VILLA DEI VESCOVI
Politica in Villa

<<Il percorso di Giuliana D'Olcese, dalla lunga esperienza politica milanese e veneta, all'impegno politico e civico, ndr>>

Parti Radical Nonviolent Transnational et Transparti

Ritratto di Giuliana D'Olcese, coordinatrice del Movimento per le Riforme istituzionali,
in occasione della conferenza stampa per il lancio dei "Referendun days"

 

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Venezia anni Ottanta

Giuliana Olcese e il Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini al Premio Campiello

Giuliana Olcese e il Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini al Premio Campiello

 

 

» Corriere della Sera > Archivio > La Olcese contro Angius: le riforme sono di tutti  Archivio storico

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palazzo e dintorni

La Olcese contro Angius: le riforme sono di tutti

La Olcese contro Angius: le riforme sono di tutti Giuliana Olcese, animatrice del Movimento per le riforme istituzionali, attacca il capogruppo al Senato dei Ds Gavino Angius. "Fare le riforme "a colpi di maggioranza" - afferma - come tuona, a mo' di medicina di tutti i mali, qualche maggiorente parlamentare, sarebbe come decretare che più della metà della popolazione italiana che sta all'opposizione dovrà comprare il pane con la tessera di bellica e nefanda memoria, guardando gli altri, con la A maiuscola, che banchettano". Giuliana Olcese chiede invece "regole vicine ai cittadini, tutti".
Pagina 2 (23 agosto 1999) - Corriere della Sera

 

» Corriere della Sera >   Archivio > Caccia al "politico - quaglia" La Olcese offre un milione Archivio storico

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Europa e Dintorni

Caccia al "politico - quaglia" La Olcese offre un milione

Scovate il "politico - quaglia" La Olcese offre un milione Un milione di lire a chi riuscirà a svelare l'identità della "Quaglia depressa", ovvero chi è l'uomo politico esperto in ribaltoni e trasformismi. La caccia al tesoro, lanciata via Internet, è stata lanciata da Giuliana Olcese, coordinatrice del Movimento per le riforme istituzionali, per svegliare "una campagna elettorale sonnolenta" e per promuovere una riforma della legge elettorale. Il sito del Movimento è www.4.Iol.it / coaliz.
Pagina 13 (8 giugno 1999) - Corriere della Sera

 

» Corriere della Sera > Archivio > Olcese: la prima grande riforma è «democratizzare» l'informazione

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Palazzo e dintorni

Olcese: la prima grande riforma è «democratizzare» l'informazione

Olcese: la prima grande riforma è «democratizzare» l'informazione «I partiti politici non vogliono le riforme». La coordinatrice del Movimento per le Riforme Giuliana Olcese fa propria l'affermazione fatta dall'ex capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro al Corriere e aggiunge: «E soffocano cittadini, referendari, associazioni e movimenti che vogliono promuovere le riforme». Olcese punta l'indice accusatore anche sull'informazione: «La prima riforma da fare per un Paese sano e normale è di riportare l'informazione alla democrazia. Nessun organo di stampa né telegiornale infatti riprende le notizie della società civile: è un sistema parente stretto del totalitarismo». Pagina 9 (26 novembre 1999) - Corriere della Sera

 

Maroni apprezza la proposta ma avverte: non cambiare idea

Archivio storico; Corriere della Sera ... Giuliana Olcese: "La legge elettorale non va bene così com'è, ma sarebbe peggio ancora tornare al passato". ...

archiviostorico.corriere.it/1998/febbraio/02/Maroni_apprezza_proposta_avverte_non_co_0_9802027697.shtml

 

» Corriere della Sera > Archivio > Maroni apprezza la proposta ma avverte: non cambiare idea

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Maroni apprezza la proposta ma avverte: non cambiare idea

