VILLA DEI VESCOVI
I Capelli "acidi"
Alberto Giacometti guardò a lungo i nostri quadri di Francis Bacon. Con emozione, cercando in fondo a ciò che vedeva, in fondo alla pittura del grande artista, la ricerca della "condizione dell'uomo, dell'umanità dolente, affamata e urlante dell'uomo moderno" e aggiunse:
"Cerchiamo tutti e due la stessa cosa, il riscatto dell'uomo attraverso il dolore, la sofferenza". Così ci disse e così è stato per entrambi.
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In Corriere.it CORRIERE DELLA SERA.it  Archivio  Archivio  Corriere della Sera > Archivio > Archivio storico 8 agosto 1998
 

I capelli "acidi "
LETTERE E IDEE. PER LE DISCOTECHE I capelli "acidi"
BOBO & Co. di STAINO PER LE DISCOTECHE I capelli "acidi"
Finalmente gli editori si sono accorti di quello che sta accadendo: anche i ragazzi italiani hanno iniziato a colorarsi i capelli. Ho 26 anni e ho i capelli platinum blond dal febbraio 1997. Ho accolto favorevolmente i recenti articoli sull'argomento perchè sinora mi ha sorpreso la disattenzione di chi si interessa di attualità nei confronti di quello che accade (faccio da poco il giornalista).
Mi ha annoiato invece l'atteggiamento di chi cerca di scrivere scientificamente a proposito di fenomeni sconosciuti semplicemente rendendo illeggibili deduzioni spicciole: i giovani con i capelli colorati non sono degli ufo e non è difficile intercettarli. Perchè ci coloriamo la testa? Una sola risposta non esiste perchè non esiste un movimento unitario. Tuttavia è vero che questa mania ha un'origine: le discoteche. I colori "acidi" sulla testa sono quelli dei laser che colpiscono le teste in pedana.
I dee - jay hanno voluto portare questi effetti fuori dal mondo underground: nella strada. Il fenomeno riguarda più la musica techno (basta osservare la "Love Parade" che ogni estate si svolge a Berlino) e in genere il Nord - Europa piuttosto che la musica commerciale dei Paesi latini. I primi con i capelli acidi sono stati i giovani di Londra, Parigi, della Germania e della Scandinavia. Gli altri europei hanno voluto cercare giustificazioni prima di giocare con le loro teste: una scommessa, il passaggio del turno ai Mondiali (vedi Romania), la vittoria del Tour de France (vedi Pantani & Co.). Anche a me è toccato dover rispondere a troppe domande. Ma evito il vittimismo: sapevo quello che un gioco così strano e poco nocivo agli altri avrebbe prodotto a danno della mia privacy. Perchè l'ho fatto?
Per gioco, appunto, per un po' di narcisismo e per il troppo amore per l'ambiente musicale di cui faccio parte. Angelo Vullo Palermo NEGLI ANNI SESSANTA Che serate a Milano! Com'era bella e piena di fermenti Milano, e come l'ho vissuta con emozione d'un colpo leggendo sul Corriere il ritratto di Giorgio Soavi a Giacometti e vedendo la fotografia del grande Cartier - Bresson che mi hanno ridato la sensazione fisica che il geniale scultore e l'uomo ricchissimo di umanità dolente ma anche giocosa emanavano. Quelle serate epiche milanesi degli anni Sessanta: che privilegio averle vissute con lo sfondo di Brera, del bar Giamaica, del Soldato d'Italia.
Tutti i grandi artisti avevano come crocevia dell'Arte Milano, Arturo Schwarz, la galleria del Milione, e dulcis in fundo il ritrovarsi in veri cenacoli della cultura da "Al" Aldrovandi, nella mitica libreria Einaudi! "Al" ci convocava tutti, con quella passione che era la sua grande prerogativa e la' si incontravano da Otto Dix a Elio Vittorini, da Montale a Piovene a Sutherland e Bacon, da Moore a Allen Ginsberg. Una vera fucina delle idee e della creatività. Quella serata milanese, di cui parla l'amico Giorgio, con l'allora storico direttore e sovraintendente di Brera, Franco Russoli, del fratello di Giacometti Diego, che creava le lampade più straordinarie e inquietanti del mondo, dopo la cena al ristorante Fiori Chiari mi pare di ricordare o alla Torre di Pisa, si concluse a casa mia e di Vittorio Olcese chiacchierando e mangiando fiori di zucca fritti, coltivati nella nostra altana con vista sul palazzo Gallarati Scotti, fino alle tre del mattino.
Giacometti guardò a lungo i nostri quadri di Francis Bacon. Con emozione, cercando in fondo a ciò che vedeva, in fondo alla pittura del grande artista, la ricerca della "condizione dell'uomo, dell'umanità dolente, affamata e urlante dell'uomo moderno" e aggiunse: "Cerchiamo tutti e due la stessa cosa, il riscatto dell'uomo attraverso il dolore, la sofferenza". Così ci disse e così è stato per entrambi.
Giuliana de Cesare
Pagina 14 (8 agosto 1998) - Corriere della Sera

 

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