VILLA DEI VESCOVI

 

«L'umiliazione di Pompei»
Colate di cemento truccate da "restauro"

«Stop killing Pompeii Ruins»
la protesta di Facebook per salvare gli Scavi di Pompei
http://www.facebook.com/pages/Stop-killing-Pompeii-Ruins/108291745883016

 

«corriere della sera»

 

«L'umiliazione di Pompei»
L'editoriale di Sergio Rizzo

 

Uno scempio alcuni «restauri» a base di colate di cemento e l’incuria che regna nell’area degli scavi


Sergio Rizzo

 

NOTIZIE CORRELATE

Non passa giorno senza che qualcuno ci ricordi come l’Italia custodisca la maggior parte dei beni artistici e archeologici del pianeta. Ma meritiamo davvero un simile onore? Il dubbio sorge, osservando quello che accade a Pompei. Da tempo il Corriere del Mezzogiorno sta documentando lo scempio di alcuni «restauri» a base di colate di cemento e l’incuria che regna nell’area immensa degli scavi.
Con la protesta montante attraverso i social network, come sta a dimostrare il record di adesioni a una pagina di Facebook che si chiama «Stop killing Pompei ruins». Al punto che viene da chiedersi: ma se quel tesoro ce l’avessero gli americani, oppure i francesi o i giapponesi, lo tratterebbero allo stesso modo?
Il fatto è che quell’area archeologica unica al mondo è purtroppo il simbolo di tutte le sciatterie e le inefficienze di un Paese che ha smarrito il buon senso e non riesce più a ritrovarlo. O forse semplicemente non vuole, affetto da una particolare forma di masochismo. Che però ha responsabili ben precisi. «Le istituzioni preposte alla tutela dei beni culturali sono costantemente umiliate da interessi politici ed economici del tutto privi di attenzione per la salvaguardia di quella che è la maggiore ricchezza del nostro Paese» ha denunciato qualche tempo fa Italia Nostra.
Ed è proprio difficile dargli torto, quando proprio a Pompei l’indifferenza della politica si tocca con mano. Per due anni, con la motivazione del degrado in cui versa l’area, hanno spedito lì il commissario della solita Protezione civile. Con il risultato di «commissariare» nei fatti anche la Sovrintendenza. E già questo non è normale (che c’entra la Protezione civile con gli scavi archeologici?).
Ma ancora meno normale è il fatto che da mesi, ormai, Pompei sia senza una guida. A giugno il commissario è scaduto. Mentre a ottobre il sovrintendente ancora non c’è.
O meglio, il posto è tenuto in caldo da un reggente in attesa del titolare. Che però il ministero dei Beni culturali non nomina. Perfino inutile interrogarsi sui motivi di questa paralisi. Viene addirittura il sospetto che nella stanza dei bottoni nessuno si renda conto di avere fra le mani una risorsa economica enorme in una regione che ha disperato bisogno di lavoro e sviluppo.
Per dare un’idea dell’attenzione riservata a questa materia basterebbe ricordare che dal 2004 a oggi il governo non è stato nemmeno in grado di mettere in piedi un portale nazionale di promozione turistica degno di tal nome. Nonostante i milioni (non pochi) spesi. Per verificare, fatevi un giretto su www.italia.it, dove la pratica pompeiana è liquidata in 66 parole, senza nemmeno una foto: «Per l’eccezionalità dei reperti e il loro stato di conservazione, l’Unesco ha posto sotto la sua tutela l’Area archeologica di Pompei ed Ercolano, che nel 79 d.C. furono completamente distrutte dal Vesuvio.
La lava vulcanica segnò la loro distruzione ma, solidificandosi, la stessa lava che le distrusse divenne un’eccezionale "protezione" che ha preservato gli straordinari reperti, riportati alla luce molti secoli dopo». Stop. E poi c’è chi si lamenta che con il 70% delle bellezze artistiche e naturali di tutto il mondo continuiamo a scivolare in basso nelle classifiche internazionali del turismo...
Sergio Rizzo - 05 ottobre 2010

Giuliana D'Olcese su Facebook

 

Giuliana D'Olcese 5 ottobre alle ore 21.08
La frase che li scredita? No, li sputt... "La protesta è solo per screditare il Ministro"
La solita eterna frase dei politici, di destra e sinistra "la protesta è solo per screditare il Ministro"
No, non ci crede nessuno, questo eterno ritornello li sputt... ancora di più. E' una risposta di m.... PUNTO.

