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    VILLA DEI VESCOVI 
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    Giulia Maria Crespi   -   Giuliana D'Olcese 
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    Ah.., les beaux temps dei Referendum! 
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    D'Olcese e Crespi, amiche da una vita, mobilitate per Segni e Giannini 
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    L'una, napoletana, impegnata nelle Arti figurative e architettoniche, in 
   editoria, in politica, nel sociale, nell'interior design 
L'altra, milanese doc, da editrice del Corriere della Sera, a fondatrice del 
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    FAI - Fondo per l'Ambiente Italiano 
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    <Articoli 
   di Corrado Ruggeri - La Repubblica - Corriere della Sera.it - Maria 
   Latella - Gian Antonio Stella - Giuliana D'Olcese> 
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       CORRIERE DELLA SERA   
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       POLITICA 
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       MARTEDI 10 DICEMBRE 1991 
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     di Corrado Ruggeri Corriere 
   della Sera - Martedì 10 Dicembre 1991 Chiediamo scusa ai lettori 
   per l'incompletezza delle parti finali dell'articolo 
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    IL GRAN GALA' DEL FAI SALVA LA VILLA DEI VESCOVI 
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    Acquistata 21 anni fa da Giuliana D'Olcese, la villa è stata ceduta lo scorso anno al Fai 
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    L'evento. Il FAI Fondo italiano per l'ambiente è presieduto da Giulia Maria Mozzoni Crespi 
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    Quattrocento gli invitati. L'asta battuta da Sotheby Milano, il gran galà del Fai salva la Villa dei Vescovi 
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    Quattrocento commensali, quaranta tavoli, 400.000 euro incassati 
   solo per la partecipazione alla cena di gala, tutti da devolvere al 
   restauro della cinquecentesca Villa dei Vescovi di Luvigliano di Torreglia, 
   in provincia di Padova. Ieri sera, per una delle sue iniziative di conservazione 
   del patrimonio artistico, il Fai, Fondo per l'ambiente italiano, ha 
   scelto per una volta un'occasione mondana, di quelle che a Milano un 
   tempo aprivano, in autunno, la stagione dei ricevimenti. Al restauro 
   della Villa dei Vescovi sarà destinato anche il ricavato dell'asta 
   battuta da Sotheby's che si è tenuta ieri nella Sala delle Cariatidi 
   di Palazzo Reale, sede del ricevimento. Uomini in smoking, signore in 
   lungo, secondo il desiderio di un comitato promotore tutto al femminile, 
   messo insieme dalla presidente del Fai, Giulia Maria Mozzoni Crespi. 
   Ne fanno parte Silvia De Benedetti, che lo presiede, Stefania Alessandri, 
   Natalia Aspesi, Elena Bazoli, Silvia Boeri, Laura Colnaghi, Emmanuelle 
   De Benedetti, Lilli Gruber, Olivia Magnoni, Miuccia Prada, Giulia Puri 
   e Sabina Ratti Profumo. Alla serata hanno dato la loro adesione, fra 
   gli altri, personaggi del mondo dell'economia come Giovanni Bazoli, 
   Carlo De Benedetti, Francesco Micheli, Alessandro Profumo e Carlo Puri 
   Negri, della moda come Patrizio Bertelli e Mariuccia Mandelli, della 
   cultura come Inge Feltrinelli, il giornalista Gad Lerner, l'architetto 
   Gae Aulenti. Alcuni di loro hanno donato dei ricordi personali da 
   battere all'asta. Asta che ha visto il battitore di Sotheby's coadiuvato 
   da Fabio Fazio e Luciana Littizzetto. Un contributo è giunto 
   dallo stesso Comune di Milano, che ha messo a disposizione gratuita 
   mente la Sala delle Cariatidi. Villa dei Vescovi, costruita fra il 1535 
   e il 1542 per la Curia padovana, è una delle più belle 
   ville del Veneto. «Quando la comprammo», racconta Giuliana 
   D'Olcese che ne è stata proprietaria per ventuno anni, «era 
   in rovina, non c'erano nemmeno i vetri». Restaurata, la Villa 
   divenne crocevia di artisti e intellettuali. Ora, ceduta al Fai da Maria 
   Olcese Valoti e Pierpaolo Olcese, e nuovamente bisognosa di cure, tornerà 
   a rivivere grazie al Fondo per l'ambiente, che dal 2007 l'aprirà 
   al pubblico. Ad oggi il Fai ha 36 beni sotto la sua tutela e conta circa 
   70.000 aderenti. Villa dei Vescovi, costruita tra il1535 e il 1542, 
   si trova a Luvigliano di Torreglia (Padova). Acquistata 21anni fa 
   da Giuliana D'Olcese, la villa è stata ceduta lo scorso anno 
   al Fai. Una volta restaurata, dal 2007, verrà aperta al pubblico. 