Maroni apprezza la proposta ma avverte: non cambiare idea LE REAZIONI
ROMA - E se alla fine si tornasse al proporzionale?
Certo, c'è stato un referendum che lo ha bocciato, ma l'improvviso amore tra Armando Cossutta e Silvio Berlusconi la dice lunga su quanto sia ancora fragile la fede nel maggioritario. E, soprattutto, riapre il discorso sulla legge elettorale assestando, dopo quello sulla giustizia, un nuovo colpo all'impianto della Bicamerale.
Il Ccd Francesco D'Onofrio sostiene che a questo punto "è saltato il "patto della crostata" di casa Letta". Mentre anche il pidiessino Cesare Salvi comincia a nutrire seri timori sull'esito positivo delle riforme costituzionali: "Se non si ricostituisce fino in fondo una volontà comune del Polo e dell'Ulivo si rischia di non farle".
Dura la reazione di An di fronte all'ipotesi di un ritorno al proporzionale: "Porterebbe al frazionismo". Disponibile, invece la Lega, con Roberto Maroni: "Noi non possiamo che applaudire alla proposta di Berlusconi di discutere di una legge proporzionale con sbarramento, ma a una condizione: che domani non cambi idea".
Per una volta Cossutta mette da parte ogni pregiudiziale antifascista: "Su questo tema siamo pronti a fare accordi con tutte le forze politiche interessate, siano esse di sinistra, di centro o anche di destra". E il presidente di Rifondazione ne approfitta per attaccare Fini e D'Alema: "L'asse che hanno costituito è troppo poco per garantire il nuovo edificio costituzionale. Il segretario della Quercia ci accusa di essere conservatori. Ma basta osservare che con il proporzionale in Italia c'erano solo sette partiti mentre oggi ce ne sono una trentina". Il Pds si affretta a rispondere con Cesare Salvi. Per stroncare ogni velleita' proporzionalista, il capogruppo al Senato tira fuori le vecchie amicizie di Berlusconi: "Sin dai tempi di Craxi è sempre stato convinto che il maggioritario non fosse un granchè. Invece per noi costituisce una linea di non ritorno. La soluzione per correggere l'attuale sistema è il doppio turno, non il ritorno al passato". Così facendo, anche il lavoro della Bicamerale può correre rischi seri. "Ma se ciò avvenisse - avverte Salvi - non gioverebbe a nessuno".
Tuona la coordinatrice del Movimento per le riforme costituzionali, Giuliana Olcese: "La legge elettorale non va bene così com'è, ma sarebbe peggio ancora tornare al passato". Molto più sfumato invece il "no" dei Verdi. Mauro Paissan sostiene che il suo partito è "apertissimo" a discutere il "modello tedesco" del proporzionale.
Solo che ormai è troppo tardi: "Prendo atto del pentimento di Berlusconi sul maggioritario, ma ormai siamo fuori tempo massimo".
Ma l'apertura del Cavaliere fa discutere soprattutto all'interno del Polo. Giovanardi (Ccd) si schiera decisamente dalla parte di Berlusconi: "Ha posto in maniera corretta un problema reale".
L'apertura del leader di Forza Italia trova invece molto scettico, all'interno del suo stesso partito, Peppino Calderisi: "Il sistema proporzionale è buono solo per le europee". E, soprattutto, incontra una decisa ostilità nelle file di An. Basta sentire Gasparri: "Il sistema maggioritario è ormai un fatto consolidato. Il Polo deve marciare compatto verso il presidenzialismo e il rafforzamento del bipolarismo". E con lui Storace. Prima ironizza: "Spero che l'uscita parigina di Berlusconi sia stata tradotta male". Poi va all'attacco delle critiche rivolte ad An a proposito dell'eredita' fascista, solo "gradualmente" cancellabile: "Berlusconi deve capire una volta per tutte che le vere pagelle le danno gli elettori".
Zuccolini Roberto
Pagina 3 (2 febbraio 1998) - Corriere della Sera

 

» Corriere della Sera > Archivio > "Attenti, in Veneto c'è un rischio secessione" Archivio storico

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"Attenti, in Veneto c'è un rischio secessione"

Allarme del Pg di Venezia: se non si rimuovono le cause del disagio gli estremisti potranno ricorrere alla criminalità diffusa

