VILLA DEI VESCOVI
Con *un Monumento FAI da te xTe*
 Giuliana D'Olcese racconta la storia di un acquisto, di un restauro e di un amore eterno
La Villa dei Vescovi gioiello architettonico del XVI secolo fatta edificare dal Cardinal Francesco Pisani in Luvigliano di Torreglia

Scriveva il Vasari «Se vuoi vivere da Principe, vieni nel Palazzo dei Vescovi a Luvigliano»
Come salvare un Monumento d'Arte con il 5x100 devoluto al FAI
LiberoReporter - n° 6 - Ottobre 2006 - Mensile di Attualità - Politica - Società>
La Villa dei Vescovi, gioiello architettonico edificato nel '500 e donata al FAI da Vittorio Olcese, imprenditore, amante delle arti, collezionista, uomo politico e Sottosegretario al Consiglio dei Ministri nei due Governi Spadolini, fu venduta dal Vescovo di Padova Monsignor Bortignon e acquistata in comproprietà proindiviso, e interamente restaurata anche con il contributo dell'Ente Ville Venete, da Vittorio e da me con il reciproco impegno che un giorno divenisse Bene pubblico.
Vittorio mi affidò la supervisione dei lavori di restauro durati due anni, la cura, la scelta degli arredi e degli ornamenti e la regia scenografica della Villa. Già negli anni in vi soggiornavamo con nostra figlia Carolina la Villa era aperta al pubblico ed ospitava eventi pubblici, concerti, rappresentazioni teatrali, convegni letterari, mostre d'arte, artigianato, gastronomiche.
La Villa era frequentata da critici d'arte come Roberto Longhi, David Carret, Franco Russoli e Giuseppe Fiocco, artisti, commediografi e scrittori come Truman Capote, Gianni Testori, Pierpaolo Pasolini, Guido Piovene ed Elio Vittorini, architetti come Ignazio Gardella e Ludovico Caccia Dominioni, scultori come Henry Moore e Alberto Giacometti, pittori come Andy Warhol, Renato Guttuso e Francis Bacon, imprenditori ed editori come Giangiacomo Feltrinelli, Valentino Bompiani, Alberto Mondadori, Carlo Caracciolo e Nino Cerruti, politici italiani e stranieri, di destra e di sinistra da Sir Desmond e Lady Diana Guinness ai repubblicani Ugo la Malfa e Giovanni Spadolini, da Gianni de Michelis a Sir Oswald Mosley - leader delle "Camicie nere" inglesi fondatore e capo della British Union of Fascists - con la leggendaria moglie, Lady Diana Mitford Mosley, scrittrice, detta da Winston Churchill «Lady Dinamite» ed editrice del Guinness of Records avendo sposato in prime nozze il miliardario Brian Walter Guinness. Lady Diana era tanto amica e ammiratrice del Führer che chiamò il suo bassotto «Svastica».
E inoltre sua sorella Lady Deborah con il marito duca di Devonshire, «il Principe nero» Valerio Junio Borghese, già Comandante della X Flottiglia MAS e passato alla storia come autore de «il golpe dell'Immacolata», o «il golpe Borghese», Mario Capanna leader di Lotta Continua e i «terroristi» Toni Negri e Nanni Sabbatini fino a registi come Luchino Visconti, Beni Montresor e Nando Scarfiotti, attori come Monica Vitti, Marcello Mastroianni, Claudia Mori e tante altre personalità che hanno segnato le cronache e la storia degli ultimi decenni.
La Villa dei Vescovi, i cui frontoni poggiano su maestose mezze colonne ioniche, è immersa nel verde dei Colli Euganei e fu edificata nel 1527 come residenza estiva del Patrizio veneziano Cardinal Francesco Pisani Vescovo di Padova.
A pianta quadrata, fu costruita per volontà del Nobil veneziano Alvise Cornaro della famiglia di Caterina Cornaro Regina di Cipro, e ne commissionò il progetto architettonico a Giovanni Maria Falconetto ed al suo giovane apprendista di bottega Andrea Palladio. Per l'occasione Falconetto e Palladio si recarono a Roma e, dopo aver eseguito i rilievi architettonici delle maggiori antichità romane, progettarono il «Palazzo dei Vescovi» a «Pianta di Vitruvio» con cortile interno a cielo aperto, colonnati, arcate e loggette perimetrali, ed un pozzo centrale alimentato dalle sorgenti degli Euganei.
Qualche anno dopo è ad Andrea della Valle che fu commissionato il progetto delle imponenti scalinate e dei terrazzati che circondano l'intero complesso monumentale, un mirabile esempio architettonico di stile rinascimentale veneto che si distingue dalle Ville Venete per il suggestivo gioco di gradinate, terrazze, sottostanti fornici, un ninfeo e da un doppio ordine di bellissime arcate intervallate da eleganti paraste su cui poggia un fregio del Vittoria ornato di metope, triglifi, bucrani e figure mitologiche in stucco bianco che si stagliano sul fondo rosa delle facciate in un magico effetto di luci ed ombre. Fu nel Settecento che il cortile interno fu chiuso per creare quattro nuove stanze laterali ed il tradizionale salone centrale veneziano.
