in una limpida pozza alimentata anche dalla sorgente perenne che sgorga dalla fenditura della roccia. I primi segni della presenza dell'uomo sul territorio di Torreglia risalgono al periodo della dominazione Romana ( 50 - 40 a.c.) e sono testimoniati dal ritrovamento di numerosi elementi trachitici dell'acquedotto romano. Dopo la caduta di Roma si alternarono numerose invasioni tra cui quella degli Unni, seguita dai Longobardi e poi dai Franchi, rimanendo quindi sotto il "comitato" di Vicenza fino al 1050. Dopo l'invasione degli Ungari, all'inizio del 900, nella zona Euganea sorsero numerosi castelli, non più esistenti. Con il trascorrere dei secoli la zona divenne agricola grazie spinta di alcuni ordini benedettini del luogo. Si ricordano gli ordini benedettini di Praglia e San Daniele, situati nelle prossimità del comune. In questo periodo la zona ebbe un incremento demografico e nel 1200 vennero effettuati importanti lavori idraulici. Nel 1405 Padova viene sottomessa al dominio di Venezia, periodo cui vengono attribuite numerose e stupende ville. La storia coinvolge durante il periodo Napoleonico l'Eremo di Monte Rua. Nei secoli successivi Torreglia diventa un fervido centro d'arte grazie al musicista Cesare Pollini ed al pittore Roberto Ferruzzi.La cittadina, in seguito si sviluppò notevolmente grazie ai vicini centri termali e all'incremento di un fiorente artigianato locale. |
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Venne edificata sulla cima di un'altura per volontà di Alvise Cornaro intorno al 1530 (XVI secolo) da Giovanni Maria Falconetto (Architetto), a cui si deve il disegno, per il vescovo di Padova Francesco Pisani e ampliata da Andrea della Valle.L'edificio costituisce un importante esempio di stile rinascimentale veneto. E' caratterizzata da un suggestivo gioco di gradinate e terrazze con sottostanti fornici e da un doppio ordine di bellissime arcate (in parte murate), intervallate da eleganti paraste su cui poggia un fregio ornamentale.Il tradizionale cornicione conclude l'edificio. La barchessa ha un porticato ad archi ed un portale timpanato, con con frontone su maestose colonne.
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