Attenti, in Veneto c'è un rischio secessione" Allarme del Pg di Venezia: se non si rimuovono le cause del disagio gli estremisti potranno ricorrere alla criminalità diffusa VENEZIA - "Nel Veneto c'è un grave rischio di forme clamorose di criminalità contro lo Stato": il procuratore generale di Venezia, Mario Daniele, attacca così la relazione di apertura dell'anno giudiziario. A Palazzo Grimani, austera sede della Corte d'Appello, le sue parole risuonano, gravi. E, improvvisamente, fanno riaffiorare alla memoria un episodio, da qualche parte troppo facilmente liquidato alla stregua di una manifestazione poco più che folcloristica: l'assalto al campanile, la folle nottata dei "serenissimi" a piazza San Marco, nel maggio del '97.
Il pg invece tiene a ricordarlo come una "azione clamorosa, che si inserisce nelle nuove forme di illegalità, di ispirazione secessionistica".
Allarme criminalità, allarme secessione, dunque: il ricco e operoso Nord - Est non è solo "laboratorio economico", ma anche sociale. E socio - criminale. Pur se il risveglio di reati a carattere politico "non ha assunto gli aspetti di brutalità e spietatezza che avevano connotato i delitti delle brigate rosse", sottolinea Mario Daniele.
E aggiunge: "Questi nuovi atteggiamenti paiono sostenuti da una forte carica vittimistica e rivendicativa. Destinata, purtroppo, ad accrescersi".
Il magistrato, poi, deviando dalla linea propriamente giudiziaria, sconfina in un suggerimento politico. Dice: "Se i Poteri esecutivo e legislativo non decidono di prendere in seria considerazione l'enorme malcontento diffuso in molte regioni, e in modo particolare nel Veneto, intervenendo in sede politica per rimuoverne le ragioni più evidenti e fondate, il movimento di protesta aumenterà vorticosamente e le sue punte estreme, più eccitabili e meno equilibrate, ricorreranno a forme clamorose di criminalità diffusa".
Una coincidenza: mentre, in mattinata, il procuratore generale invitava a valutare seriamente le radici della protesta veneta, poche ore dopo, nel pomeriggio, nasceva ufficialmente il Movimento federalista del Nord - Est, guidato da Massimo Cacciari e da Mario Carraro. Il cui obiettivo è proprio quello di incanalare i fermenti, dando la sveglia ai Palazzi romani. "Se la riforma costituzionale non sarà coerente con i principi federalisti - ammonisce il sindaco di Venezia - credo che le regioni del Nord - Est la bocceranno. E si tratterà non del referendum di Bossi, ma di un referendum popolare, con il rischio della deriva secessionista".
Il presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan (Forza Italia) è d'accordo sulla necessità di dare risposte politiche adeguate. "Per quanto mi riguarda - afferma - ho fatto la mia parte. Proponendo ai veneti di pronunciarsi, con un referendum, su che tipo di statuto speciale sono d'accordo".
La relazione di Mario Daniele tocca, infine, il procedimento in corso nei confronti di Bossi e della Lega Nord, presso la Procura di Verona. Il procuratore Papalia, infatti, contesta al gruppo l'"attentato all'unità dello Stato". "Configurazione di reato di non facile soluzione", avverte, sibillino, il pg. E aggiunge: "Sarà necessario stabilire a chi appartenga la competenza per territorio". Un siluro a Verona? Papalia non sembra raccogliere. Ribatte, deciso: "La competenza territoriale non l'ho stabilita io, ma, insieme, i pm delle Procure interessate".
LA SOLUZIONE ALLA PUJOL Il modello catalano: autonomia su leggi, tasse, lingua e polizia Il modello catalano ruota attorno a un nome: quello di Jordi Pujol, cattolico liberale, strenuo difensore della lingua e delle tradizioni della Catalogna e per questo finito dietro le sbarre durante l'era franchista. La battaglia di Pujol, che ha sfruttato il peso determinante dei suoi deputati per condizionare prima Gonzales e ora Aznar, ha consentito alla Catalogna di ottenere un'ampia autonomia. La Regione amministra il 30 % dell'Irpef raccolta in Catalogna, ha delega sulle imposte, gestisce i porti di Barcellona e Tarragona, ha una sua polizia e legifera in molti settori. Il catalano è usato nelle scuole, nei tribunali e in molti programmi tv.
LA CONTESSA DELL'ULIVO Giuliana Olcese: ho steso io il primo pamphlet federalista (m. fu)
La chiamano la "contessa dell'Ulivo". E lei, Giuliana de Cesare, moglie di Vittorio Olcese, animatrice di salotti cultural - mondani, rivendica di essere stata la prima a benedire un "manifesto federalista", stilato a Roma, però. Dunque, quello di Cacciari viene dopo il suo. "Ma non c'è antagonismo - sottolinea - anzi. Il federalismo serve al Paese. Serve ad avere governi più responsabili, uno Stato più vicino ai cittadini...". Contessa, che cosa pensa del movimento del Nordest?
"E' una fase di passaggio e di decentramento, dalla centralità della politica alla periferia. Ma, attenzione: bisogna superare il Nordest e guardare all'intero Paese".
Fumagalli Marisa
Pagina 5 (13 gennaio 1998) -Corriere della Sera