 

“Stop killing Pompeii Ruins”: la protesta di Facebook per salvare gli Scavi di Pompei

 

Pubblicata da Notizie di Pompei il giorno martedì 8 giugno 2010 alle ore 15.32
Il Gazzettino Vesuviano ha preso molto a cuore la questione Scavi, non solo per l’attaccamento alla città in cui si trova la Redazione o per il radicamento sul territorio. Questi, infatti, sono fattori assolutamente marginali, se si pensa all’enorme patrimonio storico che dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ha trasmesso a noi con tale bellezza, anche nella sua “incompletezza”.
E la vera e propria “violenza” che gli Scavi di Pompei stanno subendo ultimamente con il finto restauro del Teatro Grande ci hanno spinto ad intraprendere altre iniziative, che vanno anche al di là del nostro mero compito informativo. E la nascita del gruppo fan di Facebook “Stop killing Pompeii Ruins” è una delle nostre scelte per informare e per richiamare l’attenzione che merita lo scempio che sta avvenendo all’interno del sito archeologico tra i più famosi e visitati al mondo. Intorno al gruppo nasceranno iniziative concrete, volte al ripristino dei luoghi. Una su tutte l’evento “Maestro Muti, non inauguri lo scempio degli Scavi di Pompei!” che ricalca l’ultimo editoriale comparso sul settimanale Il Gazzettino Vesuviano.
Il web e le tante iniziative ci spingono anche a fare qualche proposta “innovativa” per il futuro del patrimonio archeologico nazionale. Se all’interno del Teatro Grande degli scavi è stato costruito un anfiteatro ex novo, perché non suggerire al Ministro Bondi la costruzione di uno stadio al posto del Colosseo, oppure delle villette a schiera al posto delle domus romane che si trovano un po’ in tutta Italia?
http://www.facebook.com/pages/Stop-killing-Pompeii-Ruins/108291745883016

 

La denuncia del Corriere della Sera inizia il 25 maggio 2010

 

CON L'ARTICOLO DI ALESSANDRA ARACHI

 

25 mag 2010 ... Pompei tra ruspe, cavi e mattoni. Contestato il restauro del Teatro ... A guardarlo adesso il Teatro Grande di Pompei sembra uno scherzo. ... sistemati con bob kart e betoniere, a dispetto della promessa di fare soltanto scavi a mano. ... Le notizie di Corriere.it anche sul cellulare o sul palmare ...
www.corriere.it/.../ruspe-cavi-e-mattoni-contestato-a-pompei-il-restauro-del-teatro-alessandra-arachi_c9b24a9c-67d1-11df-b83f-00144f02aabe... - 4 ore fa - 4 ore fa
Notizie di cronaca del Corriere della Sera
Pompei tra ruspe, cavi e mattoni Contestato il restauro del Teatro ...
www.corriere.it/cronache/

Corriere della Sera

25 mag 2010 ... Pompei tra ruspe, cavi e mattoni Contestato il restauro del ...
www.corriere.it/
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Il caso - Il commissario straordinario: progetto redatto da chi mi ha preceduto

 

Pompei tra ruspe, cavi e mattoni Contestato il restauro del Teatro

 

L’Osservatorio del patrimonio culturale scrive al ministro Bondi: «La cavea costruita ex novo, un fatto grave»

 

Il caso - Il commissario straordinario: progetto redatto da chi mi ha preceduto Pompei tra ruspe, cavi e mattoni Contestato il restauro del Teatro L’Osservatorio del patrimonio culturale scrive al ministro Bondi: «La cavea costruita ex novo, un fatto grave»

 

dal nostro inviato ALESSANDRA ARACHI

 

POMPEI (Napoli) — Già il rumore non lascerebbe dubbi: i martelli pneumatici producono quelle vibrazioni perforanti inequivocabili. Ma poi basta scavalcare una piccola recinzione (facilissimo, non c’è un custode in giro nemmeno a pagarlo oro) ed ecco che sì, diventa complicato credere ai propri occhi. I martelli pneumatici diventano quasi un dettaglio nel terribile cantiere del Teatro Grande di Pompei, invaso da betoniere, bob kart, ruspe, cavi, levigatrici e chi più ne ha ne metta. Nel condominio sotto casa vostra sarebbero più prudenti nel fare i lavori. E invece qui, roba di archeologia del II secolo avanti Cristo, gli operai si muovono in mezzo alle rovine come elefanti dentro una cristalleria e a cercare un responsabile di tutta la baracca si trova soltanto «il geometra Pasquale », così almeno è capitato a noi nella giornata di ieri quando i martelli e le ruspe erano in piena azione sotto gli occhi di turisti attoniti.

