VILLA DEI VESCOVI

 

C'era una volta i Serenissimi

di Luca Peroni

Un percorso storico e sentimentale rivisitando «Il Milione»

di Gian Antonio Stella

Luigi Faccia non "abiura"? In galera!

di Lucy dall'Ombra

Cara Franca, chiedi la libertà per Faccia

L'appello di Giuliana Olcese pubblicato su Libero

«Chiunque griderà Viva San Marco sarà punito di pena di morte»

 di Ettore Beggiato

Le Pasque Veronesi

di Gigio Zanon

Luigi Faccia non "abiura"? In galera!

Complimenti all'On. Borghezio

di Lucy dall'Ombra

 

Chi segue questo giornale on line sa che sin dall'inizio è attento alle istanze di alcuni movimenti federalisti veneti ed al Movimento per le Riforme che da oltre un anno ha inoltrato numerosi appelli al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ed alla consorte donna Franca Pilla - tra i quali l'appello a firma di Giuliana Olcese pubblicato da Libero che segue e sostiene le istanze dei 'Serenissimi' veneti per la loro completa libertà e la scarcerazione di Luigi Massimo Faccia presidente del Veneto Serenissimo Governo. (Testimonianze e articoli al riguardo si possono consultare su Virusilgiornaleonline nella rubrica Appelli very very Doc assieme ad una intervista a Luigi Massimo Faccia nella sezione le interviste di Virus).
Da tempo riteniamo in coscienza e nel diritto che Faccia, classificabile come prigioniero politico, debba essere scarcerato così come tutti coloro che sono accusati di reato d'opinione. "Reato" messo fuori legge nientepopodimeno che dal Codice Rocco di antica memoria del ventennio che fu.
A proposito di reati d'opinione e affini, Castelli, ministro della Giustizia, dopo le dichiarazioni dei mesi scorsi che fa?
La sentenza del tribunale di sorveglianza di Milano ha confermato la condanna e la detenzione di Faccia perchè - in buona sostanza e detto in parole povere - negli anni che ha già scontato nel carcere di Lodi non ha "abiurato" alle idee politiche che furono alla base dell'"assalto" dei Serenissimi al Campanile di San Marco. E ciò dopo il tornaconto mediatico dato dalla indubbia suggestione che il "caso Serenissimi" esercitò sull'opinione pubblica per le condizioni rocambolesche, pacifiche, disarmate, e diciamo "caserecce", in cui si svolse. Dopo di che, tranne alcuni giornali veneti, Libero e Virus, nessun organo di informazione ha svolto un'azione realmente informativa e d'opinione sui detenuti 'Serenissimi' e sul loro presidente. Ma noi che cerchiamo di tenerne viva l'attenzione e di ospitare ogni notizia, istanza ed opinione in merito, sentiamo di dire, senza tema di smentite, che quel ruolo di garanzia e di uguaglianza sociale (che stampa e TV pubbliche e private dovrebbero garantire in questo Paese, Paese che riempie pagine, salotti Tv e Palazzi di democrazia, tricolori e patriottismi vari riscoperti ad hoc), non è ne' osservato ne' tantomeno sentito come coscienza civile di una Nazione evoluta che si rispetti. Per l'informazione, amara constatazione, la giustizia non è uguale per tutti.
E' l'ingiustizia che è uguale per tutti. La "Giustizia" è uguale per pochi, pochissimi privilegiati.
Una particolare menzione all'onorevole Mario Borghezio, parlamentare europeo, che ha annunciato l'intenzione di appellarsi sul caso Faccia alla Corte di Strasburgo.

