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Spinazzola Uomini illustri: Raffaele
de Cesare
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martedì 13 febbraio 2007 http://www.touringclub.it/destinazioni/76830/Museo-Raffaele-De-Cesare
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Raffaele
de Cesare nacque a Spinazzola l'11 novembre 1845 da Antonio e da Teresa
Mandoj, famiglia nobile di Spinazzola, nella stessa casa di Via Gasparrini,
ove nacque nel 1462 Giovanni Gasparrino detto Capoccio (il secondo eroe
della Disfida di Barletta, avvenuta il 13 febbraio 1503). Il padre
Antonio, che era fratello del noto Carlo de Cesare, apparteneva a famiglia
liberale, di "quel liberalismo, che senza essere antiborbonico
per principio, mirava a conciliare la devozione per la dinastia con
l'impegno per l'avvento di un regime costituzionale". Fu coinvolto
nei processi che seguirono il 1848, morì giovane, lasciando il
figlio Raffaele ancora bambino alle cure affettuose della madre Teresa.
Nel 1857 la vedova lo iscrisse al famoso seminario di Molfetta, da dove
uscirono personaggi illustri pugliesi: Giovanni Beltrami, Carlo Cafiero,
Gaetano Salvemini, Saverio La Torre, Andrea Angiulli ed altri. Diplomatosi
andò a Napoli ove conseguì la laurea in scienze politiche
nel 1865 e in giurisprudenza nel 1867. Entrò nell'aristocrazia
intellettuale di Napoli; frequentò "l'associazione Unitaria
Costituzionale", presieduta da Luigi Settembrini la quale propagandava
un governo monarchico di progresso «senza scosse». Si
appassionò ai problemi del Sud, alla sua miseria, alle condizioni
in cui vivevano le classi operaie meridionali. Nel suo primo libro "Le
classi operaie in Italia", infatti, sostiene che prima ancora dell'istruzione,
bisognava migliorare le condizioni economiche generali. Dotato di alto
senso di osservazione e di indagine per molti interessi, lasciò
i codici e si introdusse nel campo del giornalismo. Esordì
nel giornale "Patria" finanziato dal noto politico Silvio
Spaventa e nel 1870 ebbe l'affidamento completo del giornale, che venne
chiamato "Nuova Patria" e che combatteva la tesi della sinistra
di Giovanni Nicotera (1828-1894), deputato e ministro dell'interno. Nel
1871 il giornale fu affidato a Ruggero Bughi (1826-1895) già
fondatore della "Stampa di Torino" e fu chiamato "UNITA'
NAZIONALE", per cui Raffaele de Cesare venne nominato corrispondente
da Roma. In questa città che aveva visto da poco la fine del
potere temporale del Papato, si introdusse nelle alte gerarchie ecclesiastiche
e fu sostenitore della rinunzia del Papato a qualsiasi azione "revanscista"
sullo stato, ma difensore di un Papato, che con la sua autorità
morale potesse risolvere la situazione vacillante dello Stato. Nel
1889 fu processato ed assolto dall'accusa di oltraggio al Re per un
articolo che pubblicò sul "Corriere di Napoli", in
cui gli aveva fatto carico di «non esercitare il suo intervento
di moderatore» sui ministri. Scrisse numerosi articoli tra
il 1890 e il 1900 per la "Nuova Antologia" e la "Rassegna
Nazionale", riviste alle quali Raffaele fu autorevole commentatore.
