Villa
dei Vescovi, un'osmosi continua
Intervista
a Elisabetta Saccomani di
Luca de Leone pubblicata sul sito internet del FAI Fondo Ambiente Italiano
Una
sensazione di diletto e rassicurazione dai mali quotidiani. Queste le
emozioni che gli splendidi affreschi di Villa dei Vescovi a Luviglaino
(PD) realizzati da Lamberto Sustris sono in grado di suscitare ai visitatori.
Come sottolinea Elisabetta Saccomani, docente di Storia dell'Arte
Moderna all'Università degli Studi di Padova, il ciclo di affreschi
recentemente restaurato dal FAI “è di grandissima importanza
perché, in un periodo in cui Padova si poneva all'avanguardia
nella diffusione del linguaggio della Maniera centroitaliana, anticipò
e contribuì all'esplosione del fenomeno della decorazione delle
ville nel Veneto”. La luce del sole penetra dalle finestre
fino a sfiorare i paesaggi dipinti che sfondano illusionisticamente
le pareti e si aprono nelle finte arcate delle logge che duplicano quelle
reali, in un'osmosi continua tra interno ed esterno. L'aria risuona
di antichità classica, rievocata dai trofei,
le finte statue nelle nicchie, le grottesche.
Ieri,
come oggi, gli splendidi affreschi di Villa
dei Vescovi a
Luvigliano (PD) sono in grado di infondere in chi li guarda una sensazione
di diletto e rassicurazione dai mali quotidiani della vita cittadina,
spingendo a quel prezioso “otium” e alle passeggiate filosofiche raccontati
da Vitruvio. Una magia moderna resa possibile dall'impegnativo
lavoro di restauro realizzato grazie al sostegno di
Arcus e affidato dal FAI a Pinin Brambilla
Barcilon, che ha permesso di riportare all'originario splendore
il ciclo di affreschi a opera dell'olandese Lamberto Sustris,
emersi da un oblio di secoli a metà degli anni '60, quando Vittorio
Olcese acquistò la Villa padovana progettata da Giovanni
Maria Falconetto e la fece restaurare.
Provate
da oltre quattro secoli di storia e gravemente mutilate da un lavoro
di ristrutturazione molto cospicuo e pesante a metà del Settecento,
che aveva sacrificato vaste porzioni degli affreschi a vantaggio di
una redistribuzione degli spazi, le pitture si presentavano in una situazione
piuttosto grave, con sollevamenti, strati di sporco, cadute
e forti alterazioni cromatiche. Grazie
all'intervento del FAI, è stato possibile far emergere le pitture
originali, restituendo buona leggibilità al ciclo di affreschi.
Un ciclo che, come spiega Elisabetta Saccomani, docente
di Storia dell'Arte Moderna all'Università degli Studi di Padova
e membro del comitato scientifico istituito dal FAI per l'occasione,
“è di grandissima importanza perché, in un periodo in
cui Padova si poneva all'avanguardia nella diffusione del linguaggio
della Maniera centroitaliana, anticipò e contribuì
all'esplosione del fenomeno della decorazione delle ville nel Veneto.
Un fenomeno che avrà il suo culmine negli affreschi di Paolo
Veronese a Maser, nella marca trevigiana, e che si basava sulla
grande sintonia tra architettura e decorazione, tra esterni
e interni, all'insegna di un sapore antichizzante molto forte
e dichiarato. Pressoché
unica testimonianza rimasta delle decorazioni di villa degli anni quaranta
del Cinquecento, il ciclo di affreschi di Villa dei Vescovi
esprime proprio questa assoluta sintonia tra la villa e il luogo incontaminato
tra i colli Euganei in cui è immersa”. Non è un caso che,
probabilmente convocato da Alvise Cornaro, amministratore
della curia padovana, fu proprio un artista come Lamberto Sustris a
decorare la Villa di Luvigliano, dispiegando sulle pareti tutti i motivi
decorativi propri del repertorio ornamentale di gusto classicistico,
messo a punto e fatto rivivere da Raffaello a Roma,
e diffuso poi a Genova da Perin del Vaga e a Mantova
da Giulio Romano. “Lamberto Sustris - conferma Elisabetta
Saccomani - era l'interprete ideale per affrescare una villa così
all'antica. L'artista olandese, pittore moderno alfiere del raffaellismo
che era stato da poco in visita a Roma, fu un interprete molto originale,
capace di realizzare continue variazioni sul tema, fondendo il paesaggio
romano vitruviano, con l'inserzione di rovine della Roma antica immerse
nella natura, con il paesaggio più arcadico e agreste di Tiziano.