 

Dal quotidiano Libero

Lettera-appello del Movimento per le Riforme alla first lady Franca Ciampi

In nome della democrazia,

Cara Franca, chiedi la libertà per Faccia

 

Gentile e cara donna Franca,
ogni volta che leggo le tue "gesta" sulla stampa nazionale, mi si apre il cuore alla speranza a che questa nostra amata Patria, come ama definirla il tuo Consorte Carlo Presidente di questa Repubblica per cui i Cittadini Italiani, ciascuno con i propri mezzi e contributi democratici, stanno adoperandosi a che sia una vera Democrazia compiuta e moderna.
E' come semplice cittadina, come sai da anni impegnata sul fronte delle Riforme, (festeggiammo assieme, colmi di speranza, l'apertura dei lavori della Commissione bicamerale con una bella torta al cioccolatto che ti piacque tanto), che mi rivolgo a te, come centinaia di cittadini fanno da oltre un mese, sottoscrivendo ed inoltrando l'appello al Presidente della Repubblica per la completa libertà dei Serenissimi, sia su www.virusilgiornaleonline.com sia su Libero il cui direttore, prima di essere un direttore, dimostra essere un cittadino animato da profondo spirito di equità e di giustizia unita a rara ed autentica passione riformista. Libero non è, come da certa stampa interessata e corporativa si vorrebbe far credere e discreditare, un giornale animato da "populismo" (atteggiamento attribuito ultimamente al neo Ministro del Tesoro per essersi "macchiato della colpa" di informare i cittadini sullo stato della finanza pubblica) bensì un giornale che mette avanti a tutto l'interesse e la conoscenza, non l'ignoranza dei fatti, dei cittadini-elettori. Non l'indotto politico di parte. Libero fa informazione.
Il mio appello, espressione dal basso del Movimento per le Riforme, sia in forma di agenzie di stampa, sia di fax inoltrati alla segreteria particolare del Quirinale, va avanti dal Novembre 2000 sostenuto da tanti Movimenti di Cittadini attivi sulle riforme disseminati lungo tutto lo Stivale o, se preferisci, attivi e autoresponsabili di questa nostra bella Patria da rimodernare decisamente in tanti suoi istituti obsoleti e superati da una cultura democratica e da una Costituzione materiale che coerentemente si sono imposte superando, di fatto, norme e regole in dissonante stridore con il percorso culturale e democratico che tanta parte della classe dirigente dei cittadini operosi ed operanti hanno promosso e sostenuto nonchè affermato. In questo "percorso ad ostacoli" c'è ancora tantissimo da fare, vecchie norme del Codice Rocco da abrogare, vecchie ed incoerenti leggi e leggine burocratiche da cancellare in quanto burosauriche palle al piede dello sviluppo culturale, istituzionale ed economico, volte a conservare potentati e corporazioni che, altrimenti, perderebbero quel potere fittizio, quei serbatoi di voti (sopratutto tra i "potentati" del Mezzogiorno d'Italia che da troppi anni tiene le cittadinanze in una sorta di sudditanza più che in consapevole e responsabile appartenenza al principio dell'Agorà.
Dirette conseguenze ne sono il sottosviluppo, la disoccupazione, la carenza di infrastrutture necessarie all'economia, le sacche di miseria e di ignoranza che ne derivano e che ancora vi risiedono.
Sono napoletana e conosco profondamente il mio Sud come, per "adozione elettiva", conosco profondamente il Triveneto, detto Nordest, e la sua profonda anima autonomista e indipendentista che va avanti da quel famoso Referendum del 1866 che sancì, pare con provati brogli elettorali, l'annessione del Veneto all'Italia.
Questi popoli vanno capiti culturalmente, assimilati se mai, non combattuti e imprigionati.
Ora, anche se di cose da dire a da raccomandare alla democraticissima cara Franca Ciampi ce ne sarebbero tante, conoscendo il tuo sano, salutare e franco "essere spiccia" (grazie a Dio!), non sto a farti perdere soverchio tempo a leggere le ragioni di tantissimi Cittadini, Sindaci, Istituzioni locali e mie, concludo lanciandoti questo amichevole e rispettoso appello: Stasera, quando tu Franca e Carlo-Presidente di noi italiani, prenderete caffè e tisana nell'intimità del salottino della Palazzina, di' al nostro Presidente "Di' un po' Carlo, ma quando vi decidete a tirare fuori delle Patrie galere quel Luigi Massimo Faccia del Veneto Serenissimo Governo? Dai Carlo, non perdiamo altro tempo su! Diamoci una mossa!".
Cara Franca grazie se mi leggerai ed accoglierai il mio ennesimo appello per un Cittadino che abita nel cuore antico, profondo e nobilissimo di quella Repubblica Serenissima Veneta che, per la sua grande democrazia, non solo conquistò i mari ma si fece interprete e portatrice nel mondo, come nessun'altra, di grande Sapere, Cultura, Arte, Civiltà, Commercio ed Uguaglianza dei Popoli.
Tua Giuliana Olcese per il Movimento per le Riforme, e un caldo saluto al Presidente Carlo.