 

» Corriere della Sera > Archivio > Una rubrica su internet unirà i "cuori politici" Archivio storico

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In Breve

Una rubrica su internet unirà i "cuori politici"

 Una rubrica su internet unirà i "cuori politici" "Batte ancora il cuore degli italiani per la politica"? il quesito, on line su Internet, lo pone il Movimento per le Riforme istituzionali di Giuliana Olcese, (www4.iol.it / coaliz). Titolo della rubrica? "La posta del cuore politico".
Pagina 15 (20 dicembre 1998) - Corriere della Sera

 

» Corriere della Sera > Archivio > I governi locali martedì a San Macuto contro le autonomie della Bicamerale Archivio storico

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INCONTRO CON I RIFORMATORI

I governi locali martedì a San Macuto contro le autonomie della Bicamerale

INCONTRO CON I RIFORMATORI I governi locali martedì a San Macuto contro le autonomie della Bicamerale Il progetto "federalista" uscito dalla Bicamerale incontra crescenti perplessità nei vari governi locali. Molti sindaci minacciano di votare "no" al referendum confermativo. Ecco perchè martedì prossimo a Roma, a palazzo San Macuto, si terrà un incontro con alcuni membri della Commissione. Organizza il Movimento per le riforme costituzionali, coordinato da Giuliana Olcese, e la Lega delle Autonomie, presieduta da Giuliano Barbolini. Con loro vari presidenti di regione e i sindaci di Bologna, Gorizia, Milano, Napoli, Belluno, Mantova e Terni. Bassolino aderisce alla manifestazione e vi prenderà parte se sarà in corsa per il ballottaggio.
Pagina 7 (14 novembre 1997) - Corriere della Sera

 

» Corriere della Sera > Archivio > Contro cena dei professori per la rivincita Archivio storico

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SALOTTI ROMANI / In casa Olcese, nell'incontro organizzato dal Movimento per le Riforme costituzionali, parte la battaglia per le modifiche