Nell'articolo "Programma di politica ecclesiastica" del 16
gennaio 1895 apparso su "Nuova Antologia" e la "Rassegna
Nazionale" firmandosi con lo pseudonimo di Fra Pacornio prevedeva
la rinunzia allo exequater (sta bene dello Stato sugli atti della Chiesa),
l'aumento della congrua ai parroci, l'abolizione della leva ai chierici,
il riconoscimento giuridico delle congregazioni religiose e un avvicinamento
dello Stato alla Chiesa, tesi condivise dall'allora Presidente del Consiglio,
Rudini. Questo infatti lo fece candidare a Deputato nel collegio di
Manduria. Eletto nel 1897 e 1900 fu contro la politica di sinistra di
Giolitti, perchè de Cesare difendeva la necessità di una
rapida soluzione del problema del Sud con l'industrializzazione, l'esaltazione
della capacità produttiva e la conciliazione degli interessi
del proprietario con il colono. Stando a Roma, si costruì
una casa (con la vendita di una masseria in agro di Spinazzola) vicino
a Citta di Castello. Come deputato di occupò dello sviluppo
della Puglia, difese la commercializzazione dei prodotti oleari e fece
parte più volte di giurie, nelle esposizioni internazionali di
tali prodotti. Fu Presidente della Società Nazionale degli
olivicoltori e in questa veste si battè per una legislazione
contro le sofisticazioni e le importazioni non limitate dei prodotti
oleari a garanzia di condizioni favorevoli di mercato della Puglia.
Fu uno strenuo difensore di opere primarie per la Puglia quali l'acquedotto
pugliese e le ferrovie. Fu designato quale relatore alla Camera per
la discussione della legge sull'acquedotto pugliese nella seduta del
6 giugno 1902, legge approvata con 203 voti favorevoli e 31 contrari.
Nell'elezioni del 1904 per l'opposizione puntigliosa fatta da Giolitti,
questi riuscì a non farlo eleggere, per cui riprese con alacrità
ed intensamente l'attività di giornalista, scrivendo sulle più
diffuse testate d'Italia: L'Opinione, Il Fanfulla, Il Corriere di Napoli,
Il Corriere della Sera e per ultimo Il Giornale d'Italia. Per dimostrare
che il meridione non crea soltamto un serbatoio di voti, si dedicò
alla commemorazione di uomini illustri, che egli aveva conosciuto da
giovane. Commemorò nei circoli politici moderati figure come
Antonio Scialoia, Silvio Spaventa, Enrico Cosenz, Pasquale Tauriello,
Gerolamo Nisio, Giuseppe Biancheri, Giuseppe Pavoncelli. Nel 1910
il Sonnino, da poco capo del governo lo fece nominare Senatore. In questa
veste fu contro il suffragio universale, che considerava prematuro a
causa del diffuso analfabetismo, e contro la concessione dell'indennità
parlamentare. Quando si doveva decidere della partecipazione dell'Italia
alla prima guerra mondiale, il de Cesare si battè per la neutralità,
ma quando fu deciso per l'entrata in guerra a fianco dell'Intesa (Germania
e Austria), partecipò a iniziative a favore dei soldati italiani
e delle loro famiglie. Morì a Roma il 29 novembre 1918 e fu
sepolto sotto "le volte settecentesche" del Santuario della
Madonna del Belvedere a 5 chilometri da Città di Castello. I
suoi scritti sono moltissimi, gli articoli immensi, e molti libri di
grande risonanza. Se ne citano i più importanti:
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- Le classi operaie in Italia - Napoli 1868
- La miseria in Italia - Napoli 1868
- Il conclave di Leone XIII - Città di Castello 1887
- Tradotto in francese lo stesso anno e ripubblicato nel 1899 a Città
di Castello con ampi aggiornamenti e dal titolo "Dal conclave
di Leone XIII all'ultimo concistoro"
- Una famiglia di patrioti. Ricordi di due rivoluzionari in Calabria
- Roma 1889
- La disfida di Barletta nella storia e nel romanzo - Città
di Castello 1903
- Sommario di storia politica e amministrativa d'Italia - Milano
1911, su incarico ricevuto dall'Accademia dei Lincei e ripubblicato