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     » Corriere della Sera 
   > Archivio > Cocktail referendario a casa Olcese, ma 
   Fini diserta Archivio 
   storico 25 giugno 1998 
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    CORRIERE DELLA SERA.IT 
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    I promotori del quesito antiproporzionale celebrano il traguardo delle 400.000 firme in un salotto romano 
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    Cocktail referendario a casa Olcese, ma Fini diserta 
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    I promotori del quesito antiproporzionale celebrano il traguardo 
   delle 400.000 firme in un salotto romano Cocktail referendario a 
   casa Olcese, ma Fini diserta ROMA - Dalle piazze assolate con Antonio 
   Di Pietro accaldato a raccogliere firme armato di megafono, ai cocktail 
   da salotto romano. Ma è un'eccezione: il comitato promotore del 
   referendum antiproporzionale ha deciso di concedersi un tocco di mondanità 
   solo per celebrare il traguardo delle 400.000 firme raggiunto martedì, 
   preludio a quello finale di mezzo milione che i promotori contano di 
   avere a portata di mano aggiungendo le firme raccolte negli uffici comunali. E' 
   dunque il momento di far festa e la scelta è caduta sulla casa 
   di Giuliana Olcese, che è anche sede del Movimento per le 
   riforme costituzionali. La padrona di casa, esponente vicina ai 
   Ds ma gradita alla destra, è inoltre membro del Comitato e da 
   sempre in prima linea nelle battaglie a favore del maggioritario. La 
   pausa nella corsa contro il tempo per le firme che si chiude tra un 
   mese (il 24 luglio) è stata "per una sera soltanto" 
   ci tengono a sottolineare i promotori del referendum che vuole cancellare 
   la quota proporzionale. L'incontro è stato comunque di tipo 
   "mondan-promozionale", permettendo ai sostenitori del quesito 
   di illustrarne gli effetti a vari esponenti del mondo della cultura, 
   del giornalismo e dell'imprenditoria. L'invitato più atteso era 
   Gianfranco Fini e la sua presenza al cocktail avrebbe avuto anche un 
   rilevante significato politico, sancendo probabilmente un appoggio esplicito 
   di An al referendum. All'ultimo momento, però, Fini ha dato forfait 
   adducendo impegni di famiglia. E neanche Di Pietro s'è fatto 
   vedere (rappresentante dell'Italia dei Valori erano Willer Bordon, la 
   portavoce Alessandra Paradisi e il retino Rino Piscitello). Mancava 
   pure Achille Occhetto e dunque il solo presente tra i testimonial del 
   quesito antiproporzionale era Mario Segni. Con lui Luigi Abete, l'ex 
   presidente di Confindustria anch'egli tra i sostenitori del referendum 
   e l'ex presidente del Senato Carlo Scognamiglio (ora nell'Udr di Cossiga). 
   Uno dei pochi "azzurri" invitati era Antonio Martino, impossibilitato 
   però a intervenire perchè in viaggio negli Usa. Forza 
   Italia ha così "schierato" l'altro liberal, Peppino 
   Calderisi. Non fa più parte del partito, invece, Saverio Vertone. 