Contro cena dei professori per la rivincita

Barbera: non vogliamo fare i guastatori ma soltanto cambiare quest'accordo

SALOTTI ROMANI / In casa Olcese, nell'incontro organizzato dal Movimento per le Riforme costituzionali, parte la battaglia per le modifiche. Contro - cena dei professori per la rivincita Barbera: non vogliamo fare i guastatori ma soltanto cambiare quest'accordo.
ROMA - E alla fine della giornata i "dissidenti" trasversali, i professori, i politici, i costituzionalisti che a questa riforma partorita dalla Bicamerale non ci stanno si ritrovano in casa Olcese per "organizzarsi". Salotto della politica romana di sapore progressista, oggi però rappresenta molto altro ancora: il luogo da cui potrebbe partire la battaglia emendativa al testo della commissione.
La sua animatrice, Giuliana Olcese, è la coordinatrice del Movimento per le Riforme costituzionali, del quale fanno parte sindaci di Ulivo, Polo e Lega, costituzionalisti di fama e politici. Da ieri nel centro di Roma si raccoglie un movimento ancor più trasversale, che si intreccia e si sovrappone a quello messo in campo da Mario Segni. Attorno a una lunga tavola si ritrovano seduti a fianco a fianco il costituzionalista Giovanni Sartori, il collega Augusto Barbera e l'ex presidente della Corte Costituzionale Aldo Corasaniti, i pidiessini Antonio Soda e Claudia Mancina, l'azzurro Giuliano Urbani, il socialista Valdo Spini, il "dipietrista" Federico Orlando. E poi Marcucci, pidiessino, esponente del "coordinamento" di Regioni e Comuni, il fiscalista Franco Gallo, nomi meno noti e pure qualificati e altri si scusano, ma "ci saremo la prossima volta". Che cosa si organizza? "Non il fronte del no", dicono in coro. "Li compatteremmo, se lo facessimo", avverte Barbera.
"E poi noi vogliamo bene alla Bicamerale", assicura la Olcese. "Vogliamo puntare al cuore della riforma, forma di governo e legge elettorale", spiega Sartori. Così ci si vede a cena, contando i giorni che ancora mancano al termine per la presentazione degli emendamenti al testo della Bicamerale: 28. Carta e penna, da ieri sera è il momento di buttar giù le idee.
"Questo movimento può essere il catalizzatore della nostra volontà di cambiare", dice Spini prima di dileguarsi per impegni precedenti. Insomma, si comincia. Da dove? Introduce Barbera: "Noi non siamo il fronte del No. Siamo quelli che vogliono forti emendamenti su tre temi: i poteri del presidente, la legge elettorale, il federalismo. Il nostro obiettivo è suscitare nell'opinione pubblica la coscienza su un testo".
Sartori, gustandosi un buon bicchiere di vino bianco: "In questa riforma vedo cose inaccettabili. Ma non vuol dire che dobbiamo dire no a tutto". Il terrore di essere presentati come "quei rompiscatole dei professori" attanaglia il gruppo. Anche perchè Soda, attivissimo pidiessino in Bicamerale, avverte: "Attenzione: ci sono proposte che possono essere bellissime, ma si deve fare i conti con la mediazione politica. E poi, non è che si può lavorare insieme su tutto: io sulla giustizia con Di Pietro e con Veltri non mi ritroverò mai!".
Interviene la Mancina: "Questo movimento serve a mettere insieme opinione pubblica e Bicamerale, tra le quali si rischia la frattura. Bisogna dialogare, non chiudersi: un giudizio demolitorio non sarebbe il mio. E poi distinguiamo: anch'io sono contraria alla legge elettorale, ma dico sì al sistema di governo".
Barbera quasi inorridisce: "Ma Claudia, tu credi che questo presidente eletto abbia reali poteri di governo?".
"Sì - ribatte lei -, ha indirizzo politico". Difficile, insomma, mettere insieme tutto e tutti. Orlando ricorda che di movimenti per "la riforma della riforma" ce ne sono già parecchi: quello di Segni, quello di Veltri, quello di D'Amico e Bordon, quello di "Liberal". Sartori riflette: "Con Segni dobbiamo avere un rapporto stretto. Anche perchè è meglio averlo vicino che lontano...". E poi, con battutaccia toscana: "Già abbiamo ottenuto molto: abbiamo evitato che con noi ci sia Pannella!". Scherza Urbani: "Dai, Vanni, non metterti a insultare tutti...". "Io? E quando mai...".
Nell'aria aleggia un fantasma, lo stesso che turba i sonni di D'Alema: Antonio Di Pietro. Lo risveglia Barbera: "Il nostro movimento deve essere trasversale, come lo fu quello referendario. Con noi può venire chiunque è d'accordo, non importa cosa ha fatto, cosa fa e cosa farà. Di Pietro vuole candidarsi? Lo faccia. A noi interessa cambiare questa riforma". Sartori si spinge oltre: "Credo che servirà una soglia per impedire che chiunque si candidi, ma non può essere uno sbarramento anti - Di Pietro". E Orlando azzarda: "Basta una raccolta di firme". Sartori: "Magari un milione". Orlando: "Mezzo milione...". La pasta fredda chiama, il break si impone. Orlando profetizza amaro: "Signori, dobbiamo anche prepararci al peggio. Siamo sicuri che i parlamentari si sentiranno liberi di andare contro i loro partiti e voteranno i nostri emendamenti? Io non ho tessera, lo faccio, ma gli altri? Mancina e Soda stasera sono riuniti con Mussi e D'Alema... E da questa riforma verra' fuori che due parlamentari su tre non saranno ricandidati". Si consola Sartori, e da' la carica agli altri: "Embe' , non è meglio? Vorrà dire che saranno tanti gli scontenti: vengano con noi".
Di Caro Paola
Pagina 3 (3 luglio 1997) - Corriere della Sera

 

» Corriere della Sera > Archivio > Il Movimento per le Riforme "D'accordo con Sartori" Archivio storico

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Bicamerale e dintorni Il Movimento per le Riforme "D'accordo con Sartori"