Lo hanno chiamato «il restauro» del teatro. Ma adesso che i lavori sono quasi finiti, è l’Osservatorio del patrimonio culturale che è entrato in azione. Una lettera a Sandro Bondi, ministro per i Beni Culturali per denunciare «l’evidenza della gravità degli interventi». Scrive Antonio Irlando, responsabile dell’Osservatorio, al ministro: «La gravità è facilmente e banalmente dimostrabile, in particolare della cavea, che, rispetto ad una qualsiasi foto o disegno di diversi momenti della vita degli scavi, risulta completamente costruita ex novo con mattoni in tufo di moderna fattura». E basta un giro attorno al teatro per crederci. Oppure per non riuscire a credere ai propri occhi. A guardarlo adesso il Teatro Grande di Pompei sembra uno scherzo. Un’illusione informatica di chi si è divertito a giocare con un’immagine. Come quando, chessò, si mettono i baffi alla Gioconda. E invece è tutto vero.

E adesso Marcello Fiori, il commissario straordinario di Pompei, mette rapidamente le mani avanti: «Quello è un progetto redatto dal precedente soprintendente Pietro Giovanni Guzzo e approvato dalla direzione generale del ministero per l’Archeologia, dal segretario generale, dal capo gabinetto del ministero, dal capo gabinetto della Regione Campania. Nel teatro così restaurato suonerà il 10 giugno il maestro Riccardo Muti». È arrivato quindici mesi fa a Pompei, Marcello Fiori già dirigente in aspettativa dell’Acea, è l’ex braccio destro di Guido Bertolaso alla Protezione civile: è stato lui l’uomo che ha controllato tutti i lavori del G8 all’Aquila, oltre ad aver fatto il commissario straordinario del termovalorizzatore di Acerra. Adesso Fiori è diventato un dirigente del ministero dei Beni Culturali, grazie ad un decreto per le emergenze utilizzato dal ministro Sandro Bondi, e sta gestendo i fondi per il ripristino di Pompei, circa 110 milioni di euro, più o meno, per decine di cantieri aperti in mezzo agli scavi.

Come e gestiti da chi, questi cantieri, non è dato saperlo. Perlomeno ci hanno provato a chiederlo i dirigenti sindacali, senza successo. Gianfranco Cerasoli della Uil ha inutilmente inviato lettere e lettere al commissario Fiori per avere lumi sull’elenco dei lavori, delle forniture, delle consulenze, dei servizi, contestando i ribassi delle gare per l’aggiudicamento dei lavori che per le rovine di Pompei sono arrivati anche al 40%. «Non spetta a Cerasoli farmi queste domande», ha così risposto ieri il commissario Fiori, seccato. E altrettanto seccata è stata la risposta di Cerasoli: «Fiori è semplicemente obbligato contrattualmente a dare le risposte nella logica della trasparenza». Fiori si è dichiarato «comunque disponibile a far vedere quello che serve, l’elenco di tutti i lavori e di tutte le procedure adottate». E sarebbe interessante vederle le procedure.

Soprattutto capire quali sono stati i criteri adottati nel ripristino dei disastrati scavi di Pompei, visto che alla fine di febbraio è stato lo stesso direttore degli scavi di Pompei, Antonio Varone, a scrivere un’accorata lettera al commissario Fiori. Segnalava Varone a Fiori «un notevole numero di edifici di Pompei antica che versano in condizioni di degrado statico», ma anche pregandolo «per l’incolumità del pubblico di provvedere alle identificazioni di murature ed immediato pericolo di dissesto statico». Quei problemi statici sono ancora lì. In compenso ora le strade a ridosso di Porta Stabia, lungo la via delle tombe pullulano di allegri cartelli colorati «Friendly Pompei», c’è scritto a segnalare un percorso di visita agli scavi realizzato con colate di cemento lungo la strada archeologica: adesso non si vedono più le lastre antiche. Ma si vedono i grandi cartelloni che segnalano la possibilità di visitare i meravigliosi cantieri della Casa dei Casti Amanti, sistemati con bob kart e betoniere, a dispetto della promessa di fare soltanto scavi a mano. Comunque sarebbe stato bello fare una visita in questi cantieri tanto celebrati. Ieri, chissà perché, erano assolutamente inaccessibili. Chiusi al pubblico.

Alessandra Arachi
25 maggio 2010

 

 

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