La barchessa, o rustico, ha un lungo porticato ad ampi archi comprendente uno dei tre portali timpanati che si affacciano sul brolo recintato arricchito da tre portali monumentali ornati dallo stemma Pisani che conducono ad una splendida area all'italiana con un antico pozzo in mattoni di cotto e marmo di Verona.
Il piano nobile e le splendide logge sono interamente affrescate con decorazioni floreali e paesaggi, vigneti, figure umane e scene mitologiche opera del pittore fiammingo Lambert Sustris - metà del sec. XVI -
ll piano terra, ove si intuisce la pianta originale detta «a Pianta di Vitruvio», è caratterizzato dalle volte a botte e a vela, dalle finestre palladiane «a bocca di lupo», dai resti dell'antico pozzo, originariamente posto al centro del cortile interno, in marmo rosa di Verona e da splendide vasche da bagno e lavabi in marmi colorati di Vicenza alimentati da getti d'acqua zampillanti da antiche maschere cinquecentesche in terracotta a bocca di leone.
La Villa dei Vescovi, assai più che una villa veneta, ricorda le architetture del Rinascimento Romano come Palazzo Farnese, il Palazzo di Caprarola e la Villa Lante della Rovere a Bagnaia. Il complesso monumentale della Villa dei Vescovi è recentemente divenuto "Bene del FAI" Fondo per l'Ambiente Italiano e, in attesa di nuovi restauri le visite sono sospese. La riapertura è prevista entro il 2007.
Invito e proposta di Giuliana D'Olcese
La Villa dei Vescovi, il più grande amore artistico della mia vita, è stata per me un'occasione unica di poter riportare agli antichi splendori una grande opera d'arte. Un Monumento italiano, e veneto, da salvare e tramandare ai posteri. Per non commettere errori filologici studiai su «I quattro Libri delle Architetture» di Andrea Palladio. Già l'acquisto della Villa fu una vera avventura. La Villa era bene della Chiesa perciò non alienabile ma, Monsignor Bortignon, una delle tante vittime di «Giuffrè il banchiere di Dio», avendo perso il patrimonio prestatogli dal Giuffrè, patrimonio mai reso con gli interessi promessi, fu costretto a venderla mentre con quell'investimento la Curia di Padova sperava di donare alla città l'asilo per bambini minorati.
E potrei raccontare delle mie visite in Vaticano per ottenere con l'aiuto di Novello Papafava, cugino di Giulio Sacchetti Cameriere segreto del Papa, «il rilascio» e l'uso della Villa. Bortignon l'aveva venduta ma senza l'autorizzazione del Vaticano e il Vaticano ci negava il benestare per entrarne in possesso.
Da quando la Villa fu edificata come residenza estiva del Vescovo di Padova Cardinal Francesco Pisani, sono stata la prima donna ad abitarla facendone un capolavoro di atmosfere e di regia tanto che l'Associazione degli architetti e degli interiors decorators USA ci assegnò il premio annuale per il miglior restauro nel mondo consegnatomi all'Accademia Querini Stampalia, Venezia, con una suggestiva cerimonia.
Tra architetti e interior decorators, vennero in Italia in trecentocinquanta con due aerei speciali e organizzarono una lunga sfilata di gondole con musici, serenate, corolle di fiori, cartelli del premio, il nome della Villa e i nomi di Vittorio Olcese e mio. Non si può immaginare quale avventura meravigliosa furono per me i restauri della Villa.
Del magnifico edificio ricordo e conosco ogni pietra, ogni mattone, ogni tubo, ogni segreto. Tra muratori, idraulici, stuccatori, affrescatori, falegnami, maestri vetrai, maestri del marmo e intagliatori della pietra, vi lavorarono 60 operai al giorno per due anni. Ed io sempre con loro seguendone il lavoro.
E, quando i restauri furono ultimati, reinventai la «Vita in Villa» come la aveva magnificata e immortalata il Ruzzante grande amico e maestro di vita di Alvise Cornaro. Scriveva il Vasari: «Se vuoi vivere da Principe, vieni nel Palazzo dei Vescovi a Luvigliano».
Dalla Villa dei Vescovi passavano tutti e di tutto. Giulia Maria Crespi, ora Presidente del FAI, fu nostra ospite e se ne innamorò. Una delle mie grandi gioie è stato il fatto che che l'espressione di una famiglia tipicamente milanese sia entrata in possesso della Villa perchè, anche se del FAI, la Villa moralmente appartiene molto a Giulia Maria. E' lei che ha il grande merito di averla salvaguardata rendendola al mondo come volemmo Vittorio Olcese ed io. Quando la acquistammo infatti, decidemmo di comune accordo che l'avremmo lasciata ad una Fondazione o allo Stato perchè si conservasse per sempre.
Perchè il sogno, e non solo quello di Villa dei Vescovi, continui, si può aderire al FAI ache con l'invito di "un Monumento FAI da te xTe" e contribuire a salvare il patrimonio artistico dell'Italia più bella senza dover rinunciare a destinare l'8x1000 allo Stato o alle Confessioni religiose. Il 5x1000, infatti, non sostituisce in alcun modo l'8x1000.
  Giuliana D'Olcese quota rosa di LiberoReporter

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