nel 1912 a Città di Castello col titolo "Mezzo secolo di
Storia d'Italia" (1861 - 1910)
- Il Conte Giuseppe Greppi e i suoi ricordi diplomatici (1842-1888) - Roma 1919
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Il De Cesare ancora oggi è ricordato ed è famoso
per due grandi opere che egli scrisse con puntigliosità e meticolosità,
corredandole di molta documentazione: 1. Roma e lo Stato del Papa dal ritorno di Pio IX al 20 settembre
1870 - Roma 1907 2. La fine di un Regno dal 1855 al 6 settembre 1860 - Città
di Castello 1908, ripubblicato e arricchito di molti documenti nel 1900
e 1908 per l'Editore Lapi di Città di Castello. Detta opera ha
visto molteplici riedizioni anche recenti. La biblioteca comunale di
Spinazzola conserva una edizione del 1970 a cura di Langanesi. Spinazzola
lo ricorda intitolandogli la scuola media statale. |
Ricerche di: Nicola Galantucci Agosto
2003
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Copyright © 2009 Pro Loco Spinazzola
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Corriere
della Sera > Archivio
> Archivio
storico
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Risponde Sergio Romano
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RAFFAELE DE CESARE CRONISTA
DELLA ROMA PAPALE
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Sono una professoressa di lettere presso la scuola media
«Raffaele de Cesare» di Spinazzola (Ba).
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Lo scorso anno scolastico, insieme a una collega, ho coinvolto due
classi del nostro Istituto nella redazione di un giornalino a cui abbiamo
dato il nome di «De Cesare news». Volendo pubblicarlo su
un sito mi è stato consigliato di cambiargli il nome, ma mi sono
scontrata con lo sguardo un po' severo di un signore baffuto che mi
osservava da una foto sbiadita appesa al muro: era Raffaele de Cesare.
Nessun collega sapeva chi fosse. Faccio una rapida ricerca e scopro
che oltre a essere l'autore di un volume fondamentale per lo studio
degli anni precedenti l'unità d'Italia nel Regno borbonico («La
fine di un regno»), egli è stato anche un giornalista per
diverse testate (oltre che deputato e senatore del giovane Regno d'Italia)
tra cui il Corriere della Sera (di cui risulta essere addirittura uno
dei soci fondatori). Quest'anno (il 29 novembre) ricorre il 90°
anniversario della morte del nostro benemerito concittadino (nato a
Spinazzola ma morto a Napoli tra l'altro dimenticato da tutti!) e vorrei
preparare una piccola celebrazione illustrando la vita e le opere di
Raffaele de Cesare. Vera M. Di Giulio
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Cara Signora,
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Mi spiace che per colpa dell'attualità e di altre circostanze
la sua lettera e la mia risposta non siano state pubblicate il 29 novembre,
nel novantesimo anniversario della morte di Raffaele de Cesare. Ma lo
ricordiamo insieme, comunque, prima della fine dell'anno. Il patrono
laico della sua scuola non fu soltanto storico e giornalista. Fu anche
deputato della Destra per due legislature, dal 1897 al 1904, e tornò
in Parlamento come senatore nel 1910. Negli anni in cui sedette a
Montecitorio difese gli interessi della sua regione, si batté
per la costruzione dell'acquedotto pugliese e fu «meridionalista»
nello spirito di quei liberali del sud (come Luigi Spaventa di cui fu
amico e ammiratore) che avevano creduto nell'unità nazionale,
e nella necessità che il Mezzogiorno avesse nel Regno un ruolo
conforme alle sue ambizioni e alla sua storia. Fu contrario alla politica
di Giolitti, ma condivise il suo neutralismo alla vigilia della Grande
guerra. Non volle l'intervento dell'Italia, ma adottò, come
Benedetto Croce dopo lo scoppio delle ostilità, una linea patriottica.