 

Venezia 23 Febbraio 2002

«Chiunque griderà Viva San Marco sarà punito di pena di morte»

  di Ettore Beggiato

 

«Chiunque griderà viva San Marco sarà punito di pena di morte», così sta scritto nel Decreto della Municipalità di Venezia del 24 luglio 1797: i giacobini di allora (parenti stretti di quelli attuali) in nome della libertà e dell'eguaglianza dimostravano il loro odio e il loro terrore verso il simbolo veneto. Il decreto continua con "Chiunque affiggerà o diffonderà carte incendiarie o stemmi di San Marco e sarà autore o promotore di tali segni d'insurrezione, sarà punito di pena di morte"; sempre in nome della libertà e dell'eguaglianza....
Sempre i giacobini il 29 maggio 1797 decisero la distruzione di tutti i leoni (il prof. Alberto Rizzi calcola che oltre 1.000 leoni furono distrutti nella sola città di Venezia). Ma ancora più emblematica è la lettura della dichiarazione di guerra da parte di Napoleone del I° maggio 1797 che si conclude testualmente con "Comanda ai diversi generali di divisione di trattar quai nemici le truppe venete, e di far atterrare in tutte le città della Terraferma il Leone di San Marco".
Una dichiarazione di guerra singolare, é forse la prima volta nella storia che si dichiara guerra non solo al nemico ma anche al suo simbolo: ma evidentemente Napoleone aveva intuito che il leone di San Marco rappresentava per i veneti molto di più di una bandiera: era il simbolo dell'identità veneta, il simbolo stesso dell'essere veneti.
E un simbolo ha vari significati, varie sfacettature: di sicuro ha una dimensione visibile, materiale, facilmente riconoscibile e un'altra invisibile, irraggiungibile, che sfugge a qualsiasi tentativo di interpretazione, che non si fa catturare neanche dall'uomo più potente del mondo.
E' scandaloso che dopo oltre duecento anni ci sia chi come la Fondazione Cassa di Risparmio di Venezia, con i risparmi dei veneziani e dei veneti tutti, tenti di riportare a Venezia il monumento di quel Napoleone che rapinò e razziò la nostra capitale come nessun altro, di chi attentò alla nostra identità nella maniera criminale che ho riportato, e tutto questo mentre straordinarie testimonianze della civiltà veneziana rischiano di andare perdute irrimidabilmente (penso alla galea del 1300 recuperata nell'isola di San Marco in Boccalama). Il grande Emanuele Cicogna nei suoi "Diarii" testimonia l'ira popolare nei confronti della statua, che fu portata via dalla Piazzetta San Marco, "scortata" dalle forze dell'ordine: i veneziani avevano gia "riciclato" la recinzione e stavano per completare la festa...
O forse si sono fermati per lasciarla a noi, quella soddisfazione...

