VILLA DEI VESCOVI

Ipotesi e dichiarazioni sul restauro degli affreschi di Villa dei Vescovi?

 Dichiarazioni azzardate e ipotesi assai incerte tutte da verificare
Critici, esperti, architetti e restauratori? Ricordano l'eterna rivalità tra Roberto Longhi e Bernard Berenson

di Giuliana D'Olcese de Cesare

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FESTA IN CASA LONGHI A FIRENZE

Per festeggiare il centesimo numero di Paragone la rivista a fascicoli alternati dedicati alle arti figurative e alla letteratura
Foto di Ugo Mulas
SETTIMO GIORNO - 5 GIUGNO 1958

PER festeggiare il centesimo numero di Paragone, la rivista che esce ogni mese a fascicoli alternati dedicati alla letteratura e alle arti figurative, la scrittrice Anna Banti, che ha vinto la scorsa settimana il premio internazionale Veillon per il libro "La monaca di Sciangai", e il critico d'arte Roberto Longhi, docente alla Facoltà di lettere fiorentina e noto in tutto il mondo per i suoi studi su Piero della Francesca e Caravaggio, hanno raccolto venerdì sera amici e collaboratori della rivista in un "diner-dansant" nella loro bella villa posta sui colli che sovrastano Firenze. E' stata una festa originale e brillante nella quale molti famosi nomi della cultura italiana erano uniti a quelli di giovani studiosi che, al tempo giusto, prenderanno la successione. E c'erano anche molte belle giovani donne, figlie, mogli, sorelle degli invitati o allieve di Roberto Longhi all'Università. L'eleganza delle signore faceva un piacevole contrasto con le tele dei maestri antichi e moderni che ornano le pareti del "Tasso".

Giuliana e Vittorio Olcese
 

Roberto Longhi e Leone Piccioni

Gianni Testori e Attilio Bertolucci

Gianni Testori

Archivio fotografico e stampa Giuliana D'Olcese

 

Dicembre 2009, la nota di Giuliana D'Olcese de Cesare
Celebre, anzi celeberrima, testimoniata dai più qualificati osservatori del variegato mondo della critica, è la rivalità tra critici d'arte. Basta ricordare, per fermarsi al recente Novecento, le diatribe infinite che videro contrapposti in un eterno duello, nazionale ed internazionale, due tra i massimi ed autorevoli critici d'arte del tempo: Bernhard Berenson e Roberto Longhi. La "tradizione", tutta italiana, non ha risparmiato critici, e affini, cui il FAI Fondo per l'Ambiente Italiano ha affidato storiografia, analisi, indagini, resoconti critici e tecnici, e direzione dei lavori sui restauri del ciclo degli affreschi dipinti nel XVI secolo dal pittore olandese Lambert Sustris nelle stanze del Piano nobile di Villa dei Vescovi.
Notoria è l'"inclinazione", detta anche "il vizietto", propria a critici d'arte e architetti, al "sovrapporre" alla firma precedente la propria -sovente con sviste epiche che data la scarsa conoscenza e l'ignoranza generale su materie specifiche, per esempio pittura, architettura, scienza, ricerca scientifica ecc., non vengono colte che da pochi sparuti specialisti-. Un esempio storico? Le teorie, rivelatisi realtà scientifiche, di Galileo Galilei.
Infatti, su qualsivoglia lavoro, riconoscimento, attestato, analisi critica, restauro architettonico o pittorico approvati da precedenti Sovrintendenze ai Beni Monumentali e Artistici, da Ministeri per i Beni Artistici e Monumentali, Istituti del Restauro, autorevoli Fondazioni scientifiche ad autorevolissimi studiosi della materia, arriva l'esperto, lo specialista o il critico "del momento" e il lavoro precedente viene spedito in soffitta. Troppe volte arbitrariamente o per ansia mediatica.
E' il caso, attuale, delle dichiarazioni riportate dal FAI, e rimbalzate su qualche giornale locale, rese qualche mese fa da Elisabetta Saccomani docente di Arte moderna all'Università di Padova e consulente scientifica della restauratrice Pinin Brambilla Barcilon cui il Fondo per l'Ambiente Italiano ha affidato indagini e restauro degli affreschi di
Villa dei Vescovi.
Con le dichiarazioni sulla «cattiva qualità, sui pesanti rifacimenti» e sulle «vecchie ridipinture risalenti agli anni 60», Saccomani allude a «vecchie ridipinture», non dice antiche. Quindi, quali già erano e sono tuttora causa l'impossibilità di interventi pena il peggioramento dello stato degli affreschi.
Come per incanto, e in un sol colpo, è così che Brambilla Barcilon e Saccomani liquidano il lavoro di restauro e cancellano la firma del Professor Glauco Tiozzo della Scuola di Restauro dell'Accademia di Venezia. E con lui i suoi allievi restauratori oltre alla conoscenza, la cultura, l'esperienza, il rigore di coloro che acquistarono e restaurarono esemplarmente Villa dei Vescovi, Giuliana e Vittorio Olcese, tanto da meritare il Primo premio nel mondo per il miglior restauro e l'arredo di un Monumento d'Arte, il cui attestato è in calce. come pure il doc originale del «Certificato di Collaudo Restauri Affreschi» della Soprintendenza ai Monumenti di Venezia condiviso dall'Ente Ville Venete.
Ed ecco quindi la cancellazione in un sol colpo di attestati e documenti della Sovrintendenza ai Beni Artistici e Monumentali di Venezia, del Ministero per i Beni Artistici e Monumentali, dell'Ente Ville Venete -e con questi l'autorevolezza, la cultura specifica ed il rigore del Presidente Giuseppe Roi - il quale, ben due volte a settimana, inviava ispettori e sovrintendenti a controllare che il restauro delle strutture architettoniche e degli affreschi
Villa dei Vescovi non tradissero e venissero meno alle direttive, le autorizzazioni ed ai permessi discussi, pattuiti, ottenuti e concessi da ciascun ente a Vittorio e Giuliana Olcese.
Infine, riguardo le «importanti novità sul piano delle indagini storiche del monumento emerse dal restauro della facciata meridionale di Villa dei Vescovi», annunciate dall'attuale responsabile scientifico per gli studi storico-architettonici di
Villa dei Vescovi, Guido Beltramini, ossia che «l'ipotesi è che le finestre cinquecentesche erano state tamponate» e che il «dato è molto significativo perchè avalla con conferme concrete l'ipotesi che la facciata in origine non presentasse semplici finestre come appare attualmente, ma fosse invece arricchita da una galleria di cinque arcate, richiamando così le due ampie logge che si trovano sulle facciate contigue», il critico inglese David Carrit - noto internazionalmente anche per aver scoperto nei depositi di Buchingham Palace dodici dipinti del celebre pittore veneziano Antonio Canal, detto il Canaletto - quando fu nostro ospite in villa raccontò a me e Vittorio che tra le collezioni private della Regina aveva visto alcuni disegni preparatori di Gian Maria Falconetto con l'impianto del complesso monumentale, le piante e le facciate di Villa dei Vescovi.
Aggiunse Carrit: «nei disegni di proprietà della Regina l'architettura esterna del corpo centrale della vostra bellissima villa era esattamente come la sto vedendo ora».
Quindi, secondo le descrizioni di David Carrit, lungo la facciata meridionale della villa non correva una terza loggia o "galleria". E in quanto alla seconda "ipotesi" Beltramini, secondo cui il «basamento a bugnato» che ricorda le opere architettoniche «di Giulio Romano, che reduce dalla realizzazione di Palazzo Te a Mantova, e successo al Falconetto sul cantiere, si sarebbe occupato ai Vescovi della realizzazione dell'articolato bugnato che caratterizza il piano terra dell'edificio», l'ipotesi Beltramini appare incerta e tutta da verificare con dati storici, scientifici e, magari, confrontando tra loro i disegni della Regina e le ipotesi.