Il Movimento per le Riforme "D'accordo con Sartori" "Siamo d'accordo con Sartori e Panebianco: oggi più che mai l'obiettivo delle riforme richiede una risoluta pressione da parte dell'opinione pubblica e dei media. E' il momento di offrire e accettare tra cittadini e istituzioni un maturo, onesto patto democratico".
Lo ha detto Giuliana Olcese, coordinatrice del Movimento per le Riforme costituzionali, intervenendo nel dibattito aperto sulle colonne del Corriere della Sera.
"Siamo del tutto favorevoli al "manifesto" proposto da Giovanni Sartori, che coincide con l'obiettivo per il quale si battono da tempo i componenti del Movimento per le Riforme, i sindaci d'Italia, le associazioni e tanti semplici cittadini", ha concluso la Olcese.
Pagina 3 (1 luglio 1997) - Corriere della Sera

 

» Corriere della Sera > Archivio > I sindaci vogliono essere coinvolti nella Bicamerale Archivio storico

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Riunione del neonato coordinamento

I sindaci vogliono essere coinvolti nella Bicamerale

ROMA - Contro le voglie di proporzionale, contro chi spera di risolvere la riforma federalista nel regionalismo, contro chi crede che la Bicamerale possa fallire: rinasce il Coordinamento dei sindaci e raccoglie un "partito" trasversale di membri della Commissione per le riforme pronti a sostenerne il progetto. La riunione di ieri si è svolta sotto la presidenza di Giuliana Olcese e di Aldo Corasaniti, ex presidente della Consulta. C'erano Giorgio Rebuffa e Peppino Calderisi per il Polo, Antonio Soda, Claudia Mancina per l'Ulivo. Obiettivo dichiarato: salvare la Bicamerale portando il dibattito anche fuori dalla sala della Regina dove rischia di arenarsi in questioni politiche. Come? Coinvolgendo nei progetti della commissione i 1.200 sindaci che aderiscono al movimento per le riforme costituzionali a battere il tempo alla Bicamerale, promuovendo incontri, dibattiti e proposte. Ma tra i parlamentari che aderiscono all'iniziativa del coordinamento dei sindaci c'è chi è ottimista come Antonio Soda ("E' chiara - ha detto - la tendenza a mantenere un bicameralismo imperfetto, ad introdurre un federalismo "solidarista", a cercare una soluzione per la forma di governo che sia tra un premierato molto forte e un presidenzialismo corretto"). E chi invece non nasconde di essere pessimista come Scoppola e Rebuffa di Forza Italia.
Pagina 9 (14 marzo 1997) - Corriere della Sera

 

» Corriere della Sera > Archivio > Antonio Soda, "più cristiano che cattolico" l'architetto della Bicamerale alla pidiessina Archivio storico

Corriere della Sera

 

IL PERSONAGGIO

Antonio Soda, "più cristiano che cattolico" l'architetto della Bicamerale alla pidiessina

Dalla casa della contessa Giuliana Olcese ai lunghi colloqui con i forzisti Rebuffa e Calderisi