 

Le Pasque Veronesi

ECCO, BREVEMENTE,CHI FU NAPOLEONE PER VENEZIA, PER IL VENETO E PER I VENETI

Napoleone? Un macellaio, un predatore, un rapinatore, un regicida,

falso e ingannatore, un giacobino

di Gigio Zanon

 

 Ciò che non vi hanno fatto vedere e non vi hanno detto.
Se il buon Gerard Depardieu si offende nell'apprendere che Bossi ha detto che Napoleone fu un dittatore, allo stesso ribadisco che non solo fu un dittatore, ma anche un rapinatore della peggiore specie, vile - in quanto "ammazzò" una Repubblica già vecchia e quasi morta. Che Napoleone sia stato un dittatore è fuori dubbio; che abbia cambiato la storia d'Europa: anche; ma che sia stato un macellaio, un predatore, un rapinatore, falso e ingannatore? anche! Taluni agiografi moderni esaltano le sue (scarse) virtù e i suoi meriti, in parte veri, come quello di aver dato impulso alla scienza ed alla ricerca e l'aver reintrodotto il Diritto Romano con i suoi nuovi codici civili (peraltro scopiazzati dalle Leggi della Repubblica di Venezia), ma la sostanza rimane.
Fu un generale oltremodo fortunato, specie nelle battaglie campali contro l'Austria la Prussia e la Russia (non va dimenticata una sua celebre frase: "non voglio generali esperti e capaci, voglio generali fortunati!!"), in quanto si trovò davanti eserciti guidati da condottieri vecchi di età e di cognizione della guerra moderna da lui ideata con grandi manovre a tenaglia. Per il resto, come uomo, non aveva assolutamente alcun ritegno morale e alla parola data dava un peso relativo...
Fu, infatti, fedifrago, iconoclasta, giacobino, liberticida, massone nel senso più deleterio della parola (infatti la campagna d'Egitto fu condotta per arrivare ai segreti massonici della scuola egiziana: altro che campagna scientifica...). Nelle fiction della RAI, fortunatamente per loro, della campagna d'Italia se ne parla poco, ma soprattutto della campagna del Veneto non se parla che minimamente, forse perché riconoscono che - come detto e scritto da quasi tutti gli Storici - quella fu una pagina molto triste e buia della sua vita... Egli entrò nella storia del Veneto e dei restanti territori della Serenissima come un tornado, depredando i beni ed umiliando i sentimenti più profondi di un popolo. Soffocò in bagni di sangue le rivolte che inevitabilmente scoppiavano, quali, ad esempio, le Pasque Veronesi, e come quella di mettere a morte chiunque gridasse "VIVA SAN MARCO". Basti solo pensare che, forse per paura di una grandezza passata, fece scalpellare tutti i leoni di San Marco da ogni parte dei territori a lui assoggettati, quale una "damnato memoriae".
Ma veniamo alla vera e documentata storia delle sue nefandezze contro la ormai decadente e decrepita Repubblica Veneta.
Nel nord Italia, in aprile del 1797, le truppe Francesi sconfiggono gli Austriaci e si avvicinano ai territori di Venezia ed iniziano un sistematico saccheggio con la scusa puerile di venire a portare la libertà, la fraternità e l'uguaglianza e- secondo loro - abbattere un governo dispotico e autoritario! Nello stesso tempo la flotta francese scorrazza per l'Adriatico con la scusa di cercare le navi austriache, finchè il giorno 9 aprile la nave "Liberatore d'Italia" al comando del capitano Laugier, cerca di forzare il blocco all'ingresso del porto di Venezia San Nicolò. Il comandante del porto, Domenico Pizzamano, dapprima gli segnala di virare di bordo quindi, ottenuta risposta negativa, gli sparò contro una salve e ordinò alla nave "galeotta" dei Bocchesi comandata dal capitano Viscovich di arrembarla (i Bocchesi erano i fedelissimi soldati originari dalle Bocche di Cattaro).