Una
fusione che costituì un elemento di novità e di fascino”. Il
tema del paesaggio, molto praticato nell'antichità, era stato
resuscitato da Raffaello nel contesto di un generale recupero delle
tipologie decorative antiche, scaturito dalla scoperta della Domus
Aurea di Nerone. “Proprio a partire da Sustris - conclude la
Saccomani - il tema del paesaggio diventa un elemento qualificante di
quel revival dell'antico, che permea tutta la cultura artistica dei
decenni centrali del Cinquecento nel campo specifico delle decorazioni
parietali della villa”. Un tema
che, dunque, si sposa alla perfezione con il compito pensato originariamente
per Villa dei Vescovi: un luogo dove coltivare le necessità dell'intelletto,
un rifugio di pace e tranquillità armoniosamente immerso nella
natura.
<<Nota
postuma / cominicato stampa di Giuliana D'Olcese de Cesare>> La
Villa
dei Vescovi magicamente
poggiata su di una altura dei Colli Euganei, in Luvigliano
di Torreglia - Padova, fu venduta nel 1962 dal Vescovo di Padova
Monsignor Bortignon a Vittorio Olcese
e Giuliana Olcese de Cesare come 'Comproprietà
pro indiviso' con atti del notaio Giuseppe Salce.
La
Villa fu restaurata interamente con la supervisione dell'Ente
Ville Venete, presidente il marchese Boso
Roi, ente che, oltre ad un mutuo ciascuno, erogò a
Vittorio e a Giuliana anche un fondo perduto per il restauro degli
affreschi consistente in 19 milioni di lire diviso in 9 milioni e mezzo
per ciascuno dei due contraenti. Gli atti notarili inerenti la compravendita
ed il contributo erogato dall'Ente Ville Venete trovansi
presso le Conservatorie di Padova e di Venezia.
Per
il restauro dell'intero ciclo degli affreschi interni ed esterni, ed
in concerto con l'Ente Ville Venete, la Sovraintendenza ai
monumenti di Venezia e i nuovi proprietari, fu scelto il 'Metodo
filologico' (le parti mancanti degli affreschi, infatti,
non vennero ridipinte onde evitare, nello scorrere degli anni,
l"'effetto distacco" tra le parti originali
e le zone ricostruite). Il lavoro di restauro fu affidato
all'equipe degli allievi restauratori del Professor Tiozzo dell'Accademia
di Venezia mentre il restauro degli splendidi stucchi opera di Alessandro
Vittoria, che con bucrani, metope, triglifi e Vittorie
alate ornano timpani, arcate e colonnati delle tre facciate principali
della Villa, fu opera dei Maestri stuccatori della
Scuola di Vicenza. I
lavori di risistemazione muraria furono affidati all'architetto
Marcello Checchi e seguiti passo passo da Giuliana
che a restauro ultimato ideò, scelse e realizzò l'intero
arredo interno ed esterno della Villa. Restauro e
arredo che nel 1968 meritarono il
Primo Premio per il miglior restauro e miglior arredo nel
mondo di un Monumento d'Arte dall'American
National Society of Interiors Decorators Foundation.
Tra
architetti, interiors decorators, presidenti e rappresentanti
della Fondazione, furoni in trecento che dagli Stati Uniti arrivarono
in Italia per visitare Villa dei Vescovi. Poi tutti a Venezia per
la consegna ufficiale del premio a Giuliana e Vittorio Olcese che
avvenne all'Accademia Querini Stampalia.
Famose
nel mondo le stanze da bagno della Villa realizzate con antiche
vasche in marmo rosa di Verona e antichi lavabi in marmo
giallo di Vicenza ornati da antiche rubinetterie in bronzo e ferro e
mascheroni rinascimentali. Stanze da bagno realizzate laddove, antecedentemente
ai restauri Olcese, trovavansi soltanto file di latrine alla turca.
E fu con l'imponente restauro degli anni 62 - 65 che venne scoperta
la pianta originale di Villa dei Vescovi progettata a
Pianta di Vitruvio da Giovanni Maria Falconetto
con la collaborazione del suo allievo preferito,
l'allora diciottenne Andrea Palladio con cui si recò
a Roma per prenderne i rilievi delle antichità. La
pianta originale della Villa era infatti con un cortile interno a cielo
scoperto, impluvio e pozzetto centrale in marmo rosso di Verona
e due loggette simmetriche alle due grandi logge esterne splendidamente
affrescate da Lamberto Sustris e dai suoi allievi.
Il
grande restauro della Villa
dei Vescovi voluto, commissionato
e curato da Vittorio e
Giuliana Olcese, fu festeggiato e inaugurato con un gran
ballo svoltosi nella notte di Capodanno con il passaggio
dall'anno 1965 al 1966.
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