   Ora uno dei sostenitori dell'iniziativa referendaria: "Non resta 
   che il referendum per uscire dal gorgo della prima Repubblica". Pagina 
   2 (25 giugno 1998) - Corriere della Sera 
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    Corriere della Sera  Salotti e testimonial, tramonto referendario Archivio storico 23 Maggio 2000 Pagina 2 
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    PROPAGANDA 
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    Salotti e testimonial, tramonto referendario 
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    REFERENDUM & PROPAGANDA Salotti e fiancheggiatori, la via del tramonto 
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    ROMA - E dire che si era impegnato anche Michele Mirabella, l'unico 
   centauro della tv italiana, metà intellettuale e metà 
   telenavigatore tra bronchi e apparato digerente, in più - talvolta 
   - attore di teatro. Pure Mirabella aveva aderito all'appello lanciato 
   dagli storici Lucio Villari e Carlo Vallauri e da Tamara Borghini, sorella 
   «de sinistra» di quel Gianluigi che fu sfortunato candidato 
   del Polo alle ultime comunali romane. «Non astenerti, decidi tu» 
   invitavano i tre e via con i banchetti al Pantheon. Aderirono Arbore 
   e De Crescenzo, naturalmente coinvolti a cena, e poi un pugno di attrici 
   e attori, Gassman e Proietti, Ferilli e Koll. La gente di cinema, si 
   sa, è il serbatoio residuo del cosiddetto impegno civile, sono 
   loro gli ultimi generosi dispensatori di firme. Gli intellettuali, stavolta, 
   più che mobilitarsi sono rimasti immobili, come se il crampo 
   dello scrivano avesse impedito ciò che un tempo non si negava 
   a nessuno. Una bella firma in calce, per l'appunto. Paolo Sylos Labini, 
   Vittorio Foa, Ernesto Galli della Loggia: loro sì, loro l'hanno 
   fatto sapere che sarebbero andati a votare, né potevano fare 
   altrimenti Dario Fo e Franca Rame, Antonio Tabucchi, Stefano Benni, 
   ma nessun altro è arrivato, sia pure per caso, in piazza del 
   Pantheon o in piazza Mignanelli, laddove vigilavano sempre e soltanto 
   Mario Segni e l'ex presidente della Consulta Caianiello, il pugile Nino 
   Benvenuti e la referendaria ultrà Giuliana Olcese. Per lo 
   storico Lucio Villari c'è di che riflettere sulle bizzarre e 
   singolari circostanze che hanno spinto il 70 per cento degli italiani 
   su posizioni opposte alle sue. I colpevoli, almeno, sono sotto gli 
   occhi di tutti: «Pannella e i suoi compagni di partito. Non hanno 
   capito che questa sollecitazione continua e costante irrita e stanca 
   gli elettori». Villari a trascinare ci ha provato, ma i trascinati 
   sono stati pochi, anche perché - ed ecco individuato il colpevole 
   numero due - «tutta l'informazione politica, quella che un tempo 
   si sarebbe chiamata propaganda, era totalmente nelle mani degli avversari, 
   col consapevole supporto della Rai». Individuati i colpevoli della 
   massiccia defezione popolare, rimane da capire come mai la figura dell'Intellettuale 
   Firmatario si sia rivelata, stavolta, davvero demodè. Villari 
   sospira: «Sa, quando gli stessi politici si impegnano così 
   e così...». Come «così e così»? 
   Vuol dire forse che Veltroni e Folena non si sono impegnati? «Certo, 
   però continuavano a dire: sappiamo bene che il quorum non ci 
   sarà. Ma che si fa così in politica?». Ah, i 
   bei tempi in cui tra intellettuali e referendum si stringevano affinità 
   elettive, i tempi in cui tra Roma e Milano litigavano la presenza di 
   Mario Segni a un garden party, a un cocktail, a un incontro «per 
   carità non definitelo pranzo». Correva il dicembre del 
   1991, Segni era appena stato ospite di Giulia Maria Crespi, «un 
   incontro per capire come si può trasformare il volto delle istituzioni». 
   Il referendum? diceva Giulia Maria, «può essere un piccolo 
   inizio di rinnovamento» e il filosofo Salvatore Veca, benché 
   più a sinistra, sognava lo sbarco di Segni a Milano: «Candidarlo 
   qui indicherebbe che i dirigenti della Dc hanno intercettato il desiderio 
   collettivo di cambiare pagina». La pagina, come si sa, fu poi 
   voltata. Eccome, se è stata voltata, a Milano, quella pagina. 