Questo suscitò le ire di Napoleone che nel frattempo stava trattando con gli Ambasciatori Veneti la loro neutralità disarmata e la loro assoluta volontà di non immischiarsi nelle guerre d'Europa. Questi incontri avvennero a Graz, sulla strada per Vienna.
Alle sue assurde richieste, in cui chiedeva 1) l'arresto del comandante Pizzamano, 2) la carcerazione immediata degli Inquisitori di Stato, 3) la destituzione del Consiglio dei X, 4) la immediata liberazione di tutti i prigionieri per qualsiasi motivo ridotto in carcere, 5) un risarcimento di danni enorme e assurdo, gli Ambasciatori si opponevano al che egli pronunciò la celebre frase: "io non voglio più Inquisizione, non voglio Senato, sarò come un Attila per lo Stato Veneto". (Dimenticando volutamente che nello Stato Veneto NON esisteva l'Inquisizione come negli altri Stati). Non per questo atterriti, gli Ambasciatori presero a respingere pacatamente tutte le accusa, al che egli si irritava sempre di più. Ed egli dichiarò la guerra alla Repubblica di Venezia.
Va fatto notare che a questa guerra dichiarata e scritta a chiare lettere, non fu mai seguita la pace! E che se nell'ipotesi della ricostituzione di uno Stato Veneto, lo stesso si troverebbe automaticamente in guerra con la Francia!!!
Abbiamo detto che Napoleone era in marcia verso Vienna. Infatti il 12 aprile egli aveva battuto, ad Austerlitz, gli eserciti russo ed Austriaco e quest'ultimo stava trattando la pace. Il giorno 17, a Leoben, ebbero inizio i preliminari di detta pace ed il 18 venne ratificata. Ma nelle clausole segrete vi era anche la vendita dello Stato Veneto all'Austria!!! Infatti se nell'art. 7 del detto trattato l'Austria cedeva il Belgio ed i Paesi bassi alla Francia, quest'ultima - per l'abuso perpetrato da Napoleone, il quale non aveva alcun potere per stilare detti accordi - cedeva i territori del Veneto, dell'Istria, Dalmazia e tutti i possedimenti Veneziani oltre mare all'Austria, lasciando a Venezia il solo territorio appena al di fuori della Laguna!
Detti atti, ancor oggi visibili all'Archivio di Stato, portano le firme del Marchese del Gallo, di Napoleone Buonaparte e del Conte Di Meerveld general-maggiore. NAPOLEONE AVEVA VENDUTO LO STATO VENETO ANCORA PRIMA DI CONQUISTARLO!! Non gli rimaneva che di entrare in Venezia la quale, stando a detto trattato, doveva rimanere libera. Ma di questo egli non si fece alcun scrupolo! Nel frattempo alcuni suoi emissari fomentavano parte della popolazione a ribellarsi e a darsi dei nuovi ordinamenti sullo stile rivoluzionario francese, nel mentre le sue truppe arrivavano fino ai limiti della Laguna di Venezia.
Il Maggior Consiglio, composto da pavidi personaggi che della passata nobiltà avevano solo il titolo (!) e seppure in numero non legale, il 12 maggio dichiaravano decaduta la Repubblica. I Veneziani si ribellarono a questa infamia e si diedero al saccheggio delle case di quei tristi figuri che li avevano traditi: solo i cannoni di Bernardino Renier li fermarono sul Ponte di Rialto con 4 salve ben mirate! Fu nominata una "Municipalità provvisoria", in attesa di tempi migliori: che puntualmente arrivarono con i Francesi il giorno 14. Iniziava così il primo triste periodo di spoliazioni e rapine per Venezia. Iniziò il Serrurier, continuò il Balland, ed infine - solo per ora - il Baranguey: tutti inviati da Napoleone per un primo assaggio. Iniziarono con l'asportare 500 manoscritti dalla Biblioteca Marcana e il famoso cammeo del Giove Egioco, 30 quadri dei più pregiati e parecchi navigli. (non va dimenticato che la flotta Veneziana era ancora integra ed era composta da ben 184 fra navi e vascelli di linea e tutti ben armati e muniti, oltre a quei navigli posti negli scali dell'Arsenale e a tutto il parco di munizioni e alle attrezzature e fornimenti dello stesso Arsenale).