VILLA DEI VESCOVI

E l'amico Testori mi prese a schiaffi
Elzeviro
Un ricordo del critico e scrittore

Corriere della Sera Archivio storico

 

Che bello, caro direttore de Bortoli, averli letti sul Corsera
I duelli verbali tra i carissimi amici Padre Camillo de Piaz e il critico d'arte Giovanni Testori erano settimanali, un fisso che si svolgeva quando venivano a colazione da noi nella casa di via Borgospesso a Milano. Leggere sul Corriere della Sera l'articolo di Padre Camillo è stata una lettura gioiosa e felicissima, e poi Padre Camillo era un bellissimo uomo, e assieme ascetico e sanguigno, molto magnetico, e lo era anche Padre Davide Turoldo entrambi della Corsia dei Servi.
Quando Camillo de Piaz fu colpito dal Sant Uffizio ed esiliato, mi sembra di ricordare a Varallo, Vittorio Olcese, alcuni amici ed io andavamo a trovarlo e lui pativa come una grossa ingiustizia il fatto che aveva dovuto lasciare la sua amatissima Corsia dei Servi. Di lui ho un ricordo incancellabile tante erano la sua intelligenza, la sua profonda preparazione e la conoscenza della teologia.
Grazie direttore, questi piaceri dell'anima ce li dia più spesso, quell'era e quel mondo sono insostituibili e di grande nostalgia.
Buon lavoro, Giuliana D'Olcese de Cesare

VILLA DEI VESCOVI

MINISTERO PER LA PUBBLICA ISTRUZIONE
DIREZIONE GENERALE DELLE ANTICHITA' E DELLE ARTI
Soprintendenza ai Monumenti di Venezia
CERTIFICATO DI COLLAUDO
Restauro Affreschi siti nella Villa dei Vescovi ora Olcese
in Luvigliano di Torreglia (Padova)
ESEGUITI DAL SIGNOR PROF. CLAUDIO TIOZZO
Venezia 28/4/1966

 

 

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