   Le milanesi oggi a voltarla di nuovo non ci credono più, «qui 
   ci si vede solo tra di noi» il Bocca, la Rosellina (Archinto), 
   la Milly (Moratti). A Milano, pare di capire, non c'è stata una 
   singola, significativa iniziativa in favore del referendum e loro, gli 
   intellettuali, i finanzieri illuminati, gli imprenditori del petrolio 
   con mogli che non si danno per vinte rispetto al vittorioso Berlusconi, 
   si sono sentiti in balìa del loro destino. Anche nei migliori 
   pensatoi romani la delusione è forte. Giuliana Olcese rivela 
   un dato che le fu premonitore: «Ho capito che il quorum non ci 
   sarebbe stato all'ultima manifestazione, a piazza Mignanelli. C'erano 
   Occhetto, c'era Segni, ma non c'era Luigi Abete. Si vede che, avendo 
   mangiato la foglia, ha preferito defilarsi. Non si sa mai: dovesse ritrovarsi 
   candidato della coalizione di centro sinistra». Ma è stato 
   Abete a commentare i dati in tv. Nove anni fa, comunque, era tutto 
   un raccogliere firme. Per Mariotto. Da Carla von Stohler, sorella di 
   Antonio Martino e come lui referendaria devota, rastrellavano firme 
   su una preziosa scrivania Biedermeier, fine ' 800 e alla presenza del 
   cancelliere: firmavano, allora, Domietta Del Drago e la duchessa Serra 
   Capriolo, ma anche l'ingegner Filippo Fratalocchi, detto Pippo, titolare 
   di premiata industria nel ramo armamenti. Dati forniti dai giornali 
   dell'epoca. Autentico rappresentante della società civile, nel 
   ' 91 l'ingegner Pippo si entusiasmò talmente per il referendum 
   da imporre la raccolta delle firme pure ai suoi operai. Chissà 
   se l'ingegnere questa volta li ha lasciati in pace. Maria Latella Pagina 
   223 Maggio 2000 
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     » Corriere della Sera > Archivio > EVVIVA I RE (DEGLI ALTRI) Archivio storico 17 ottobre 2000  
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    CORRIERE DELLA SERA.IT 
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    EVVIVA I RE (DEGLI ALTRI) 
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     EVVIVA I RE (DEGLI ALTRI) di GIAN ANTONIO STELLA Avranno 
   disturbato Sua Maestà le goccioline di pioggia cadute ieri pomeriggio 
   sul cappellino pastello scelto dalla sovrana per la terza visita romana 
   tra le centinaia di esemplari della sua spettacolare collezione? Certo 
   non s'è posta il problema lei. Potete scommettere che l'angoscioso 
   dubbio ha però attraversato più d'uno dei cervelli che 
   sovrintendono le nostre televisioni. D'Alema fotografato sul 
   trono, Berlusconi incoronato dai suoi fan. E un milione di persone 
   si mette in coda per ottenere un'onorificenza Da Juan Carlos a Lady 
   Di: la strana ossessione monarchica della Repubblica italiana. I 
   quali, mentre nel Nordovest l'acqua si portava via le persone e le case 
   e gli alberi e le autostrade, hanno trovato un buco negli affollati 
   palinsesti per mostrare un solo «speciale» in diretta: quello 
   dedicato da Raidue all'arrivo della Regina Elisabetta. Peccato 
   che i fiumi in piena si siano portati via anche la corrente elettrica 
   se non addirittura le tivù. Gli sfollati avrebbero avuto sollievo, 
   in questi giorni che hanno sconvolto la loro vita, dalla consapevolezza 
   d'assistere a eventi storici: l'inchino di Ciampino («davvero 
   impeccabile», preciserà in serata un telecronista) della 
   signora Donatella Dini, la sfilata del corteo regale sull'Appia 
   Antica, il pensatoio in studio a Saxa Rubra con Michele Cucuzza. 