 IL PERSONAGGIO Antonio Soda, "più cristiano che cattolico" l'architetto della Bicamerale alla pidiessina
Dalla casa della contessa Giuliana Olcese ai lunghi colloqui con i forzisti Rebuffa e Calderisi Dei più ostinati, insomma di quelli che delle riforme non vorrebbero sentire nemmeno l'odore, dice bonario: "Suvvia, certi conservatori istituzionali io li considero solo un po'... timidi". Di Massimo Villone, il senatore pidiessino che molti descrivono come suo acerrimo avversario interno, racconta gentile: "Abbiamo posizioni diverse su molte questioni, ogni tanto tra noi scoccano scintille, è vero, ma poi ci facciamo grandi risate: in fondo siamo due spiriti meridionali, lui napoletano, io di Melfi". Di Cesare Salvi, che alcuni sostengono si senta un po' messo in ombra dopo essere stato coautore della "bozza Fisichella", narra deferente: "Ha sempre coordinato tutto il nostro lavoro, è sempre intervenuto nei passaggi decisivi".
E infine, quando parla di se stesso, Antonio Soda premette, umile: "Sono mortificato". E di cosa? "Di tutta l'attenzione nei miei confronti. Sono arrivato fino a 53 anni nella massima riservatezza. Ora sono a disagio. Rispondo a tutti solo perchè mi hanno spiegato che devo proprio rispondere". Insomma, buonismo e flagellazione, pacatezza e understatement in pilloline a volte un po' surreali.
Anche per questo Massimo D'Alema deve aver scelto come architetto della sua Bicamerale quest'omino minuto che svuota interi pacchetti di sigarette quando parla in pubblico e sembra talmente modesto da andar largo persino nei vestiti che indossa: anche per la sua capacità di addormentare nell'ecumenismo d'un sorriso il più spietato e intransigente dei presidenzialisti. E forse c'è un solo modo per incrinare l'imperturbabile pazienza di Soda, ulivista doc, pidiessino d'importazione, dossettiano convinto che, più che cattolico, preferisce definirsi "cristiano", "mi pare sia molto meglio", e che, comprensibilmente, sobbalza quando qualcuno gli chiede se abbia mai avuto a che fare con il vecchio partito comunista: "Se vengo dal Pci? Macchè. Vengo dalla magistratura", dice, ingenuo, come se le due cose fossero state inconciliabili. E forse lo erano davvero per lui, che ha mollato la toga appena s'è profilata l'offerta d'una candidatura da deputato, che è stato silenziosissimo consigliere d'appello a Bologna prima di passare in Cassazione, e che a Reggio Emilia, dove vive la sua famiglia (moglie e due figlie), ha lavorato, silenziosissimo, nel volontariato, con il Ceis, il centro di solidarietà diretto dal nipote di Dossetti.
Insomma è quasi un fantasma buono questo Soda, e soltanto insinuando che nella sua bozza di riforma costituzionale c'è forse il germe del ribaltino una tantum, ovvero la possibilità di far fuori il premier, sia pure una volta sola in una legislatura, senza per questo tornare alle urne, beh, soltanto così si riesce a innervosirlo, solo così Antonio il Calmo si scalda e sbuffa e sbotta: "Se ce lo fate passare sulla stampa come prodromo del ribaltone, allora è chiaro che non va avanti 'sto progetto. Invece è un progetto buono, e pure Rebuffa era d'accordo".
E infatti hanno trascorso lunghe ore insieme, lui e l'amico forzista Giorgio, con Peppino Calderisi accanto, per cercare di conciliare l'inconciliabile. Infine, dopo una simile maratona, possiamo ritrovare il nostro Soda a casa della contessa Giuliana Olcese, casa storica e strategica per la sinistra in generale e per l'Ulivo in particolare, perla di piazza Campitelli a due passi dal Bottegone.
Li', a quel tavolo dove si sono raccolti negli anni Pajetta e Tortorella, Reichlin e Chiaromonte, Macaluso e Napolitano e Bassolino e Petruccioli, assieme a ministri e presidenti del Consiglio dc nel nome del trasversalismo ("e del cervello, perchè non ho mai invitato nessuno per la carica che ricopriva...", dice Giuliana, che oltre ad essere musa ulivista coordina i comitati dei sindaci), lì', Antonio il Calmo incoraggia con grandi sorrisi chi vagheggia - in un Paese che si divide tra chi getta i sassi dai cavalcavia e chi vorrebbe vedere i lanciatori impiccati ai cavalcavia medesimi - un raffinato movimento d'opinione a sostegno della Bicamerale e delle riforme e del sistema di premierato, sistema flessibile, si capisce, come flessibile è il nostro Soda, capace di sopportare lieto le contestazioni dei soloni di partito e intanto di collegarsi direttamente a D'Alema e a Fabio Mussi, in barba ai soloni stessi. Niente guizzi, molta cautela, "evitiamo il massimalismo dell'elezione diretta del premier che può portare al cesarismo", forse un pizzico di buonasorte calcolata.
Un arguto giurista pidiessino, Augusto Barbera, dice: "Dobbiamo molto a Maccanico: la sua bozza ha spaventato così tanto Elia e i popolari che adesso sono disposti a farci delle concessioni pur di non tornarci su". E magari è davvero una fortuna correre in punta di piedi nella scia di Maccanico e del suo semipresidenzialismo: ma va così, nel mondo amabile di Antonio Soda la fortuna aiuta i prudenti.
Buccini Goffredo
Pagina 5 (18 gennaio 1997) - Corriere della Sera

 

» Corriere della Sera > Archivio > "Amata Milano quanto mi deludi" Archivio storico