Dopo pachi giorni ebbe seguito il sistematico spoglio delle cose più pregevoli, il tesoro di San Marco venne distrutto, le pietre preziose tolte dai supporti d'oro e tutto l'oro colato e fuso in lingotti: solo per detto tesoro impiegarono ben 14 giorni e 14 notti per fonderlo! Distrussero il Bucintoro solo per raccogliere l'oro delle statue, dalla sola Scuola dei Mercanti - alla Madonna dell'Orto - hanno venduto i più rari oggetti d'arte e distrutto il resto, i soldati bruciarono le panche con le spalliere dai magnifici intagli, disperdevano quadri, distruggevano l'altare con le colonne dorate.
Infine, dopo la definitiva pace fra la Francia e l'Austria con il trattato di Campo Formio - nei pressi di Udine - del 17 ottobre, con la quale anche Venezia passava all'Austria unitamente ai suoi territori, ebbe inizio il resto della spoliazione. I Francesi volevano lasciare agli Austriaci un cadavere!!! E rapinarono quanto più poterono, il resto lo distrussero. Iniziarono con il portar via i quattro cavalli dalla Chiesa di San Marco ed il leone Marciano posto sopra la colonna.
Tutta la flotta Veneziana venne inviata a Tolone, assieme a tutti i navigli adoperabili o in costruzione; svuotarono completamente tutto l'Arsenale: nell'Arsenale - già cantato da Dante nel Canto XXIV dell'Inferno - la soldataglia gozzovigliava e appiccava il fuoco a tutto quello che non potevano portar via, distruggevano gli scafi negli scali. Offrivano in vendita al pubblico mercato due milioni e mezzo di "biscotto", quaranta quattro mila moggia di sale.
L'Haller imprigionò nuovamente gli Inquisitori e impose loro di versare lire 131.250 pena la deportazione a Ferrara: furono pagete lire 60.797 in diamanti e 70.453 in denaro. Inoltre furono asportati innumerevoli quadri da Uffici Pubblici e case private, libri, incunaboli, manoscritti rari, gioielli, sculture, opere d'arte di incalcolabile valore.
Dalle chiese vennero perfino rubate le 4 borchie di bronzo che erano poste ai lati delle lastre tombali! Parte delle Chiese, delle Scuole, dei Monasteri svuotati, rapinati e distrutti, - vedi Alvise Zorzi che le pone all'inizio del suo ponderoso e significativo lavoro "Venezia scomparsa"-.
Il 18 gennaio1798 entravano in Venezia gli Austriaci, trovarono una città spossata, svuotata, rapinata, con il popolo ridotto nella miseria più nera e alla fame.
Quello che rimaneva della Serenissima Repubblica di Venezia, non erano che poche pietre. Ma nonostante queste spoliazioni, a Venezia rimasero ancora molte opere d'arte: al punto che i Francesi, con la loro seconda venuta, addobbarono una intera sala del Luovre e gli Austriaci, oltre che arredare quasi interamente la Pinacotaca di Brera di Milano, se ne portarono ancora in Austria!!!
ECCO, BREVEMENTE, CHI FU NAPOLEONE PER VENEZIA, PER IL VENETO E PER I VENETI.
E se il buon Gerard Depardieu si offende nell'apprendere che Bossi ha detto che Napoleone fu un dittatore, allo stesso ribadisco che non solo fu un dittatore, ma anche un rapinatore della peggiore specie, vile - in quanto "ammazzò" una Repubblica già vecchia e quasi morta -, massone, giacobino, regicida, iconoclasta, ecc. ecc.
Gigio Zanon

 

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