   Ma più ancora, indimenticabile, la lunga zoomata sulla tavola 
   a ferro di cavallo del Salone delle feste. Imbandita su una preziosa 
   tovaglia di fiandra (stirata anche quella sotto l'occhio delle telecamere) 
   dove spiccavano le 4.032 posate repubblicane fatte fare da Giovanni 
   Gronchi, come racconta Filippo Ceccarelli nel suo libro 
   «Lo stomaco della Repubblica», fondendo 330 chili 
   di argenteria rimasti nei cassetti del Quirinale dai tempi dei 
   Papi e dei Savoia. Il tutto in linea, diciamolo, con la tradizione 
   patria. Che con la monarchia ha un rapporto a dir poco controverso. 
   Non che ci facciano difetto i re. Grazie a una certa facilità 
   nei titoli giornalistici ne abbiamo di tutti i generi: dal Re del 
   Tondino al Re della Soppressa, dal Re delle Cliniche al Re della Frìtola. 
   E perfino nella politica abbiamo avuto un «Re Tentenna» 
   incarnato in quel Mario Segni che per cambiare l'Italia ha cambiato 
   tutte le alleanze su piazza, e poi un «Re Borbonico di sinistra» 
   salutato in Antonio Bassolino dalla regina dei salotti rosé 
   Giuliana Olcese, e poi un «Re Ghigno» in Massimo 
   D'Alema che nella casa di un principe palermitano si fece immortalare 
   dal fotografo Roberto Koch assiso in trono con tanto di corona 
   regolamentare. Non ci è mancato nemmeno un «Re del Tartarughino»: 
   quel Renato Altissimo che prima di ritirarsi dalla politica passava 
   le notti al night. Un sondaggio di qualche tempo fa della «Directa» 
   arrivò a stabilire perfino che il 14,7 per cento degli italiani 
   vorrebbe Silvio I Berlusconi Re d'Italia. Con diritto alla successione 
   ereditaria. Non c'è re, regina, imperatore, principe consorte 
   o aspirante al trono che non abbia raccolto tra gli italiani la sua 
   fetta di successo, affetto, simpatia. Con il contorno automatico di 
   copertine di settimanali. Purché fossero, s'intende, d'un altro 
   Paese. Da Carolina di Monaco a Costantino di Grecia, da Gustavo 
   di Svezia ad Abdullah di Giordania, da Farah Diba a Juan Carlos di Spagna 
   fino a lady D. che, accorsa a Milano in elegantissimo nero stretto 
   per i funerali di Gianni Versace, venne accolta da una folla 
   di telespettatori in delirio come forse neppure la suocera si è 
   mai sognata di avere. Coi «nostri», invece, il rapporto 
   è sempre stato complicato. Basti ricordare due inni del Risorgimento, 
   scritti e cantati a distanza d'una manciata di anni con lo stesso trasporto. 
   Il primo faceva: «Giuriam! Giuriam! Giuriam! / Per Pio Nono e 
   Carlo Alberto! / Giuriam! Giuriam! Giuriam! / Per Leopoldo Tosco Re!». 
   Il secondo: «Un popol diviso per sette destini, / in sette spezzato 
   da sette confini, / si fonde in uno solo, più servo non è 
   / Su, Italia! su, in armi! Venuto è il tuo dì! / Dei re 
   congiurati la tresca finì!». O ancora la leggerezza ironica 
   con cui un ritornello popolare liquidava l'uccisione di Umberto I per 
   mano dell'anarchico Bresci: «Alla stazion di Monza / passa un 
   treno che ronza / hanno ammazzato il re / con colpi tre». Amen. Per 
   non parlare delle canzoni fasciste: «Salve o Re Imperator! / Nuova 
   Fede il Duce diè», intonavano i balilla prima del 25 luglio. 
   Ignari che i repubblichini si sarebbero sgolati così: «Vogliamo 
   scolpire una lapide / incisa su pelle di troia / a morte la casa Savoia!». 