Fu cattolico, ma comprese che la fine del potere temporale avrebbe giovato
alla Chiesa. Vale la pena di commemorare de Cesare, cara Signora,
soprattutto perché è nell'Italia d'oggi, scettica, sfiduciata
e disunita, un personaggio ammirevolmente anacronistico. Lei ha giustamente
menzionato, tra le sue molte opere, il grande volume sulla fine del
regno borbonico. Ma è giusto ricordare che de Cesare raccontò
anche gli ultimi anni della Roma papale. Il libro («Roma e lo
Stato del Papa») tornò in libreria nel 1970, in una bella
edizione della casa editrice Longanesi, ed è un affascinante
affresco della città pontificia e del potere temporale. Come
un altro vaticanista del Corriere della Sera (Silvio Negro), de Cesare
non faceva erudite distinzioni fra la grande politica e la vita quotidiana,
tra gli intrighi dell'aristocrazia e gli umori della piccola gente.
Non fu economista, politologo e sociologo, nel senso che queste parole
hanno assunto nel nostro linguaggio. Ma il suo libro, con alcune
imprecisioni e qualche pettegolezzo, rende vivo e credibile ciò
che gli studiosi accademici seppelliscono sotto la polvere della loro
erudizione. Il lettore vi trova notizie sulla illuminazione della città,
sulla banche straniere a Roma, sulla prima ferrovia pontificia, sul
brigantaggio, sul contrabbando, sulle deliberazioni ecclesiastiche contro
il colera, sulla manifattura dei tabacchi, sulle maggiori personalità
dell'aristocrazia romana, sul cardinale de Merode e il rinnovamento
urbanistico della città. Il suo libro termina con una nota
forse troppo ottimistica che merita tuttavia di essere citata: «Ogni
altra città del mondo sarebbe stata disadatta al grande esperimento
di vedere, nelle stesse mura, il Papa spodestato e il Re eletto; la
sovranità religiosa e la civile; il papato che comincia a riconoscere
alcune necessità dei nuovi tempi, e la monarchia, necessaria
all'unità nazionale (...). La storia dirà l'ultima parola,
ma indietro non si torna». Romano Sergio Pagina 31
(21 dicembre 2008) - Corriere della Sera
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Alla riscoperta
del mio avo Raffaele de Cesare
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Domenica 21 dicembre 2008 scorro le pagine del Corriere della Sera
e trovo una graditissima sorpresa. La Professoressa Vera M Di Giulio
scrive al Corriere: Sono una professoressa di lettere presso la
scuola media "Raffaele de Cesare" di Spinazzola (Ba). Lo
scorso anno scolastico ho coinvolto due classi del nostro Istituto nella
redazione di un giornalino a cui abbiamo dato il nome "De
Cesare news". Volendo pubblicarlo su un sito mi è
stato consigliato di cambiargli nome, ma mi sono scontrata con lo sguardo
un po' severo di un signore baffuto che mi osservava da una foto sbiadita
appesa al muro: era Raffaele de Cesare. Nessun collega sapeva chi fosse.
