VILLA DEI VESCOVI |
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«L'umiliazione di Pompei» |
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«Stop
killing Pompeii Ruins» |
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«corriere della sera» |
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«L'umiliazione di Pompei» |
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Uno scempio alcuni «restauri» a base di colate di cemento e l’incuria che regna nell’area degli scavi |
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NOTIZIE CORRELATE |
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Non passa giorno senza che qualcuno ci ricordi come l’Italia
custodisca la maggior parte dei beni artistici e archeologici del pianeta.
Ma meritiamo davvero un simile onore? Il dubbio sorge, osservando quello
che accade a Pompei. Da tempo il Corriere del Mezzogiorno sta
documentando lo scempio di alcuni «restauri» a
base di colate di cemento e l’incuria che regna nell’area immensa
degli scavi. Giuliana D'Olcese su Facebook |
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“Stop killing Pompeii Ruins”: la protesta di Facebook per salvare gli Scavi di Pompei |
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Pubblicata da Notizie
di Pompei il giorno martedì 8 giugno 2010 alle ore
15.32 |
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La denuncia del Corriere della Sera inizia il 25 maggio 2010 |
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CON L'ARTICOLO DI ALESSANDRA ARACHI |
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25 mag 2010 ... Pompei tra
ruspe, cavi e mattoni. Contestato il restauro del Teatro ... A
guardarlo adesso il Teatro Grande di Pompei sembra uno scherzo.
... sistemati con bob kart e betoniere, a dispetto della
promessa di fare soltanto scavi a mano. ... Le notizie di
Corriere.it anche sul cellulare o sul palmare ... www.corriere.it/.../ruspe-cavi-e-mattoni-contestato-a-pompei-il-restauro-del-
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Pompei tra ruspe, cavi e mattoni Contestato il restauro del Teatro |
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L’Osservatorio del patrimonio culturale scrive al ministro Bondi: «La cavea costruita ex novo, un fatto grave» |
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Il caso - Il commissario straordinario: progetto redatto da chi mi ha preceduto Pompei tra ruspe, cavi e mattoni Contestato il restauro del Teatro L’Osservatorio del patrimonio culturale scrive al ministro Bondi: «La cavea costruita ex novo, un fatto grave» |
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dal nostro inviato ALESSANDRA ARACHI |
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Lo hanno chiamato «il restauro» del teatro. Ma adesso che i lavori sono quasi finiti, è l’Osservatorio del patrimonio culturale che è entrato in azione. Una lettera a Sandro Bondi, ministro per i Beni Culturali per denunciare «l’evidenza della gravità degli interventi». Scrive Antonio Irlando, responsabile dell’Osservatorio, al ministro: «La gravità è facilmente e banalmente dimostrabile, in particolare della cavea, che, rispetto ad una qualsiasi foto o disegno di diversi momenti della vita degli scavi, risulta completamente costruita ex novo con mattoni in tufo di moderna fattura». E basta un giro attorno al teatro per crederci. Oppure per non riuscire a credere ai propri occhi. A guardarlo adesso il Teatro Grande di Pompei sembra uno scherzo. Un’illusione informatica di chi si è divertito a giocare con un’immagine. Come quando, chessò, si mettono i baffi alla Gioconda. E invece è tutto vero. E adesso Marcello Fiori, il commissario straordinario di Pompei, mette rapidamente le mani avanti: «Quello è un progetto redatto dal precedente soprintendente Pietro Giovanni Guzzo e approvato dalla direzione generale del ministero per l’Archeologia, dal segretario generale, dal capo gabinetto del ministero, dal capo gabinetto della Regione Campania. Nel teatro così restaurato suonerà il 10 giugno il maestro Riccardo Muti». È arrivato quindici mesi fa a Pompei, Marcello Fiori già dirigente in aspettativa dell’Acea, è l’ex braccio destro di Guido Bertolaso alla Protezione civile: è stato lui l’uomo che ha controllato tutti i lavori del G8 all’Aquila, oltre ad aver fatto il commissario straordinario del termovalorizzatore di Acerra. Adesso Fiori è diventato un dirigente del ministero dei Beni Culturali, grazie ad un decreto per le emergenze utilizzato dal ministro Sandro Bondi, e sta gestendo i fondi per il ripristino di Pompei, circa 110 milioni di euro, più o meno, per decine di cantieri aperti in mezzo agli scavi. Come e gestiti da chi, questi cantieri, non è dato saperlo. Perlomeno ci hanno provato a chiederlo i dirigenti sindacali, senza successo. Gianfranco Cerasoli della Uil ha inutilmente inviato lettere e lettere al commissario Fiori per avere lumi sull’elenco dei lavori, delle forniture, delle consulenze, dei servizi, contestando i ribassi delle gare per l’aggiudicamento dei lavori che per le rovine di Pompei sono arrivati anche al 40%. «Non spetta a Cerasoli farmi queste domande», ha così risposto ieri il commissario Fiori, seccato. E altrettanto seccata è stata la risposta di Cerasoli: «Fiori è semplicemente obbligato contrattualmente a dare le risposte nella logica della trasparenza». Fiori si è dichiarato «comunque disponibile a far vedere quello che serve, l’elenco di tutti i lavori e di tutte le procedure adottate». E sarebbe interessante vederle le procedure. Soprattutto capire quali sono stati i criteri adottati nel ripristino dei disastrati scavi di Pompei, visto che alla fine di febbraio è stato lo stesso direttore degli scavi di Pompei, Antonio Varone, a scrivere un’accorata lettera al commissario Fiori. Segnalava Varone a Fiori «un notevole numero di edifici di Pompei antica che versano in condizioni di degrado statico», ma anche pregandolo «per l’incolumità del pubblico di provvedere alle identificazioni di murature ed immediato pericolo di dissesto statico». Quei problemi statici sono ancora lì. In compenso ora le strade a ridosso di Porta Stabia, lungo la via delle tombe pullulano di allegri cartelli colorati «Friendly Pompei», c’è scritto a segnalare un percorso di visita agli scavi realizzato con colate di cemento lungo la strada archeologica: adesso non si vedono più le lastre antiche. Ma si vedono i grandi cartelloni che segnalano la possibilità di visitare i meravigliosi cantieri della Casa dei Casti Amanti, sistemati con bob kart e betoniere, a dispetto della promessa di fare soltanto scavi a mano. Comunque sarebbe stato bello fare una visita in questi cantieri tanto celebrati. Ieri, chissà perché, erano assolutamente inaccessibili. Chiusi al pubblico. Alessandra Arachi |
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