   Chissà come avrà vissuto questi giorni, dalla sua Ginevra, 
   il ceruleo Vittorio Emanuele, ostaggio da decenni del tormentone sul 
   suo ritorno, trascinato di puntata in puntata da ogni possibile opportunismo 
   altrui e da ogni possibile strafalcione suo. Come avrà sorriso 
   leggendo di tutte le invocazioni, le pressioni, le minacce e le lusinghe 
   di tanti protagonisti del bel mondo repubblicano ossessionati dalla 
   voglia di entrare tra quanti sono stati eletti a commensali della regina 
   inglese e dall'incubo di essere disonorati dall'esclusione. Come avrà 
   ridacchiato nel riconoscere, in quel popolino di presenzialisti affetti 
   da importanzite, molti di quelli che ossessionavano suo padre per ottenere 
   un titolo onorifico. Perché sempre lì torniamo. Alle piccole 
   debolezze di un Paese vanitosetto dove, come dimostra quel milione di 
   persone in coda per avere un giorno uno straccio di onorificenza da 
   cavaliere o da commendatore e come conferma anche la bagarre mondana 
   intorno alla visita della signora Elizabeth Windsor, talvolta 
   pare che non basti essere il Re dell'Acciaio se non sì è 
   anche Gran Balì dell'Ordine Equestre di San Gedeone. Gian 
   Antonio Stella Stella Gian Antonio Pagina 001.013 (17 ottobre 
   2000) - Corriere della Sera 
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    Adnkronos 23 Set 1999 02:53 PM 
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    RIFORME: OLCESE A SEGNI, NON SERVONO LEADER MA ELETTORI 
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    Referendum 7 ottobre 
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    "Rinnovare la politica significa anche rinnovarne lessico e regole". Giuliana Olcese, portavoce Movimento per le Riforme. ... 
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    CATALOGO COLLETTIVO DEI BENI CULTURALI LIVORNESI - Ricerche con ...  
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    Disegni di Adolfo Wildt: (1868-1931) / a cura di Giuliana Olcese e Vanni Scheiwiller. - 2. ed. - Milano: All'insegna del pesce d'oro, 1988. - 167 p. ... 
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    pegaso.comune.livorno.it/.../ewgettest?... 
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    Sindaci? 
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    Lettera aperta a Giulia Maria Crespi e Vittorio Sgarbi 
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    di Giuliana D'Olcese 
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    Redazione 1 Gennaio 2008 - 613 numero letture 
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   Cara Giulia Maria, 
   come sai considero le mie due "Patrie" il Veneto e Milano, 
   quindi aver letto sul Corriere a titoli cubitali «Abusivi in Galleria, 
   lo shoc di Milano. All'ultimo piano rifugi, cartoni, legni, stufe ed 
   elettrodomestici, la Casbah in Galleria» e nella pagina accanto 
   il tuo grido di dolore per le condizioni di degrado, sporcizia e di 
   abbandono in cui versa Milano nonostante i vigili segnalino da anni 
   quegli abusi, da ex milanese di adozione, e ben conoscendo la tua forza 
   e la tua totale dedizione alle grandi battaglie civiche ed artistiche, 
   mi è venuto spontaneo il desiderio che cittadinanza e istituzioni 
   ti nominino Sindaco Onorario di Milano. Con quella tua aria da basso 
   profilo, ma di Lady di ferro, quante cose ancora faresti Giulia Maria 
   per la tua città anche come Sindaco Onorario di Milano! E 
   poi te lo meriti un riconoscimento così significativo e nello 
   stesso tempo tanto impegnativo. Ti conosco da quando, da poco vedova 
   ed orfana, ti ritrovasti sulle spalle l'eredità del quotidiano 
   più autorevole e diffuso d'Italia e la tua impronta segnò 
   gli anni del radicale cambiamento di come fare editoria, di cosa sia 
   la politica, politica alta e giusta, di come essere la proprietà 
   di un grande mezzo di informazione popolare. I tuoi direttori restano 
   storici. E ti conosco come donna severa e intransigente sì, 