Faccio una rapida ricerca e scopro che oltre a essere l'autore di un
volume fondamentale per lo studio degli anni precedenti l'Unità
d'Italia nel Regno borbonico ("La fine di un regno"),
egli è stato anche un giornalista per diverse testate (oltre
che deputato e senatore del giovane Regno d'Italia) tra cui il Corriere
della Sera (di cui risulta essere addirittura uno dei soci fondatori). Quest'anno
(il 29 novembre) ricorre il 90° anniversario della morte del nostro
benemerito cocittadino (nato a Spinazzola) ma morto a Napoli tra l'altro
dimenticato da tutti!) e vorrei preparare una piccola celebrazione illustrando
la vita e le opere di Raffaele de Cesare. Vera M. Di Giulio
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Ed io rispondo A proposito di Raffaele de Cesare, come
discendente diretta di Raffaele de Cesare, vorrei esprimere gratitudine
alla Professoressa Vera M Di Giulio per quanto ha scritto il 21 dicembre
sulla figura di storico, di giornalista -tra l'altro tra i fondatori
del Corriere della Sera- e di uomo politico deputato e senatore del
giovane Regno d'Italia. Grata, condivido pienamente l'idea della
Signora Di Giulio di farne una degna celebrazione e del giornale on
line "de Cesare News" così da ricordare
la vita, le opere storiche e politiche e la figura davvero complessa
del mio trisavolo. Estraendo dall'oblio un personaggio sulle le cui
opere, tra le altre "La fine di un regno", si
è formata, generazione dopo generazione, una nutrita schiera
di autorevoli intellettuali, meridionalisti, storici e giornalisti tra
cui mio padre, Sergio de Cesare, che fu direttore della rivista dell'eroe
dell'Amba Alagi, Ajmone d'Aosta, e giornalista di politica estera ed
interna, la Prof. Di Giulio compie un'opera davvero meritoria. E
chissà che il suo prezioso contributo non risvegli quel giusto
orgoglio di appartenenza al Meridione d'Italia da troppo tempo, oramai,
affossato dagli eventi politici e sociali il cui degrado, amarissimamente,
noi meridionali vediamo svolgersi giorno dopo giorno ed a cui pare non
esservi mai fine. Giuliana D'Olcese de Cesare
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Risponde la Prof. Di Maio Gent. ma sig.ra D'Olcese de Cesare, effettivamente
il 29 novembre presso la scuola media che porta il nome del suo avo,
e presso la quale insegno si è svolta la commerazione di Raffaele
de Cesare. Il pubblico era composto prevalentemente da ragazzi di
prima media, attenti e incuriositi nel sentir parlare di un così
illustre concittadino che per loro altri non era che il nome della scuola
media. All'iniziativa hanno partecipato il sindaco di Spinazzola, il
dirigente scolastico e il sig. Nicola Galantucci della Pro Loco di Spinazzola,
conoscitore di Raffaele de Cesare, che ha messo a disposizione numerose
pubblicazioni ormai introvabili. Io ho trovato l'atto di nascita e di
battesimo di Raffaele Ernesto Luigi de Cesare, ho poi trovato testimonianze
di Giosuè Carducci che cita Benedetto Croce e de Cesare. Ho
fatto una piccola presentazione in power Point. Mi piacerebbe continuare
la celebrazione ogni anno per tenere vivo l'interesse attorno ad un
personaggio quasi dimenticato ma che con la sua storia non accademica
ma ricca di aneddoti e testimonianze potrebbe interessare le giovani
generazioni ed avvicianarle ad un periodo storico ormai lontano per
i ragazzi. Intanto ho mandato tutto al nipote prof. Raffaele De Cesare
che vive a Città di Castello, non se che rapporti di parentela
ha con lei. La ringrazio ancora e le auguro serene feste. Vera
Maria Di Giulio Via G. Bruno, 3 70058 Spinazzola (BA)
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Mi scrive l'8 Aprile 2009 Paolo Nardo lettore delle mie rubriche
on line Gentile Signora, sono interessato al libro 'Roma
e lo stato del Papa' del suo prestigioso avo Raffaele de Cesare.
Purtroppo non sono riuscito a trovarne copia, ne' nelle librerie, ne'
tramite internet. Sarebbe così gentile se potesse indicarmi se
e eventualmente dove, trovare questo libro? Grazie,
Paolo Nardo
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Rispondo al signor Nardo Salve signor Nardo, intanto
sono anni ed anni che i libri di Raffaele de Cesare sono assenti dalle
normali librerie, ha provato con la famosa Libreria Guida di Napoli? Se
loro non lo hanno potrebbero darle indicazioni utili. Poi potrebbe
rivolgersi alla Professoressa Di Giulio e ad un appassionato di Raffaele
de Cesare, e collezionista delle sue opere, che vive a Spinazzola o
anche alle librerie antiquarie che sono disseminate per l'Italia e che
si trovano su internet. Intanto le allego questa corrispondenza con
cui potrà contattare le persone giuste. Spero di esserle stata
di qualche utilità Cordialmente gd'o
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