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Vivimilano. AMARCORD DAGLI ANNI SESSANTA AD OGGI

"Amata Milano quanto mi deludi" L'amaro sfogo di Inge Feltrinelli

Milano 1960. Una bellissima, giovane donna, proveniente dalla Germania, dove è nata e cresciuta, di professione reporter (Hemingway, Picasso, Simone De Beauvoir sono tra i personaggi da lei intervistati) si fa subito notare negli ambienti che fanno di Milano un punto di riferimento, un crocevia obbligato per imprenditori, intellettuali e artisti di tutto il mondo. "Per me che arrivavo da una Germania ancora buia, triste, non ancora uscita dalla terribile devastante tragedia della guerra e del nazismo, Milano è apparsa non solo come una città aperta, accogliente e curata, ma soprattutto, come un luogo di speranza dove molteplici energie si concretizzavano in una effettiva ricostruzione sociale e morale. Era la Milano di Elio Vittorini, maestro indimenticabile, uomo saggio, pieno di charme del "Gruppo ' 63" allora formato da giovani di "belle speranze" che si chiamavano Umberto Eco, Alberto Arbasino, Nanni Balestrini, Vanni Scheiwiller, Alfredo Giuliani. E ancora Paolo Grassi e Giorgio Strehler, Camilla Cederna, Giorgio Bocca, Peppino Turani, Tullio Pericoli e tanti, tanti altri".
Chi parla è Inge Feltrinelli, attuale presidente della Casa Editrice fondata nel 1954 dal marito Giangiacomo, morto tragicamente il 14 marzo 1972. Da allora Inge è l'anima della Casa Editrice. Nella storica sede di via Andegari, ha saputo dare continuità - affiancata dal figlio Carlo - all'opera intrapresa con tanta passione civile dal suo fondatore.
"Certo, Milano, allora era una città viva, stimolante: ogni giorno ci si ritrovava in libreria, teatro, nelle innumerevoli gallerie d'arte che in questi ultimi anni, purtroppo, sono quasi del tutto scomparse. C'erano tanti artisti giovani e... belli! Emilio Tadini, Valerio Adami, Mimmo Rotella, Ugo Mulas e, accanto agli artisti anche illuminati imprenditori, raffinati collezionisti: Aldo Bassetti, Roberto Olivetti, Vittorio Olcese, e dico i primi che mi vengono alla mente".
"Oggi, Milano è irriconoscibile: sporca e spenta. Ha perso la sua funzione di riferimento, tranne che per la moda. Ormai sono Armani, Missoni, Krizia che cercano di rianimarla. Per il resto, nulla. Piazza del Duomo circondata da fast food e jeanserie, degradata da interventi di "animazione" brutti e provinciali, degni di una fiera di paese, non di una delle piazze più belle del mondo. E la cosiddetta "nuova" sede del Piccolo Teatro? Già obsoleta prima ancora di essere inaugurata, diventata un simbolo delle mancate promesse e delle inadempienze dei nostri amministratori pubblici... Che tristezza, che peccato.
"Che cosa ha fatto la città per i giovani - continua Inge Feltrinelli - che cosa per gli artisti? E gli architetti?
Milano ha nomi di primissimo piano a livello mondiale. Gae Aulenti, Vittorio Gregotti. Lavorano a Parigi, a Tokio, a New York. E a Milano?
Bisogna risalire a 40 anni fa, al Pirellone di Giò Ponti per trovare un intervento urbanistico significativo. A questo punto è la città che deve porsi delle domande e recuperare quell'orgoglio, quella fierezza che l'avevano portata ad essere un punto di riferimento per l'Europa. Le forze, le capacità e le risorse certamente non mancano. Quello che manca è un progetto. Ma la pubblica amministrazione è assente, latitante, incapace di formulare proposte adeguate alle grandi potenzialità di Milano e alle sue tradizioni, incapace di trovare alternative a una pioggia di piccole, meschine iniziative che minacciano di ridurre Milano a palude. Bisogna rimboccarsi le maniche per recuperare il tempo perduto".
Colpisce in Inge Feltrinelli, persona appassionata, la capacità di indignarsi e, al tempo stesso, di mantenere intatta la fiducia e la speranza in una ripresa per la "sua" Milano.
De Micheli Patrizia
Pagina 9 (15 maggio 1996) - Corriere della Sera

 

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