   ma di grande generosità intellettuale, culturale, umana, finanziaria, 
   e Milano ha estremo bisogno di ritrovare l'antica impronta della sua 
   grande borghesia illuminata. Illuminata, mecenate, coraggiosa, altruista, 
   colta, generosa, che guarda al futuro, non vivacchia appollaiata su 
   anguste rendite di posizione politiche, sociali, economiche. Il riconoscimento 
   come Sindaco Onorario di Milano ti spetta Giulia Maria. Sei un 
   soldato sempre pronto a combattere nei campi di battaglia più 
   aspri, più disperati, ad inerpicarti sui sentieri di guerra più 
   impervi. Prova ne è che hai voluto con tutte le tue forze istituire 
   e fondare il FAI, www.fondoambiente.it, 
   senza il quale dal Piemonte alla Lombardia, e giù fino al Lazio, 
   l'Italia non avrebbe visto tornare agli antichi splendori tanti monumenti 
   d'arte così importanti e significativi. Opere d'arte che andavano 
   in rovina ma che tu hai salvato, e instancabilmente salvi, rendendoli 
   al patrimonio artistico del popolo italiano come stai facendo con La 
   Villa dei Vescovi, da te già tanto amata al tempo in cui venivi 
   ospite "chez Olcese" come hai dichiarato a La Stampa, e donata 
   al FAI da Vittorio Olcese per sua e mia volontà come reciprocamente 
   ci promettemmo di fare quando fondasti il FAI. Sono certa che i cittadini 
   milanesi, quelli che amano e rispettano le sue grandi tradizioni di 
   città che fu aperta a tutte le idee più innovative, come 
   lo furono tanti imprenditori illuminati e tanti amici comuni come la 
   Mimmina Brichetto regina della cultura milanese, nonna di Letizia Moratti 
   attuale Sindaco di Milano, sarebbero onorati e felici di avere un Sindaco 
   Onorario come te. Ti eleggerebbero a loro marchio doc. Come sono 
   certa che i cittadini milanesi, e con loro il mio amico critico d'arte 
   Vittorio Sgarbi assessore alla cultura del Comune di Milano, venutine 
   a conoscenza, peroreranno la causa a che nella grande mostra di Francis 
   Bacon in programma dal 4 marzo a fine giugno 2008 al Palazzo Reale di 
   Milano, venga esposta anche una delle sue più belle opere, "Figura 
   accovacciata nell'erba". Il celebre dipinto che faceva parte della 
   collezione di Vittorio e mia, e che assieme ad un magnifico ritratto 
   di uomo e ad una cospicua parte dei dipinti, si trova all'astero nel 
   caveau di una banca di Chiasso gestiti dal mercante d'arte Martino con 
   studio a Mendrisio il quale, interpellato per primo, ha rifiutato di 
   prestarli alla mostra di Milano. Motivo il fatto che le opere dovranno 
   andare alle grandi mostre di Madrid, Londra e New York in programma. 
   Molto dopo la chiusura della mostra di Milano però. Se quelle 
   opere andranno in giro per il mondo perchè non concedere alla 
   mostra di Milano, che dista solo un'ora da Chiasso, anche la "Figura 
   accovacciata nell'erba"? Cara Giulia Maria, come ben sai per 
   Vittorio, così come ha sempre fatto, sarebbe stato un grande 
   orgoglio concedere il dipinto alla grande mostra organizzata nella sua 
   città così come ha fatto con il suo nostra figlia che 
   è milanese anche lei. Perchè tenere in un caveau all'estero 
   opere che sono beni culturali vincolati all'Italia? L'assessore alla 
   cultura del Comune di Milano ben conosce la collezione Olcese, ha visto 
   i Bacon più volte e sono certa che tu e Sgarbi avete l'autorevolezza 
   per far ritornare in Italia la "Figura accovacciata nell'erba" 
   affinchè venga esposta non solo a Madrid, Londra e New York ma 
   anche al Palazzo Reale di Milano a godimento degli appassionati d'arte 
   italiani, non solo stranieri. Ti auguro tante vittorie ancora sulle 
   tue battaglie per il salvataggio del patrimonio artistico italiano e 
   ti abbraccio con affetto. Giuliana. 
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    http://blog.bamboccioni.net 
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    www.virusilgiornaleonline.com/rubricadol.htm 
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